Quest’anno il tradizionale appuntamento con il Presepe vivente delle Marche torna nella sua collocazione storica, tra le meraviglie del Castello al monte. La manifestazione, giunta alla 55^ edizione, è in programma lunedì 6 gennaio, giorno dell’Epifania, a partire dalle 14.30. Ingresso gratuito (ci sarà anche un bus navetta con partenze continue da San Domenico).
Di seguito vi proponiamo un’interessante ricostruzione della storia del Presepio vivente delle Marche a cura della Pro Castello, l’associazione che con grande passione e notevoli sforzi continua a organizzarlo ogni anno.
“Nel Natale del 1957 la prima rappresentazione del Presepio vivente nasceva nella parrocchia di Taccoli in forma piuttosto semplice date le difficoltà economiche della stessa che stimolarono il locale parroco a ricorrere al genio creativo che lo caratterizzava. Per sua iniziativa e per volontà di un gruppo di parrocchiani, nacque una manifestazione religiosa e sociale che in pochi anni divenne il più importante Presepio vivente delle Marche. “… non avendo soldi per acquistare le statuine dei Magi da collocare nel comune Presepio della mia chiesa, poiché ero in possesso di alcuni costumi adatti – perché il teatro è stata sempre la mia passione – ho preso dei ragazzi e ho fatto la prima modesta rappresentazione all’aperto. Erano soltanto otto personaggi…”: così scriveva lo stesso don Amedeo Gubinelli, ideatore della manifestazione . “Alle 15 del 6 gennaio 1957 pochi bambini, nei panni improvvisati dei Magi, scesero dal colle di Taccoli verso la parrocchia alla ricerca del Bambinello (dal 1958 fu “vivente”: il primo Fabio Scuriatti); “li aspettava Erode, un ragazzetto alto si e no una spanna, che con una voce più truce possibile inviò i Magi a Betlemme”. Una Betlemme un po’ marchigiana a cui si mescolavano elementi di colore locali a quelli puramente storici creando uno scenario suggestivo offerto dalla frazione di Taccoli: piccolo borgo dalle case minute, le une addossate alle altre, e dalle viuzze strette e tortuose, posto nei pressi della Statale 361 Settempedana a tre chilometri da San Severino Marche. Nel periodo tra il 1957 e il 1962 don Amedeo trascurò di raccogliere appunti e articoli di giornale, tuttavia in quegli anni si dedicò a dar vita alla rappresentazione impegnandosi a farla conoscere, a procurarle consensi nell’opinione pubblica e a trovare nuove adesioni che potessero rinnovare e incrementare la fila dei figuranti e dei visitatori. Dal 1962 puntuali sono state le annotazioni e la raccolta degli articoli. In quel periodo don Amedeo annotava gli avvenimenti con la sua grafia minuta che, non sempre regolare, tradiva la stanchezza fisica e la fatica di certi giorni in cui mai veniva abbandonato dalla speranza di far bene. Speranza confortata dalla buona riuscita delle rappresentazioni e dalla responsabilità di chi, senza copione, svolgeva nel ruolo assegnatogli, il lavoro di ogni giorno. Sfogliamo le pagine dei diari, scopriamo che don Amedeo con la manifestazione del Presepio vivente celebrava il “ricominciamento” come interminabile e ripetuta rappresentazione del primo movimento in cui nasce la vita. E’ per questo che nelle pagine dei suoi diari mai cogliamo la stanchezza dell’operare nonostante le difficoltà e sempre partendo da zero con mezzi limitatissimi. Un lavoro notevole se si considera che già nel 1964 il numero dei figuranti saliva a circa duecento e migliaia di persone assistevano alla rappresentazione. In essa comparivano tutti i residenti del piccolo villaggio che, dopo aver collaborato all’allestimento tecnico e scenico del Presepio, si trasformavano alcuni in centurioni e militi romani (i costumi all’epoca venivano affittati presso due ditte della capitale), altri svolgevano semplicemente le mansioni quotidiane vestendo i panni che erano stati dei loro nonni. Il ricordo va a quando venivamo accompagnati, in lontananza, dalla voce di un cantastorie che, sulle note di uno stornello marchigiano, annunciava: “Venàtelu a vedè lu Vambinellu, Venàtilu a vedè si quant’è bellu! Su poca paglia drentu’a capannètta, e accantu a Lui ci stà ‘na Verginella. La Verginella è la Madre Maria, Venàtilu a vedè, o gente mia! Accantu è San Giuseppe vecchiarello, Venàtilu a vedè si quant’è bellu!” Nel 1973 innumerevoli contrasti e polemiche accompagnarono l’organizzazione della sedicesima edizione del Presepio vivente. La crescita ne aveva reso necessario il passaggio alla Pro San Severino che avrebbe voluto accogliere la rappresentazione nella città per motivi di ordine tecnico. In seguito decise perciò di comporre la manifestazione nel centro storico della città, ma le difficoltà ne resero impossibile l’organizzazione e quell’anno il Presepio non si fece. L’anno successivo la rappresentazione si svolse a Piazza Padella da cui muoveva il corteo per raggiungere il santuario della Madonna dei Lumi, passando in Piazza del Popolo. Nel 1975 il Presepio fu rappresentato nel piazzale dell’abbazia di San Lorenzo in Doliolo e, percorrendo via della Galetta, una delle più antiche e caratteristiche del centro storico, raggiunse per la prima volta il Castello. Dal 1978 la rappresentazione trovò una sede stabile nel borgo medioevale del Castello. Le maggiori possibilità di accoglienza della città, il passaggio dell’organizzazione alla Pro Castello nel 1982 e l’ambiente del borgo hanno contribuito a far rivivere la manifestazione; le case in pietra, i monumenti medioevali, le vie anguste con i resti dell’antico abitato quattrocentesco ricreano già da soli un mondo che non c’è più. Ogni angolo del Castello, le vie, le stalle, gli anditi delle case, si animano di figuranti che, nei costumi dell’epoca e in quelli della tradizione marchigiana, danno vita ad alcune scene di gustosa tradizione paesana. L’associazione Pro Castello dedica la prossima edizione alla memoria di don Amedeo ideatore del Presepe vivente e di figure fondamentali ormai scomparse che si sono dedicate amorevolmente alla continuazione di questo progetto e dello spirito di comunità che ne deriva, come don Eusebio Caciorgna, curatore della scena della sinagoga, Lauro Paciaroni, curatore delle messe in scene teatrali degli ultimi anni, e di Sauro Cipolletti, presidente storico della Pro Castello scomparso lo scorso gennaio. Figure che negli anni hanno reso speciale e possibile questo evento. Inoltre un ringraziamento speciale e sincero va a tutto il direttivo dell’associazione Pro Castello e al Consiglio tutto, ai nuovi iscritti che ne sono entrati a far parte e agli elementi storici che ne sono le fondamenta, a tutte le altre associazioni che ci sono venute in aiuto nel corso degli anni (associazione Palio, il comitato di Colleluce, il comitato di Taccoli, solo per nominarne alcune), tutte persone veramente impagabili che con amore vero verso la nostra città trovano sempre nuovi spunti e nuovi entusiasmi per riaccendere ogni anno la voglia di proseguire con questa meravigliosa tradizione settempedana del Presepio vivente. Con lo spirito che ritroviamo negli occhi di queste persone vi ringraziamo sin d’ora se sarete nostri graditi ospiti il giorno 6 gennaio a partire dalle ore 14.30 e vi auguriamo un 2014 pieno di speranza”.