Agus è preda di crampi. Gli stessi che hanno tormentato capitan Gentili per tutto il secondo tempo di un incontro che, a distanza di un anno, ha parlato ancora biancorosso al triplice fischio dell’arbitro bellunese Dal Pan, uno dei migliori in campo. Un’eresia al campo dei Pini, dove i tifosi locali avrebbero voluto veder sventolare il biancazzurro in vista dei play-off. Stendardi che quest’anno, come lo scorso, dovranno essere riposti di nuovo nell’armadio. La Settempeda guastafeste non aveva alternative ed ha colpito ancora. Sono cambiati solo gli attori. L’anno precedente capitan Mulinari al 12’ aveva messo a segno, con un’esecuzione regale, il rigore che avrebbe sancito lo 0-1 finale infilando di precisione Morello. Stavolta l’attore protagonista, dopo alcune giornate da comprimario, è stato Simone Marasca che, al 27’, ha caricato un collo destro tanto potente quanto preciso che si è insaccato tra il palo alla sinistra di Brandi, sostituto dell’infortunato Isidori, e lo stesso portiere, inesorabilmente battuto. Una giocata che ha strappato applausi a denti stretti anche ai tifosi di casa. “Era ora – dice il bomberino biancorosso tornato a rifulgere di luce propria – non segnavo dalla 6^ di ritorno con l’Aurora Treia. Il pallone mi stava calando davanti, ho caricato il destro e l’ho esploso. Un bel gol. Soprattutto per quello che è valso. Sono davvero contento di aver regalato la salvezza alla squadra della mia città!”. Paolo Passarini ha sofferto molto. Lui, guerriero nato, non è potuto scendere in campo a causa degli strali del giudice sportivo. La stessa causa – somma di ammonizioni – che ha fatto fuori su sponda opposta sia il supercannoniere Cerbone che Stefani. A fine partita indossa la sotto maglia da gara, tanto per rimanere in tema. Hai temuto che la Settempeda soccombesse, dopo soprattutto il rosso a Mulinari (che intanto stava sbollendo l’ira per l’espulsione passeggiando nel corridoio d’ingresso degli spogliatoi alla ricerca di un antidoto all’adrenalina)? “Mai – replica secco il difensore -. Abbiamo sempre avuto la gara sotto controllo rischiando poco anche in dieci. Era la nostra partita. Abbiamo vinto con merito. Bravi tutti, concentrati dal primo all’ultimo minuto. Ce la siamo meritata”. Mister Francesco Giorgi, come i dirigenti Leandro Gallina e Marco Nardi, il presidente Sandro Teloni ed il collega Piero Sileoni, sfoggia un sorriso alla Marcos Cafu (a 32 denti): “I ragazzi sono stati strepitosi. Come posso definirli? Nelle ultime 12 partite si sono trasformati, riuscendo a centrare 6 vittorie e 5 pareggi, con l’unico neo del match perso con il Monte San Giusto in casa che ci poteva stare. Settempeda mostruosa. Un giusto premio, la vittoria salvezza a Macerata, alla volontà degli splendidi biancorossi”.
Ed ora si riprende con calma?
“Macché – Teloni e Sileoni rispondono all’unisono – ripartiamo subito, cercando di evitare gli errori commessi in passato”.
Come si spiega la metamorfosi da brutto anatroccolo, ultimo con 7 punti dopo la sconfitta interna con il Potenza Picena dell’andata, a -4 dalla penultima Cuprense, a cigno regale capace di risalire fino alla 9^ posizione finale con un ruolino nella seconda parte del campionato da play-off?
“Questione di chimica mentale – sottolinea il grande motivatore che è Sandro Teloni -. Quando i ragazzi, che si preparavano bene anche con il precedente trainer Giovanni Ciarlantini raccogliendo davvero poco in proporzione, si sono resi conto delle proprie possibilità hanno cambiato marcia. La Settempeda non poteva essere quella che collezionava sconfitte su sconfitte della prima parte del torneo. Io ci ho sempre creduto anche quando nessun altro condivideva il mio pensiero”.
In effetti l’unico a non perdere mai la speranza nella salvezza è stato il presidente Teloni. “Non voglio neanche pensare all’ipotesi play-out”, dichiarava a voce alta in tempi dalla classifica improponibile. Ed ancora una volta ha colto nel segno. La Settempeda ha fatto così un bel regalo di compleanno posticipato al dirigente storico Nando Ciavaroli, che ha spento le candeline l’8 aprile, a mister Francesco Giorgi, 50 anni il 9 aprile e, se permettete, anche al giornalista che vi propone questo pezzo pieno di soddisfazione, 50 anni festeggiati 24 ore dopo quello di Giorgi e che si era raccomandato di finirla a Macerata perché… al play-out non avrebbe potuto assistere in quanto in gita scolastica. Esaudito per la soddisfazione di tutti.
