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Cruciani alla maratona nel deserto
Cruciani alla maratona nel deserto

Gilberto Cruciani racconta la sua maratona nel deserto

Gilberto Cruciani ha fatto ritorno dalla Tunisia con un bagaglio pieno di ricordi, emozioni, sensazioni e con molto altro. L’avventura africana del podista della Polisportiva Serralta è dunque terminata e al meglio. La partecipazione alla famosa maratona nel deserto del Sahara ha vista il portacolori gialloblù eccellente protagonista. Altamente significativo il ventunesimo posto finale conseguito (13° l’amico e compagno di avventura Simone Giglietti della Podistica Cingoli) a riprova di come Cruciani sia arrivato preparato e senza lasciare nulla al caso. Naturalmente non c’è solo e soprattutto il risultato sportivo da considerare, ma sono tante altre le cose che emergono da questa esperienza unica nel suo genere. “Da sempre sono affascinato dal deserto. E’ un habitat che mi piace molto e lo ritengo “unico” e mi attrae in modo particolare sotto ogni punto di vista”.

In questo modo si esprime Gilberto Cruciani nel spiegare i motivi che l’hanno spinto fin nella lontana Tunisia.

“Per me era un sogno andare nel deserto e finalmente sono riuscito a coronarlo partecipando a questa corsa che considero una delle più “particolari” ed affascinanti del mondo”.

Gilberto, pare di capire dalle tue parole che la gara in sé non rappresentava l’obiettivo principale. Giusto?

“E’ chiaro. Sono un appassionato e corro per divertimento. Ho iniziato da un po’ di tempo anche a fare qualche gara, ma in primo luogo rimane il gusto di fare podismo e devo dire grazie anche alla Polisportiva Serralta che, avendo inserito tra le sue tante attività anche questa, consente, e non soltanto al sottoscritto, di praticare questa disciplina”. “ E’ evidente – continua Cruciani – che l’idea di andare in Tunisia è nata per provare una nuova esperienza. Dopo avermi “testato” alla maratona di Roma è stata scelta quest’altra occasione per mettermi alla prova. In più c’era la possibilità di andare in luoghi che da sempre mi affascinano e così ho colto l’occasione al volo. Mai e poi mai ho messo davanti a tutto il tempo di gara e il risultato sportivo, anche se è normale che sia rimasto molto soddisfatto di come sia andata”.

Cosa ti porti a casa?

“Molte cose. L’esperienza vissuta è stata incredibile, unica. Non dimenticherò i giorni trascorsi in Africa. I ricordi sono numerosi e talmente freschi che faccio anche fatica a metterli insieme. La sensazione che avverto ora è di grande stanchezza dovuta al fatto di essermi rilassato totalmente una volta rientrato a casa. Tuttavia prevalgono solo aspetti positivi. Mi sento di dare una definizione un po’ forte alla mia avventura, ma credo che renda l’idea. E’ stata una cosa “devastante”. Badate bene, solo in senso positivo”.

Gilberto, quale è stato il primo impatto all’arrivo a Djerba?

“Bello. Siamo atterrati in una località di mare accogliente e piacevole. Poi però c’è stato il primo momento un po’ duro, ovvero il trasferimento in autobus per raggiungere il luogo di partenza della corsa, Ksar Ghilane. E’ durato 5 ore e da lì in avanti è iniziato l’approccio alla vita del deserto”.

Raccontaci i vari momenti della gara, fin dalla partenza…

“Il mattino seguente dopo l’arrivo ci siamo preparati per iniziare la maratona. L’equipaggiamento, indispensabile e fondamentale, era costituito da cappellino, zaino, porta acqua, ghette anti sabbia. Poi il via alla prima tappa. Per tutti i 27 km siamo stati accompagnati da un paesaggio mozzafiato con dune e sabbia finissima. Davvero bello. Anche la temperatura è stata sopportabile. Nello stesso giorno abbiamo disputato anche la prova in notturna (7 km). Il percorso girava intorno all’accampamento berbero dove poi abbiamo trascorso la notte. Sensazioni incredibili. Fresco ideale e cielo stellato e lucente sopra di noi ad accompagnarci per tutto il tempo”. “La seconda tappa – dice il corridore di Serralta – era di 30 km e non certo semplici. Il terreno era ondulato ed impegnativo, ma a complicare le cose è arrivata una “bolla” di calore che ha fatto impennare la temperatura fino ai 50 gradi. Situazione estrema, assai delicata. In effetti molti hanno accusato problemi e vari sono stati i ritiri. Non posso che affermare che questa tappa è stata la più dura in assoluto”.

Terzo e ultimo giorno. La distanza classica della maratona.

“Sì. Ultima giornata di fatiche per tutti noi. Dopo le difficoltà della tappa precedente non era facile recuperare energie e forze, ma nessuno ha pensato di mollare proprio all’ultimo. In realtà c’è stata una sorpresa. Di solito le sorprese sono belle, ma in questo caso proprio no. Il tempo, infatti, ci ha riservato un brutto scherzo. Mancava una tempesta di sabbia per rendere il tutto completo e… puntualmente l’abbiamo avuta. E’ durata tutto il percorso e non è stato affatto semplice districarsi in mezzo a questa situazione critica. Però alla fine è andata bene e siamo giunti a Douz, località in cui era stato posto il traguardo. Lì ci sono state consegnate medaglia e maglietta ricordo. E’ stato l’ultimo atto di questa splendida e indimenticabile avventura”.

Roberto Pellegrino

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