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Feste in “zona rossa” con i film di Natale che non ti aspetti

È alle porte il primo Natale condizionato dal Covid-19, da vivere in modo differente: la festa fatta di luci, regali scambiati, cerimonie religiose, una ricorrenza così importante, cambia il suo usuale volto. La festività ha ispirato, nel tempo, ogni forma d’arte, cinema compreso: quante storie sono state realizzate su questo tema. Molti film stereotipati, ed altri differenti, più rari, dai risvolti inaspettati. E dato che ci ritroviamo in una situazione inedita, parliamo di alcune di queste pellicole dove il Natale è differente dal solito. Una festa che dovrebbe riconciliare ogni essere umano, renderci tutti più buoni, può trasformarsi in un catalizzatore di intolleranza, come vediamo nel film La prima pietra, (Rolando Ravello, 2018). Un preside cattolico, ammiratore di Sant’Agostino, cerca di imbastire una babelica recita natalizia scolastica, in modo da fondere cristiani, musulmani, ebrei, buddisti ed ogni religione del mondo per non ricevere le lamentele dai genitori. Ciò genera il caos, ed un piccolo incidente diventa l’occasione per l’esplosione ed il crollo, tra una gag e l’altra, del falso rispetto nei confronti del prossimo. Ma questi adulti possono essere ipocriti anche tra consanguinei, come dimostrano i personaggi di Parenti serpenti (Mario Monicelli, 1992): il maestro realizza una commedia aspra inserita nella cornice natalizia, dove dei fratelli, all’apparenza amorevoli, in realtà non vogliono prendersi a carico i genitori anziani, litigano e fanno di tutto per scaricarli ognuno all’altro. Personaggi che odiano e si odiano, capaci di manifestare tutti i più comuni difetti, come la falsità ed il tradimento: Monicelli prosegue sulla scia dell’amarezza del suo film spartiacque, quando quel borghese “piccolo piccolo” ci ha insegnato che dei difetti degli italiani non si può più ridere. Rancori mai sopiti, e sotto le feste possono manifestarsi in maniera più amplificata, quando si è costretti a pranzare con dei parenti da evitare. Tanto vale, allora, trascorrere il Natale con nessun parente, e passarlo con qualche vecchio amico, organizzando una partita a poker, come nel film Regalo di Natale (Pupi Avati, 1986). Ma anche qui, l’occasione si trasforma in un regolamento di conti, dove le vecchie ostilità latenti tra i protagonisti trovano sfogo nelle carte, nei milioni giocati. Una commedia essenziale, dove i pochi richiami natalizi sono legati a qualche atmosfera abbozzata: un alberello illuminato, fuori dalla casa dove si gioca, quasi a significare che il Natale c’è, ma è esterno a quelle mura, non è entrato nella vita dei protagonisti. Un Natale presente ma lontano, cupo nel profondo, come in Eyes Wide Shut, l’ultimo film di Stanley Kubrick (1999). Opera incentrata sulla crisi di una ricca coppia newyorkese che trova sfogo nella ricerca di una esperienza proibita, tra orge massoniche e morti misteriose. In questo film, il Natale è rievocato in ogni dove, con ogni luce, ma non può penetrare nel buio dei protagonisti, nemmeno nel grande negozio di giocattoli, dove la loro bambina, felice, salta tra un balocco e l’altro. I genitori, ancora in crisi, indifferenti all’atmosfera creata da tutti quei giocattoli, trovano la soluzione per tornare felici: tornare a fare sesso, quello è il regalo che devono farsi per tentare di recuperare il loro rapporto. Ma Santa Claus può anche passare senza portare doni, come nelle celle di Brazil (Terry Gilliam, 1985), opera surreale, kafkiana e orwelliana. Il signor Helpmann vestito da Babbo Natale, sulla sua sedia a rotelle, tenta di far redimere il povero protagonista, Sam Lowry, incarcerato dal distopico regime: un finto evergete, può solo portare false speranze a chi non può essere liberato ed è già condannato dal principio (ogni dono è negato). Ecco qui, cinque esempi di non convenzionali atmosfere natalizie: autori che hanno visto nella luce di questa festività quell’ombra sempre portata dall’uomo, ed hanno innestato le loro idee surreali, cupe, divertenti e amare, nella festa più famosa dell’anno, ottenendo dei risultati che, a prescindere dai gusti, non lasciano mai indifferenti.

Silvio Gobbi

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