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Una donna promettente
Una donna promettente

Oscar “Miglior sceneggiatura originale”: “Una donna promettente”, di E. Fennell

Cassandra “Cassie” Thomas è una ragazza che ha abbandonato gli studi di Medicina per lavorare in una caffetteria (vive con i suoi genitori e non nutre grandi ambizioni). La sua routine è, in realtà, più complessa: di notte, nei locali, si finge ubriaca per vedere quanti uomini vogliano approfittarsi di lei. Ma, quegli uomini che vanno troppo oltre, ricevono dalla ragazza una inaspettata “sorpresa”. Un atteggiamento feroce, quello di Cassie, nato a causa di un grosso trauma subito durante l’Università: la sua migliore amica, Nancy, venne stuprata durante una festa, senza che nessuno dei presenti si opponesse. Nessuno credette alla vittima, foto e video di quella serata sparirono e le autorità non indagarono approfonditamente: Al, il ragazzo che violentò Nancy, venne scagionato da ogni accusa. Un giorno Cassie viene a sapere da Ryan (un ex collega della facoltà, con cui ora si frequenta), del ritorno di Al in città: la ragazza decide così di imbastire un piano per vendicare la sua amica.

Una donna promettente (Promising Young Woman), scritto e diretto dall’attrice Emerald Fennell, è uscito nelle nostre sale. Un esordio alla regia coronato da vari riconoscimenti, tra i quali: “Miglior film britannico”, “Miglior sceneggiatura originale” ai BAFTA e il premio “Miglior sceneggiatura originale” all’ultima edizione degli Oscar.

Un film diretto, raccontato con ritmo e precisione, senza scadere mai nella lentezza e nella noia. Fennell è determinata come la sua Cassie: arriva fino al fondo putrido di questa vita azzerata, senza speranze, dove ogni colore è grigio, glaciale. Perché tutto è morto, tutto è ormai adombrato da un trauma irreparabile: Cassie è risucchiata dalla violenza subita dall’amica, schiacciata inoltre dal silenzio e dall’indifferenza dei testimoni omertosi. Una donna promettente è una vicenda dalla base nota: purtroppo, quotidianamente, sentiamo di tante donne vittime di violenza e di giustizia negata. Ma Fennell non scade nei clichés del dramma straziante: la sofferenza e la disperazione sono ben calibrate, presenti e potenti, raramente al di sopra delle righe. Un dramma imbevuto di un tormento profondo e sordo, una nausea costante causata dall’ambiente che circonda la protagonista. La freddezza e la gelida disillusione di Cassie donano al film una attenuata, ma non debole, spettacolarizzazione della sofferenza capace di acuire la forza della protagonista e dell’opera. Poche figure godono della fiducia della ragazza, perché la realtà circostante è radicalmente marcia: solo nel finale, la regista costruisce una efficace sintesi di dolore e (minima) speranza di cui abbiamo bisogno, donandoci una conclusione dolorosa, vendicativa e catartica per un film dove le possibilità di redenzione dei personaggi sono estremamente rare.

Silvio Gobbi

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