Il sisma ha inferto un duro colpo anche alla comunità delle Clarisse di San Severino. Ecco la loro testimonianza, come sempre molto toccante.
Carissimi fratelli e sorelle, pace a voi! Desideriamo ringraziarvi di vero cuore per la vostra amicizia e vicinanza. Siete in tanti a interessarvi alla nostra situazione e ne siamo commosse. Cerchiamo di raggiungervi con un po’ di notizie. Possiamo dirvi che stiamo tutte bene, dalle giovani alle più anziane. Vi invitiamo a ringraziare il Signore insieme a noi perché la nostra vita e quella di tante persone è stata custodita dal Padre delle misericordie.
Le potenti scosse di terremoto che abbiamo vissuto hanno però aperto, in noi e nella nostra gente, profonde ferite che affidiamo alla vostra preghiera.
Ci sono certamente innumerevoli ferite esteriori: la terra squarciata, le case lesionate e quelle crollate, le chiese distrutte, il terribile scenario di desolazione e distruzione che stiamo vedendo in questi giorni. Ci sono tante ferite interiori, causate dalle continue scosse che ci fanno vivere nella paura, nell’incertezza e nella tensione. Ferite che accomunano tutti, ma che sono più dolorose per coloro che hanno perso la propria casa, con i beni e i ricordi più cari. Dalla notte del 26 ottobre, la nostra fraternità ha accolto le Sorelle di Camerino, che hanno dovuto lasciare il loro amato monastero, nel quale hanno speso tante energie e lavoro. Ci sono ferite personali, quel senso di smarrimento ed impotenza che ognuno porta dentro di sé, e ferite comunitarie, il dolore di non avere più gli spazi del ritrovo e della preghiera, la sofferenza di vedere la distruzione e la chiusura dei luoghi più cari.
Anche la nostra fraternità è segnata da queste ferite. Attualmente tanti luoghi essenziali della nostra vita comunitaria sono inagibili: la chiesa, il dormitorio, il refettorio e la cucina. Ringraziando il Signore, però, abbiamo ancora tanti spazi sicuri da poter utilizzare: l’infermeria e la foresteria per dormire, il laboratorio per il lavoro e i pasti, il coro per la messa, la sacrestia per la preghiera e gli incontri fraterni.
Condividiamo la condizione di precarietà e di disagio che sta vivendo la nostra città e ci affidiamo ogni giorno alla Provvidenza del Signore e alla solidarietà di tanti fratelli. Insieme alla nostra gente, possiamo però anche sperimentare ogni giorno come le ferite diventano feritoie di speranza e di grazia, attraverso la Presenza e la Parola del Risorto che ci sostiene e ci custodisce. Anche il dramma del terremoto può diventare, così, una preziosa occasione per vivere la comunione con Cristo crocifisso e risorto, per crescere nella vita fraterna, per rispondere più pienamente alla nostra vocazione clariana. In tanti ci avete chiesto come potete aiutarci… Il sostegno più prezioso che ognuno di voi può offrirci è il dono della vostra preghiera. Ricordateci al Signore affinché anche la sofferenza del terremoto possa aiutarci a ritornare al cuore della vita evangelica voluta da Chiara d’Assisi: “Le sorelle non si approprino di nulla, né casa, né luogo, né alcun’altra cosa. E come pellegrine e forestiere in questo mondo servano il Signore in povertà e umiltà”. Con affetto fraterno, Madre Rosella Chiara e Sorelle tutte.