L’Associazione Help S.O.S. salute e famiglia Onlus di San Severino torna ad alzare la guardia sull’ospedale settempedano, perché sottoutilizzato come struttura pienamente agibile e “spogliato” di servizi importanti per il territorio. Una delibera di Giunta regionale, dell’agosto 2016, ha messo per iscritto ciò che dovrebbe funzionare all’indomani della chiusura del punto-nascite, ma ormai è passato più di un anno – c’è stato anche un terremoto che ha devastato l’entroterra – e poco o nulla è stato concretizzato. Così la presidente dell’Associazione, Cristina Marcucci, ha preso carta e penna e ha scritto per “fotografare” l’attuale preoccupante situazione. “La week surgery – sottolinea – doveva essere di riferimento provinciale, inglobando pure le attività di Recanati e soprattutto di Tolentino: 80% degli interventi a ciclo breve in ambito chirurgico, dermatologico, ginecologico e oculistico dovevano essere svolti a San Severino. Invece assistiamo a continui pensionamenti dei medici senza sostituzione: gli ultimi, in ordine di tempo, sono stati Oddi e Rocci, mentre la dottoressa Coccaro è stata trasferita al Pronto soccorso di Camerino. Inoltre, le sale operatorie lavorano con turni ridotti da 12 a 6 ore. Per quanto riguarda poi l’attività ginecologica, siamo davvero al minimo: un giorno a settimana per le ecografie a cura dell’equipe di Macerata del dottor Pelagalli, più attività di consultorio il martedì mattino con la dottoressa Brandi. Per il resto della settimana il servizio è totalmente scoperto, quando invece la stessa determina di chiusura dei punti nascita prevedeva che rimanessero tutti i servizi legati alla gravidanza fino alla 36^ settimana. A ciò si aggiunga che l’ambulatorio pediatrico di 18 ore non è stato mai attivato pienamente, visto che funziona soltanto 10 ore; si è passati, quindi, da un reparto perfettamente funzionante a una povera manciata di ore, lasciando scoperto totalmente – dal punto di vista del soccorso e della specialistica – un intero territorio che va da Fabriano fino a Macerata. Infine, a livello di lungodegenza e cure intermedie i 10+10 posti letto non sono mai stati attivati e non c’è al momento neppure una tempistica precisa sulla loro effettiva operatività”. Insomma, una presa in giro, come se ci fosse un preciso progetto di depauperare questa struttura per spostare quanto più possibile verso altre strutture, lasciando le zone interne prive di servizi e approfittando della debolezza di un territorio duramente colpito dal sisma. Dovrebbe essere invece l’esatto contrario: “L’ospedale di San Severino è ben collegato – rimarca l’Associazione Help – e ha spazi adeguati per risolvere il grande problema delle lunghe liste d’attesa per i piccoli interventi e può svolgere ottimamente la funzione di supporto ai centri più grandi. E non ci si dica che i medici non vogliono venire a San Severino: loro chiedono solo la certezza di avere un posto che, spostandosi, gli garantisca un progetto di vita”.