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Paolo Gobbi nella foto di gruppo con altri artisti, giurati, curatori e amministratori comunali di Sassoferrato
Paolo Gobbi nella foto di gruppo con altri artisti, giurati, curatori e amministratori comunali di Sassoferrato

Arte: Paolo Gobbi vince “Premio Salvi” a Sassoferrato

L’artista settempedano Paolo Gobbi, docente – fra l’altro – all’Accademia di Belle Arti di Macerata, ha vinto a Sassoferrato il “Premio Salvi” nell’ambito della 65^ edizione della Rassegna internazionale d’arte contemporanea. L’importante riconoscimento prende il nome dal pittore del ‘600 G.B. Salvi, detto il Sassoferrato (dalla città in cui nacque), e ha sempre una grande eco nazionale. Ecco cosa ha scritto, ad esempio, il Corriere della Sera sulla rassegna: “…è un percorso nelle arti visive, dalle purissime creazioni del Sassoferrato alle molteplici espressioni del contemporaneo, attraverso il dialogo tra realismo e anti naturalismo”. La mostra, curata da Nunzio Giustozzi e Daniela Simoni, era suddivisa in più sezioni: un omaggio a Nino Ricci, una parte dedicata alla natura morta del Novecento nelle collezioni marchigiane (Licini, Morandi, Severini, De Pisis, Funi, Guttuso, Cavalli e Giacomelli) e, nel Palazzo della Pretura, la sezione delle “Tendenze del contemporaneo” in cui erano esposte le opere di 18 artisti in un percorso ideale dalla performance all’installazione, dalla videoarte al libro d’artista, dalla fotografia alla grafica, dalla pittura alla scultura, dalla figurazione all’astrazione”. Fra questi artisti era presente anche Paolo Gobbi con 5 suoi dipinti. Alla fine ha vinto proprio lui, ex aequo con altri due partecipanti: l’anconetana Silvia Fiorentino e il ravennate Nicola Montalbini. Un suo lavoro è stato così acquistato dal Museo di arte moderna di Sassoferrato, entrando a far parte della collezione permanente di uno dei premi d’arte più longevi d’Italia. Questo il giudizio della Commissione sul premio conferito a Paolo Gobbi: “L’artista declina la pittura verso la minimalizazione con sottile capacità tecnica che supera ogni forma rappresentativa per squarciare il velo dell’apparenza. Così percorre i territori della rivelazione con forme primitive, ed evocative, segni e tessiture lievi che fluttuano nello spazio in continua espansione”.

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