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Matteo Petracci
Matteo Petracci

“Maggio dei libri”: Petracci racconta i Partigiani d’oltremare

Venerdì 13 maggio, nella chiesa di San Giovanni – “Lo scrigno della gioia”, si è tenuto l’incontro organizzato dall’associazione culturale “La Zattera” all’interno della rassegna “Il maggio dei libri”: ospite della serata il ricercatore storico Matteo Petracci, autore del testo Partigiani d’oltremare. Dal Corno d’Africa alla Resistenza italiana.

Come noto, nella zona montana del comune di San Severino Marche, dopo l’armistizio di Cassibile (firmato il 3 settembre, reso pubblico l’8 settembre del 1943), si formò la banda di partigiani capitanata da Mario Depangher, internato istriano comunista mandato al confino nella provincia di Macerata. Insieme a lui, oltre ad altri dissidenti politici, ebrei internati e gente del luogo, si unirono anche vari africani provenienti dalle colonie del Corno d’Africa: costoro erano reclusi a Villa Spada, nei pressi di Treia, si unirono alla Banda Mario e parteciparono attivamente alla Resistenza locale, insieme a figure come don Enrico Pocognoni ed altri.

Non dilungandosi molto sul testo in sé, del quale l’autore ha già parlato in altre occasioni, Petracci ha fatto il punto della situazione del dopo ricerca, ovvero gli effetti che la pubblicazione ha suscitato a livello nazionale. Dopo l’uscita del libro, le vicende della Resistenza locale sono state protagoniste di una puntata del programma di Rai Storia/Rai 3 condotto da Paolo Mieli “Passato e Presente” (trasmessa per la prima volta lo scorso anno), dove, con la professoressa Isabella Insolvibile, è stata raccontata la vicenda di questi personaggi e del loro contributo alla liberazione del territorio settempedano e limitrofo. Inoltre, dopo la pubblicazione (oggi alla quarta ristampa grazie al grande interesse che ha generato), lo storico è stato ringraziato dai nipoti di Depangher per aver reso nota la sua storia. Grazie a Partigiani d’oltremare, l’autore è anche riuscito a mettersi in contatto con i discendenti dei partigiani africani, alcuni dei quali hanno preso parte alla vita politica post-coloniale delle nazioni di Somalia ed Etiopia, ed ha addirittura scoperto come la storia dei “partigiani d’Africa” sia ben nota in Etiopia, tanto che il fumettista Minas Halefom ha recentemente illustrato, in una graphic novel, le gesta di Abdissa Aga in Italia, uno dei membri della Banda Mario.

Dopodiché, Matteo Petracci ha ricordato l’importante notizia di poche settimane fa, il conferimento ufficiale, da parte della Presidenza della Repubblica, alla città di San Severino Marche della Medaglia d’oro al valore civile per la Resistenza, per l’aiuto che la popolazione locale, soprattutto della zona rurale, ha dato ai combattenti (un riconoscimento che l’Anpi settempedana, con il partigiano Bruno Taborro in prima fila, richiedeva fin dagli anni Sessanta).

In conclusione, l’autore ha dichiarato: «Posso dire di essere orgoglioso di quello che è stato fatto in tutti questi anni di lavoro. Ringrazio sinceramente, tra i tanti, Gualberto Piangatelli, Raoul Paciaroni e Luca Maria Cristini per le loro fondamentali pubblicazioni in merito alla Resistenza settempedana: ora, questo lungo processo di ricerca, svolto insieme a queste e a molte altre persone, ha trovato il suo giusto riconoscimento. È stato un lavoro di collaborazione che rende onore a chi ha combattuto ed anche alla popolazione, a quelle persone semplici ed umili che hanno aiutato per puro senso di giustizia, senza troppe velleità. Sono soddisfatto di aver dato il mio contributo nella ricostruzione di questa storia, prima nota solo localmente ed ora ad una platea nazionale maggiore. Bande partigiane miste ci sono state anche in altre zone d’Italia, ma il caso della Banda Mario è l’unico finora noto dove vi erano almeno dieci nazionalità diverse, tre differenti religioni e una presenza africana effettivamente consistente: a maggior ragione, è ancora più necessario che un caso storico così esclusivo sia noto a tutti quanti. C’è ancora molto da scoprire e da conoscere, perché questa vicenda è veramente ricca e continua, ogni volta, attraverso la costante ricerca, a mostrare un lato inedito di sé: è la riprova che, se ben indagato, il passato non si esaurisce mai e può sempre parlare al presente».

Silvio Gobbi

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