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Il "tavolo" del Comitato alla riunione di ieri sera (mercoledì), cui ha preso parte anche il sindaco di Tolentino, Pezzanesi
Il "tavolo" del Comitato alla riunione di ieri sera (mercoledì), cui ha preso parte anche il sindaco di Tolentino, Pezzanesi

Punto-nascita, Massei: “Ecco le ragioni del Comitato”

È un momento intenso per San Severino: la decisione di chiudere il punto nascita dell’ospedale, recentemente presa dalla Regione, ha suscitato un tam-tam mediatico (anche social) senza precedenti. Una delle conseguenze è la mobilitazione del Comitato favorevole alla salvaguardia del reparto, che sta organizzando numerose riunioni.

Riunioni che culmineranno nella manifestazione di sabato 12 dicembre, in Piazza del Popolo.

Tra i promotori c’è l’avvocato Marco Massei, che ci ha spiegato approfonditamente gli argomenti con cui il Comitato si oppone alla chiusura. Tutto parte, come è ormai noto, dall’accordo Stato-Regioni del 16 dicembre 2010. Tale accordo suddivide i punti nascita italiani in tre “fasce”: la prima comprende le strutture in cui si superano i 1.000 parti annuali, la terza quelle in cui non si raggiungono i 500. L’ospedale di San Severino si colloca nella fascia intermedia, quella compresa fra i 500 e i 1.000 parti l’anno. L’accordo prevede la chiusura negli ospedali appartenenti alla terza fascia e una riduzione graduale di quelli appartenenti alla seconda, la nostra. In realtà, neanche quei punti nascita che non raggiungono i 500 parti sono stati chiusi subito: ad oggi, in tutta Italia, ne permangono 128.

Le argomentazioni

Ciò che non tutti sanno è che lo stesso decreto del 2010 prevede che le strutture della seconda fascia, laddove ci siano – citando testualmente – “motivate esigenze”, possano permanere. E proprio qui va a inserirsi la prima argomentazione del Comitato settempedano: il punto nascita di San Severino conta diverse peculiarità che dovrebbero garantirgli la possibilità di restare aperto. Prima fra tutte, l’estensione del bacino servito dal nostro ospedale: una zona molto ampia, che arriva potenzialmente fino a Ussita e Frontignano. Poi c’è il problema della viabilità: è opinione condivisa che San Severino non abbia un collegamento soddisfacente con Macerata (dove c’è il punto nascita più vicino nel caso venisse chiuso il nostro). Seguono, fra gli argomenti a favore del reparto, i suoi punti di merito: la qualità dell’equipe medica e infermieristica e i buoni standard di sicurezza.
Soprattutto, l’ospedale di San Severino serve una zona montana. Scatta qui la seconda argomentazione, che va ad allacciarsi a un altro decreto: quello emanato l’11 novembre 2015 dal Ministro della Salute Lorenzin, che scoraggia l’utilizzo del numero annuo dei parti come criterio univoco di sicurezza degli ospedali. Questo decreto ministeriale prevede la possibilità di una deroga alla chiusura dei punti nascita siti in zone montane e disagiate. Interessa persino gli ospedali di terza fascia, quelli inferiori a 500 parti l’anno: a maggior ragione, ne consegue, possono rientrarvi i reparti “intermedi” come quello di San Severino. Il punto nascita settempedano ha una possibilità: quella di presentare una richiesta di deroga alla Regione, che provvederebbe in tal caso a sottoporla al Ministero della Salute.

Le obiezioni

“L’unico aspetto poco chiaro”, ha spiegato l’avvocato Massei, “è se la Regione abbia la facoltà di frenare le deroghe a propria discrezione. Ma, a rigor di logica, se è stata offerta la possibilità di una deroga da un decreto ministeriale – e quindi sovranazionale – ciò non dovrebbe surclassare la discrezionalità regionale? E soprattutto: se non ci proviamo, che diritto abbiamo di lamentarci? Non tentare è da irresponsabili”.
Il timore palesato da Marco Massei è che il punto nascita sia la pedina dell’effetto domino: per le esigenze di emergenza che porta con sé, fa in modo che restino in piedi anche gli altri reparti. Il rischio è che, chiuso il reparto nascite, “a cascata si sgretolerà tutto”.
Le argomentazioni a favore della chiusura? “Mi è stata citata la delibera 735 del 2013, che detta i criteri per il mantenimento dei nosocomi delle Marche. Trovo sia nominata a sproposito: l’ho letta per intero e non ho trovato una sola parola sui punti nascita. Si parla di reti cliniche, pronto soccorso… E’ una delibera incentrata su una riorganizzazione generica degli ospedali, non sul nostro caso specifico”.

L’appello

Sabato 12 dicembre si terrà la manifestazione contro la chiusura del reparto nascite di San Severino. L’appello di Marco Massei è accorato. “Ci hanno detto che ‘almeno l’ospedale è salvo’, ma la Regione ci ha presi in giro: chiudere il reparto nascite scatenerà un effetto domino che, nel giro di qualche anno, potrebbe compromettere l’intera struttura ospedaliera. Penso non solo alle madri di San Severino, ma a quelle delle zone più lontane, di Frontignano, di Ussita: con che coraggio si metteranno in viaggio per andare a partorire a Macerata? Questa è pessima attenzione nei confronti delle donne, oltre che del nascituro. È una mancanza di rispetto verso la donna-madre e l’essere umano. E non è solo retorica”.

Alessandra Rossi

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