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Il Potenza visto dal ponte Sant'Antonio...
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Terremotati, con pochi servizi sanitari, senza strade: ora c’è l’idea di toglierci pure l’acqua…

Ritorna il progetto di deviare le acque del fiume Potenza verso il lago di Castreccioni di Cingoli. Questa idea era nata e bocciata già nei primi anni Ottanta, per poi essere riproposta nel 2008 dal Consorzio di Bonifica, presieduto dall’avvocato Claudio Netti (ancora oggi in carica): partì una raccolta di firme contro il progetto, ritenuto dannoso per le valli coinvolte. Infatti venne bocciato nel 2009 dal Ministero dell’Ambiente; anche nel 2020 venne ripresentato, ma non passò ugualmente perché ritenuto controproducente e impraticabile.

Ora, Nafez Saqer, ingegnere dell’ufficio tecnico del Consorzio di Bonifica, ha dichiarato che sono state presentate delle schede tecniche per ottenere i fondi del Pnrr per fare ripartire il progetto, al fine di contrastare la siccità causata dalla carenza di piogge.

Il progetto prevede il convoglio delle acque del Potenza presso Valcora di Fiuminata, dello Scarzito a Sefro e del Chienti a Valcimara di Caldarola, verso il lago di Castreccioni per l’irrigazione agricola e l’uso potabile: le tre condotte si unirebbero a San Severino per arrivare infine a Cingoli, facendo del lago un serbatoio idrico centralizzato per la ridistribuzione.

I sindaci di Fiuminata (Vincenzo Felicioli, consigliere provinciale e membro dell’assemblea provinciale del Consorzio di Bonifica), Sefro (Pietro Tapanelli) e Pioraco (Matteo Cicconi, presidente dell’Unione montana Potenza Esino Musone), durante una conferenza stampa svoltasi a Pioraco, hanno espresso la loro netta contrarietà al progetto.

All’unanimità hanno dichiarato la necessità che il progetto venga ritirato perché impoverirebbe i territori coinvolti, arrecando seri danni all’ambiente, al turismo e all’economia. Il progetto avanzato non tutelerebbe dalla crisi idrica né migliorerebbe le reti idriche, ma anzi provocherebbe notevoli disagi alle zone implicate. Insieme ai sindaci erano presenti il direttore commerciale dell’Assem di San Severino, Pavio Migliozzi, e l’ingegnere Maria Chiara Tartabini, i quali hanno confermato l’insostenibilità del piano.

Inoltre, anche Massimo Principi – direttore dell’Ato 3 – ha bocciato l’iniziativa perché causerebbe dissesti idrogeologici, priverebbe le valli interessate di importanti risorse idriche, rischiando, con la deviazione del Chienti e del Potenza, di danneggiare l’intera provincia che si approvvigiona da questi due fiumi fino ai Comuni della costa.

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