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Mariano Pizzi in un incontro con l'allora sindaco Cesare Martini
Mariano Pizzi in un incontro con l'allora sindaco Cesare Martini

Ricordo di Mariano Pizzi, l’ultimo eroe tornato dal lager

E’ trascorso ormai più di un mese da quando Mariano Pizzi ci ha lasciati. Ma il vorticoso rincorrersi delle notizie e, poi, l’immane sconvolgimento della nostra normale vita cittadina provocato dal terremoto hanno relegato in un angolino buio la sua scomparsa. E’ giusto, invece, ricordarlo perché Mariano era uno degli ultimi “eroi” settempedani sopravvissuti alla deportazione nei lager nazisti durante la Seconda guerra mondiale. Nel 2009 aveva anche ricevuto la Medaglia d’onore, in Prefettura, assieme ad altri sette cittadini maceratesi, per il coraggio, la forza d’animo e la dignità con cui affrontò gli anni della prigionia all’interno del campo di concentramento di Graz, in Austria, dove venne deportato e rinchiuso per due anni fino al 5 aprile del ’44, giorno in cui riacquistò la libertà. Aveva 22 anni. Finita la guerra, e tornato al suo paese, Mariano ebbe modo di ricostruire la propria vita: andò a lavorare alla Sim (la Società industria marmi e marmette), la storica fabbrica di viale Mazzini, e si fece una famiglia assieme alla moglie Pina. Ma certamente mai dimenticò le terribili vicende di quegli anni; le inumane condizioni vissute nel lager in cui si trovò costretto a lavorare per l’economia bellica tedesca; l’impresa del ritorno a casa con le lacrime agli occhi. Fu testimone diretto di una storia che tutti ci auguriamo non torni mai più. “La città di San Severino sarà sempre grata a figure eroiche come quella di Mariano che contribuirono a dare a noi, e alle generazioni che verranno, la libertà. Quella stessa libertà su cui oggi molti dovrebbero riflettere”, ebbe modo di dire l’allora sindaco Cesare Martini in occasione del conferimento della Medaglia d’onore a Pizzi. Onorificenza che il prefetto Vittorio Piscitelli consegnò quel giorno nelle mani del figlio Gianfranco, poiché lui non poté andare per problemi di salute. Mariano ha seguito da vicino le vicende politiche dell’Italia del boom economico – era militante del Partito comunista – e ha sempre amato la pittura. Era più di un hobby, è un tratto di famiglia e pure la sua “vena” è stata ricca di talento. Molti ricorderanno ancora la bella mostra realizzata con le sue opere presso la Casa di riposo, un luogo a lui caro, dove trascorse anche alcuni anni di vita prima di ritirarsi a Serripola, nella casa del figlio Gianfranco e della nuora Michela per essere coccolato e accudito come meritava. Le offerte raccolte al suo funerale sono state consegnate dai familiari proprio alla “Lazzarelli”: l’ultimo gesto di un uomo dal cuore grande, che oggi riposa in pace accanto alla sua cara Pina e all’altro figlio Roberto, prematuramente scomparso.

M. G.

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