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Manifestanti in Ancona contro la riapertura del cementificio
Manifestanti in Ancona contro la riapertura del cementificio

La Regione frena sulla riapertura del cementificio

La Conferenza dei servizi convocata in Regione ha detto “no” all’Aia (autorizzazione integrata ambientale) per la riapertura dell’ex cementificio Sacci. La richiesta presentata dalla Cementir di Caltagirone – il gruppo che ha acquistato l’impianto di Castelraimondo-Gagliole – è stata infatti “congelata” per “numerose carenze documentali”, per la “non conformità alle migliori tecniche europee di settore” e perché, in pratica, non è stato prodotto un vero e proprio piano industriale che dica quale sarà il futuro dello stabilimento. Pertanto, la domanda – come ha sottolineato l’assessore regionale Angelo Sciapichetti – è stata rispedita al mittente: la Cementir ora ha un mese e mezzo di tempo (fino al 7 aprile) per chiarire – nero su bianco – le sue intenzioni e presentare tutta la documentazione richiesta dalla Regione per l’eventuale concessione dell’Aia.

Al tavolo istituzionale in Ancona erano presenti, fra gli altri, i rappresentanti del Comitato Salva Salute, il sindaco di San Severino, Rosa Piermattei (poi invitata dalla Regione, dopo una formale protesta), i consiglieri regionali Luigi Zura Puntaroni, Sandro Bisonni e Romina Pergolesi, mentre all’esterno del palazzo della Regione un gruppo di cittadini manifestava contro la riapertura dell’impianto. Una protesta che rimane viva perché c’è sempre il pericolo che il vecchio cementificio possa trasformarsi in un inceneritore di rifiuti, capace di bruciare addirittura 190 mila tonnellate di immondizia all’anno. Un ecomostro che rappresenterebbe la ghigliottina per un territorio già sul patibolo a causa del terremoto.

m. g.

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