Home | Attualità | Dopo 7 anni il Consiglio di Stato mette la parola fine alla vicenda del punto nascita: ricorso respinto
Il sindaco Rosa Piermattei con gli avvocati Marco Massei (presidente del Comitato per la salvaguardia dell'ospedale) e Stefano Filippetti
Il sindaco Rosa Piermattei con gli avvocati Marco Massei (presidente del Comitato per la salvaguardia dell'ospedale) e Stefano Filippetti a Roma per l'udienza di fronte al Consiglio di Stato

Dopo 7 anni il Consiglio di Stato mette la parola fine alla vicenda del punto nascita: ricorso respinto

La terza sezione del Consiglio di Stato, presieduta dal giudice Stefania Santoleri, ha definitivamente respinto, dopo averli riuniti e aver compensato le spese di lite, i ricorsi presentati dal Comune di San Severino e dal Comitato per la difesa e la tutela dell’ospedale “Bartolomeo Eustachio” contro la chiusura del Punto nascite del nosocomio cittadino.

La sentenza, pubblicata in data 25 maggio, è stata pronunciata dai giudici dopo la riunione del 18 maggio scorso che ha visto davanti ai magistrati amministrativi, come controparti, l’Asur Marche e la Regione Marche.

Tra le controparti chiamate in causa dal Comune anche il Ministero della Salute.

Come noto, con sentenza n. 330 del 2022, anche il Tar delle Marche aveva respinto altri due ricorsi presentati da Comune e Comitato.

L’appello al Consiglio di Stato ha segnato l’ultimo grado di giurisdizione sulla vicenda.

“Auspicavamo una decisione completamente diversa – commenta il sindaco Rosa Piermattei – . Si tratta di una sconfitta di tutti perché questa pronuncia dei giudici mina un diritto fondamentale che viene riconosciuto dalla nostra Costituzione: il diritto alla salute. Il rammarico è che una decisione di un organo di legittimità come il Consiglio di Stato, peraltro intervenuta dopo sette anni, si sia basata essenzialmente su una constatazione, a posteriori, da cui risulta che tutto sommato l’organizzazione ha retto e non è accaduto nulla di grave anche durante il Covid. Il Consiglio di Stato, invece, avrebbe dovuto decidere sulla illegittimità dell’atto di allora, del 2016, e non verificare la situazione attuale che, dopo sette anni, ha modificato i vizi originari”.