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Il presidente Adriano Vissani e il rettore Giammario Borri
Il presidente Adriano Vissani e il rettore Giammario Borri

RaiStoria: Giammario Borri svela le Carte dell’Abbazia

Ci sarà anche il settempedano Giammario Borri, docente di Paleografia latina, Diplomatica e Esegesi delle fonti storiche all’Università di Macerata, membro della Deputazione di Storia patria per le Marche, consigliere del Centro di Studi storici Maceratesi e componente del comitato di redazione della rivista “Studia Picena”, fra le voci della puntata che Rai Storia (canale 54 del digitale terrestre) dedicherà lunedì 1 giugno, alle ore 21.30, alla storia delle Carte dell’Abbazia di Chiaravalle di Fiastra nell’ambito di una puntata speciale del “Viaggio nella bellezza”. Nel corso del programma interverranno anche il professor Ivan Rainini, l’ingegner Aldo Chiavari e l’archeologo Roberto Perna. Autore di oltre cinquanta contributi scientifici di storia marchigiana con all’attivo tantissime ricerche dedicate in particolare ai monasteri e ai castelli settempedani, Borri ha firmato ben tre degli otto volumi di edizione delle Carte di Fiastra che sono conservate all’Archivio di Stato di Roma. Si tratta di un patrimonio di inestimabile valore composto da 3.194 pergamene scritte su pelli di animale che comprendono gli anni 1142-1609 e di cui Unimc sta curando la pubblicazione da 35 anni. “In queste pergamene – spiega il professor Borri – c’è la storia della regione Marchia Anconitana. Un tempo, infatti, i possedimenti dell’abbazia di Fiastra si estendevano da Camerino a Montorso, oggi Porto Recanati, da Treia a Sant’Elpidio a Mare. Il progetto di pubblicazione delle Carte da parte dell’Istituto di Paleografie e Bibliologia di Unimc ha preso avvio negli anni Settanta con la riproduzione fotografica delle prime 1.314 pergamene che, intorno agli anni Ottanta, sono state poi affidate a singoli collaboratori per la relativa trascrizione ed edizione. Dopo alterne vicende il progetto si è concluso lo scorso anno con l’edizione dell’ottavo volume. Tali documenti, scritti in latino medievale da notai locali – prosegue il docente – sono importanti perché danno notizie e informazione non solo sui beni e sulle proprietà dei monaci, ma forniscono dati interessanti per ricostruire la storia dal Duecento al Seicento: coltivazioni, usi, costumi, moneta, nomi di persona e toponimi, nomi di chiese e di istituzioni in seguito scomparse. Le Carte di Fiastra – così vengono normalmente chiamate le pergamene – conclude Borri – costituiscono insomma una fonte indispensabile per la conoscenza del Medioevo marchigiano.

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