Nello spogliatoio volti raggianti nonostante la fatica enorme di un match condotto per circa tre quarti d’ora con l’uomo in meno. Andatelo a dire a Tentella e Pietrella che è meglio, come asseriva Arrigo Sacchi, “giocare con un uomo in meno”. Reiterate la domanda a Serangeli, che tra centrocampo e difesa ha fatto il boia e l’impiccato, staccando innumerevoli volte con gemiti stile Rafa Nadal e pari efficacia. E che dire di “Eternit” Lele Ruggeri? Ripresentatosi tirato a lucido dopo il crack al bicipite rimediato a Chiesanuova, il 43enne capitano, alla 27^ stagione agonistica (!), si è destreggiato fra le maglie avversarie di quelli (molti) che avrebbero potuto essere suoi figli o nipoti con la capacità attrattiva di una calamita. Dopo “Il collezionista di ossa” e “Il collezionista di occhi”, volgendo dal genere horror a quello sportivo, dovrebbero girare con lui “Il collezionista di palloni vaganti in mezzo al campo”.
Gli altri? Tutti promossi: dall’”Amazing Spider Man” Marco Caracci, preparato a dovere dalla macchina da guerra Gianluca Gubinelli e capace di intimorire Francioni (“l’ho ipnotizzato, si dice così, no?” commenta sorridendo) che ha fatto cilecca dal dischetto alla ruspa “Figo” Lucaroni dalle ripartenze a ripetizione. Dall’epico Ettore Montanari tolto dalla contesa solo per esigenze tattiche di copertura svolte alla grande dal sostituto Jacopo Borioni al guizzante Fiecconi, che non ha potuto esultare solo per un paio di centimetri. Tanti ne sarebbero bastati per far passare il pallone sopra il kamikaze Brandi al 18’ della ripresa e chiudere virtualmente i conti. Matteo Mulinari ha peccato di esagerazione. Un eccesso di foga, quello di “Chabal”, che gli è costato il “rosso” ma che ha reso la vittoria esterna sulla Vis eccezionale perché colta in dose ancora più massiccia contro pronostico. Andrea Capenti merita un discorso a parte. Reinventato centravanti per esigenze di squadra con la società settempedana alla ricerca a stagione in corso di un ariete mai arrivato, anche a Macerata ha battagliato con agilità e forza da solo contro tutti. Più volte finito al tappeto per le gentilezze dei difensori avversari e sempre rialzatosi senza apparenti conseguenze ha alternato sciabola e fioretto. La gioia del gol che gli sarebbe stato di giusto premio gli è stata tolta dal montante, centrato in pieno con una poderosa conclusione al 43’ della ripresa. Ma non importa. A lui il plauso di aver retto, spesso e volentieri, il reparto avanzato in assoluta solitudine. Ricorda la volontà di un maestro del calcio come Niels Liedholm quando si mise in testa di vincere il campionato senza centravanti veri. E vi riuscì con il compianto Stefano Chiodi guerriero solitario, spalleggiato dagli amici Albertino Bigon e Aldo Maldera (anche lui prematuramente scomparso), centrocampista il primo con 12 gol all’attivo in quella stagione, difensore il secondo, capace però di mettere nel sacco altri 9 palloni in quello che fu lo scudetto rossonero della Stella nel ’78/’79.
Anche la Settempeda, facendo i dovuti paragoni, ha vinto il suo scudetto senza un centravanti vero, ma con l’apporto di tutti. Gli stessi protagonisti che si sono rilassati nel calcio tennis, tra sfottò e risate, lunedì scorso, in attesa di “sigillare” la stagione davanti ad un buon “hasado”. Il piatto di succulenta carne argentina che ci concede l’assist per ricordare il 19enne gaucho Fabricio Burgos di cui non ci eravamo dimenticati ma che abbiamo tenuto volutamente per ultimo. Il più giovane centrale della cintura difensiva, rimasto dapprima “orfano” di Passarini per raggiunto limite di ammonizioni di Mr. Fantastic e poi, sul campo, di Chabal Mulinari per il cartellino rosso arrivato al 32’, non si è mai perso d’animo, finendo con il sorriso sulle labbra con al suo fianco il senatore Serangeli sugli spalti di Fort Apache e guadagnando la dedica d’autore post partita. “La vittoria è per la mia famiglia oltre oceano e per “mi novia” (la ragazza, ndr) Luciana”. Il suo sorriso e la soddisfazione di tutta la S.S.d. Settempeda giungeranno a Resistencia sulle ali dell’entusiasmo di chi ha vissuto, con pochi mezzi ma con grande cuore, una stagione finita in gloria.
Grazie, ragazzi, dall’intera città e dai tifosi che costantemente vi hanno sostenuto, con in prima fila gli “storici” Ughetto Cicconi e “Cappanna” Renato Paggi, il presidente onorario. Immaginiamo presente anche Eraldo Piccinini, tra una nervosa tirata di sigaretta e l’altra, incitare con la sua inconfondibile voce bassa: “Grinta!” i ragazzi per terminare con un pacioso sorriso. Dal cielo. La Settempeda ha vinto anche per loro. E grazie a loro.
Luca Muscolini