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Il tripudio in Piazza del Popolo
Il tripudio in Piazza del Popolo

Notte magica colorata d’azzurro tra euforia e speranze

Un pomeriggio e una serata che ricorderemo a lungo, quelli di domenica 12 luglio. Una lunga… battaglia d’Inghilterra. Dapprima del giovane e promettente tennista romano Matteo Berrettini che ha sfiorato l’impresa ai danni del campionissimo serbo Nole Djokovic, numero 1 del mondo, nella finale del torneo di Wimbledon. Poi il guanto di sfida degli azzurri di Mancini che sembravano dover chinare il capo, a Wembley, a beneficio dei padroni di casa e che invece hanno prevalso nella roulette russa dei tiri dal dischetto e si sono così laureati campioni d’Europa a… 53 anni di distanza dall’ultimo successo italico.

Alle 15 il primo atto. Berrettini, fresco di netta vittoria in semifinale sul polacco Hurkacz che aveva costretto alla resa il vecchio ed incerottato campione Federer, scende in campo di fronte a Djokovic, il serbo che vuole fortissimamente raggiungere la coppia Federer-Nadal a quota 20 nei tornei dello Slam. Berrettini parte male, recupera e si aggiudica il primo set al tie-break. L’inumano Djokovic reagisce da par suo, spolvera le righe, azzecca ogni angolo sul centrale di Wimbledon e prevale per 3 set ad 1. Per Berrettini l’uscita a testa alta dal tempio del tennis inglese con la speranza che il futuro lo vedrà ancora sicuro protagonista, per Djokovic la quasi certezza che diverrà il Goat, il più grande di tutti i tempi.

Neanche il tempo di rifiatare che si cambia scenografia e ci si prepara per un’altra sfida. Quella più sentita. La finale dell’Europeo itinerante di questo anomalo 2021 pandemico. Gli appassionati più famosi e fortunati, su tutti Tom Cruise e David Beckham (compreso Berrettini), passano da un’arena all’altra per gustarsi la doppia diretta dal vivo. L’Italia sfavorita parte malino e Luke Shaw azzecca il jolly della vita, un drop di sinistro che perfora le nostre maglie difensive. Dopo 2’ siamo già sullo 0-1. Abbattuti? Neanche per sogno. Un po’ frastornati per la verità sì. Colpiti a freddo, accusiamo il colpo ma siamo ancora in partita. Gli azzurri terminano il primo tempo sul minimo svantaggio, reagiscono superbamente in una ripresa dominata sul possesso palla e finiscono per centrare il meritato pari con un tap-in del difensore con la licenza di offendere, Leonardo Bonucci. Poi, più nulla. Cambi, ricambi, alchimie da ambo i versanti che non mutano la sostanza delle cose. Gli undici di Gareth Southgate e Roberto Mancini devono concludere la contesa dal dischetto. Berardi, Bonucci e Bernardeschi fanno centro, Belotti e – stranamente – Jorginho no, ma poco male. I celebrati rigoristi inglesi (gli ultimi due cambi di Southgate sono proprio nell’ottica rigori) fanno cilecca. Rashford centra il palo, Sancho e Saka vengono stoppati da Donnarumma e la lunga festa ha inizio.

Tutti in piazza del Popolo, dove opportunamente il Comune, ha fatto erigere il maxischermo dopo il positivo esperimento della semifinale vinta contro la Spagna, sempre ai rigori (alla faccia della cabala), con tanto di ringraziamento dell’assessore Jacopo Orlandani «allo staff delle proiezioni e delle chiusure di piazza, un ottimo lavoro di tutti e che ha portato bene come nel 2006 al mondiale di Germania!».

Bardati di maglie, bandiere, sciarpette e parrucche tricolori, i giovani di San Severino si sono lasciati andare all’inebriante sapore del successo calcistico dopo tanti, lunghi momenti di obbligato isolamento per il Covid, purtroppo non ancora domato a dovere. Clacson e sgommate di auto e moto per fortuna senza incidenti davanti al maxi schermo per fare festa insieme, urla, calici (di plastica) alzati ed anche qualche strip improvvisato da audaci e belle ragazze che si sono fermate al momento opportuno. Semel in anno… Grazie agli dei del calcio che hanno infuso il motivo della speranza e la certezza di avercela fatta, tra tanti dubbi. E che il successo degli azzurri sia foriero di un graduale ritorno alla normalità in ogni campo. Per tutti.

Lu.Mus.

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