Come previsto dall’itinerario che aveva tracciato prima di partire dal santuario di Loreto, il 79enne podista treiese Ulderico Lambertucci è arrivato domenica – giorno di Pasqua – a Roma, in Piazza San Pietro, e con la serenità di sempre ha detto: “Nessuna impresa, solo un pellegrinaggio nell’anno giubilare pregando per la pace, per i malati e per ringraziare la Madonna che mi dà la salute”. Molte delle sue preghiere erano anche per Papa Francesco. La notizia dell’improvvisa scomparsa del Santo Padre gli è giunta mentre tornava a casa, all’indomani della meta.
Ulderico era partito il lunedì santo in una giornata piovigginosa, percorrendo poi 280 chilometri sull’antica via Lauretana, con tappe di 50-60 km al giorno. Una di queste, come noto, l’ha fatta a San Severino, cenando con amici e sostenitori al ristorante “La lucciola” di Cusiano. In questa sua nuova avventura Ulderico è stato assistito dalla nipote Yada Orazi e da altri familiari che lo hanno seguito con un camper di supporto. Martedì scorso lo ha chiamato al telefono il cardinale Angelo Comastri, che poi domenica lo ha incontrato nella chiesa di Sant’Anna.
Ripercorriamo la corsa di Ulderico assieme alla nipote Yada Orazi, nostra concittadina, psicologa e psicoterapeuta, nonché sua prima “tifosa”.
“Mi sono appassionata e ho preso coscienza dell’energia vitale di mio zio l’anno scorso per l’impresa Loreto-Lourdes di 1.500 km circa. Ho voluto osservare da vicino, capire, sentire… Percorreva una media di 50-55 km al giorno: una forza, una motivazione interna, una fede cristiana, ma anche in se stesso e nelle sue capacità, che standogli vicino, anche solo a tratti, ho interiorizzato. Quest’anno, per l’anno giubilare, zio Ulderico ha voluto fare quella che per lui è una “piccola impresa” dopo i 12.000 chilometri della Macerata-Pechino del 2006, i 6.000 chilometri della Roma-Gerusalemme del 2008, i 3.600 chilometri circa del “Coast to coast” degli Stati Uniti nel 2012 e tante altre imprese. Questa volta, però, con la novità di condividere il percorso previsto con chiunque avesse voluto unirsi.
“Essere vicini a zio emana motivazione, perseveranza al raggiungimento di obiettivi, forza interiore e fede, in tutti i sensi in cui si possa essere fedeli: a Gesù, alla propria religione, a se stessi e alle proprie capacità, e anche con la consapevolezza dei propri limiti. Vissuti che abbiamo potuto assaporare camminando, chiacchierando con lui, gustando le parole del Papa in Piazza San Pietro e la sua forza fino all’ultimo saluto prima di lasciare la vita terrena. Tante emozioni in pochi giorni e sono orgogliosa di averle condivise in primis con le mie figlie: dalla benedizione a Loreto dell’arcivescovo Fabio Dal Cin a quella dentro la Porziuncola di Santa Maria degli Angeli di Assisi da fra Emanuele Gelmi, fino alla benedizione in Vaticano dal cardinale Angelo Comastri.
E’ stato un cammino di fede, speranza, crescita spirituale, portando nel cuore i malati, in primis Papa Francesco. Ringrazio zio Ulderico e, con lui, tutti coloro che ci hanno affiancato in questa esperienza. Vorrei portarla nelle scuole, raccontarla a tanti ragazzi e ragazze, perché valorizza non la competizione ma la motivazione personale, individuale. E mio zio trasmette proprio questo esempio. Tant’è che l’anno prossimo vorrebbe fare il Giro d’Italia coinvolgendo almeno un paio di scuole di ogni regione che saranno interessate al progetto, magari facendo camminare anche gli alunni al suo fianco per un tratto del percorso che seguirà”.