Silvia Francucci, insegnante di professione, sportiva per passione. Prima il volley, poi la scoperta del triathlon, dove tre discipline – nuoto, corsa e bike – si fondono in una. Ci racconta lei stessa questa nuova esperienza da triatleta.
Silvia, da quanto pratica il triathlon?
“Da poco più di un anno…”.
Dopo la pallavolo, come si è avvicinata a questa disciplina?
“Ho giocato a pallavolo per molti anni, riuscendo a portare con me questa passione anche nella vita universitaria, quando ho avuto modo di giocare sia allenandomi con una squadra locale, sia organizzando allenamenti di gruppo con amici. Durante l’estate e nei momenti di stop dagli allenamenti e dalle partite ho sempre continuato ad allenarmi, in modo particolare durante il periodo universitario, perché (fortunatamente!) non riesco a non fare (sport)! Ho iniziato con la corsa, in maniera autonoma e del tutto disinteressata, poi un incontro magico ha fatto il resto, cambiando la rotta della vita, anche di quella sportiva! Quando il mio ragazzo – che già praticava mountain bike e triathlon – mi ha descritto questo mondo, ho subito pensato e capito che poteva essere lo spazio perfetto per coltivare, insieme e senza doverne selezionare una, vecchie e nuove passioni sportive che per diverse ragioni non avevo mai preso o ripreso in considerazione”.
Come descriverebbe il triathlon?
“Una palestra per la “duttilità” e la tenacia, perché esige il confronto costante anche e soprattutto con la disciplina che meno ti si addice (che per me è la corsa). E’ un mix perfetto che, se da un lato chiede di metterti costantemente in gioco, dall’altro concede a te il lusso di scegliere il gioco, allontanando il rischio della noia e dell’abitudine”.
E’ iscritta con una società sportiva?
“Sì, l’Asd Iron Beat Triathlon Team. Mi ha accolta e la ringrazio ancora una volta per questo dono. Parliamo di un gruppo di amici accoglienti e solidali sparpagliati per l’Italia, ma sempre pronti ad esserci e sostenersi col tifo e col cuore. Il piano degli allenamenti e gli obiettivi li penso con e grazie al mio ragazzo Giorgio che è preparatore atletico di professione”.
Partecipa anche a manifestazioni?
“Lo scorso anno ho affrontato il mio primo triathlon: ho scelto la distanza breve (anche detta “sprint”, ovvero: 750 m di nuoto, 20 km di bici e 5 km di corsa) e ho deciso di giocare “in casa”, iscrivendomi al Deejay TRI di Senigallia. È stata un’esperienza tanto nuova quanto motivante: il cuore in gola delle prime bracciate in acque libere si è presto trasformato in grinta e voglia di vivere con gioia quella che è stata poi, a tutti gli effetti, una festa di sport. Quest’anno invece ho scelto di ripartire, assieme alla mia squadra, con il 1° Civitanova Triahlon di domenica 6 settembre: una bellissima manifestazione che ha chiamato a raccolta anche diversi atleti paralimpici di rilevanza nazionale a caccia di punti per le prossime Olimpiadi”.
Nel futuro?
“Voglio lavorare per poter costruire solide basi in vista di un olimpico (1,5 km di nuoto, 40 km di bici e 10 km di corsa) e, perché no, di un mezzo Ironman (1,9 km di nuoto, 90 km di bici e 21 km di corsa). E questo perché, parafrasando il testo di una potentissima canzone, io credo che tu sia tutti i TUOI limiti che superi! L’importante è mettersi in gioco sempre, che è poi anche l’unico modo per non recintarsi volontà e possibilità”.
Ci sono altri settempedani che praticano questa disciplina?
“Sì, so di alcuni ragazzi (e purtroppo non di ragazze!) che la praticano. Oltre alla fama e alle gesta di Alberto Cambio, conosco Jacopo (Cialoni; ndr), un triatleta settempedano che si prepara per l’Ironman del prossimo anno in Svizzera. Buon cammino, Jacopo!”.
Nei prossimi giorni proporremo anche l’intervista già realizzata a Jacopo Cialoni.