Col finire delle festività la ripresa della didattica in presenza è tornata oggetto di discussione, soprattutto per via della scelta di alcune regioni – fra cui le Marche – di rinviare la riapertura delle scuole.
“Indubbiamente è da considerare che l’aula scolastica rappresenta, di per sé, un luogo di assembramento, al di là del quantitativo di persone che ospita, senza contare che un buon numero di studenti usufruisce dei mezzi di trasporto per raggiungere la propria scuola”, afferma Leonardo Simoncini, liceale al “Filelfo” di Tolentino e presidente della Consulta provinciale degli studenti di Macerata, nonché vicepresidente del Coordinamento regionale. “Confrontandomi coi miei coetanei – dice -, ho constatato quale sia il reale pensiero degli studenti, che differisce di gran lunga dalle critiche sollevate alla Regione dopo il comunicato del prosieguo della Dad/Ddi. Oltre alla preoccupazione dei Dirigenti nella gestione di una massa così ingente di studenti a seguito di richieste come quella del doppio turno con tempistiche e modalità discutibili, ho notato quanto i giovani, temendo di essere oggetto e causa di contagio, non vogliano rientrare a scuola prima che la situazione si sistemi. Mi sento dunque in dovere di difendere la scelta lungimirante della Regione Marche e di affiancare la mia generazione, oggetto di sconsiderate critiche dopo lo svago estivo, che sta dando un’ulteriore dimostrazione di maturità, rinunciando alla fondamentale socialità scolastica per il bene della comunità, con la speranza che si possa tornare quanto prima alla normalità”.
“La modifica degli indici Rt e il conseguente cambiamento dei parametri per far slittare la regione in zona arancione o rossa ha messo in crisi tutto il lavoro svolto settimana per settimana per programmare il ritorno in classe in sicurezza”, sostiene Andrea Sebastianelli, presidente della Consulta provinciale di Pesaro-Urbino e presidente del Coordinamento regionale. “Il lavoro svolto è stato senz’altro ingente ma purtroppo il virus si è rivelato un problema ancora più grande dei nostri sforzi. Tutti stanno facendo sacrifici ed è giusto che li faccia anche la comunità studentesca, a patto però che si torni a discutere della scuola come organo fondamentale della nostra Repubblica, quando ci sarà la possibilità. Infatti il sistema scolastico in questa emergenza è stato tirato in causa solo per polemiche e dibattiti politici dopo anni in cui è stata lasciata in disparte”, conclude Sebastianelli.