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“The Whale”, il lungometraggio di Darren Aronofsky

Charlie è un professore di letteratura che tiene le proprie lezioni online, senza mostrare il suo volto agli studenti: si nasconde perché è affetto da una grave forma di obesità, nata come reazione ad una serie di grandi dolori subiti lungo il corso della vita. La perdita del suo compagno ed il rapporto compromesso con la figlia, Ellie, da Charlie abbandonata quando era una bambina, lo hanno condotto ad una forte depressione. Negli ultimi giorni della sua obesità patologica, Charlie cercherà di ricucire i rapporti con Ellie, la figlia che ha lasciato ma che non ha mai dimenticato.

The Whale è il nuovo lungometraggio di Darren Aronofsky, tratto dall’omonima opera teatrale di Samuel D. Hunter: il film è stato presentato alla Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia 2022, ed è in concorso agli Oscar 2023 per le categorie “Miglior attore” (Brendan Fraser), “Miglior attrice non protagonista” (Hong Chau) e “Miglior trucco e acconciatura”.

Aronofsky prende l’opera di Hunter per raccontarci una vicenda di dolore e speranza, dove la sofferenza e la ricerca della gioia si mescolano nei meandri più profondi delle miserie umane. Attraverso un rapporto “4:3” (in pratica, uno schermo quasi quadrato) il regista vuole restituire sin da subito le sensazioni di chiusura e di soffocamento, fisico ed esistenziale, subite da Charlie, una condizione greve dalla quale non può uscire. Nella claustrofobia di questa prigionia, capace di paralizzare interamente la vita di Charlie, Aronofsky si destreggia agilmente tra le ossessioni e i desideri dei soggetti protagonisti, tramite movimenti di macchina fluidi, quasi impercettibili ma presenti, senza dimenticare i forti primi piani tipici del suo cinema.

The Whale cita sin da subito la storia di Moby Dick e Charlie vive sia la condizione del capitano Achab che del famoso cetaceo: radicato nei suoi errori, egli arriva ad essere la preda di sé stesso, carnefice e vittima delle sue decisioni. I temi dell’errore, della fissazione, della ricerca di redenzione delle vite al limite, sono costanti nella filmografia del regista: dai tossicodipendenti di Requiem for a Dream al lottatore in declino di The Wrestler, Darren Aronofsky ha sempre mostrato l’umanità presente anche in coloro che “non riescono”, in coloro che ingiustamente vengono additati come falliti e abbandonati a loro stessi. «Siate autentici», chiede sempre Charlie ai suoi studenti, e l’autenticità di Aronofsky risiede nella sua costante e sincera rappresentazione delle sofferenze umane. E sceglie Brendan Fraser (un attore che negli ultimi anni ha vissuto un periodo molto difficile) nel ruolo del protagonista, trasformandolo totalmente, ottenendo da lui una performance dolorosa e dignitosa, possente e al tempo stesso sottile, ricca di sfumature, di un enorme uomo addolorato rinchiuso in una casa dove si mescolano sofferenza e lontanissimi ricordi di gioia: The Whale è una pellicola ambientata tra quattro cupe mura ma che punta alla luce del cielo e allo scintillio dell’acqua dell’oceano.

Silvio Gobbi

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