Le associazioni Help Sos salute e famiglia, Croce rossa, Avis, Caritas e Tribunale per i diritti del malato hanno organizzato, alla vigilia del voto, un incontro sul futuro della sanità locale: “Dal no profit un impegno per la sanità dell’alto maceratese”. Sono intervenuti, su invito, alcuni candidati del territorio che sono in corsa per le prossime Regionali: Sandro Bisonni di “Rinasci Marche”, Giovanni Chiarella di “Marche coraggiose”, Flavio Corradini della lista formata da Italia viva, Psi, Demos e Civici Marche: tutti in appoggio al candidato presidente Maurizio Mangialardi; Tiziana Gazzellini di Fratelli d’Italia, che sostiene il candidato presidente Francesco Acquaroli; e Barbara Salcocci della lista “Dipende da noi”, che propone Roberto Mancini come presidente. All’incontro, svoltosi al cinema “San Paolo”, erano stati invitati pure altri candidati consiglieri, in rappresentanza di liste e forze politiche diverse, ma non sono potuti intervenire.
Il confronto si è sviluppato attorno a un documento che le associazioni promotrici avevano – in anticipo – sottoposto ai partecipanti per riflettere su una “sanità che ha bisogno di una profonda riconversione”, sull’ipotesi di ospedale unico provinciale e su alcune questioni più specifiche riguardanti la struttura ospedaliera di San Severino. L’obiettivo delle associazioni promotrici era proprio quello di sensibilizzare i rappresentanti del territorio su alcune questioni da risolvere per il bene dei cittadini. Come ad esempio il problema di un Cup inadeguato per i bisogni di malati e anziani (specie i meno abbienti) e delle lunghe liste di attesa, che riguardano sia la diagnostica che tutte le prestazioni specialistiche ambulatoriali. Punto essenziale, questo, unitamente a una maggiore attenzione verso l’ambiente, per attuare una buona politica di prevenzione. Inoltre, le stesse associazioni hanno organizzato il dibattito perché desiderano avere un ruolo importante in tema di salute pubblica, benessere della persona e buona gestione delle risorse pubbliche, svolgendo una funzione di vigilanza sui servizi e di informazione nei confronti dei cittadini. “L’aspirazione – hanno detto i promotori – è quella di essere in rapporto con chi si occupa del bene comune ed esercitare in qualche modo una sorta di partecipazione alla governance. Per questo abbiamo molto apprezzato chi si è detto disponibile a rimanere in contatto con noi e anche approfondire le problematiche che incontriamo proprio nell’esercizio del nostro quotidiano impegno di volontariato”.
Ecco alcuni passaggi dei singoli candidati.
Sandro Bisonni
Ha esordito dicendo che il suo partito (i Verdi; ndr) ha fatto vedere che “si vuole cambiare” perché è stato fatto saltare il candidato naturale (Ceriscioli) con un altro nome (Mangialardi). Poi ha detto che è da rivedere il Decreto n.70 del 2 aprile 2015 (Regolamento recante definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza sanitaria) per cambiare i parametri in esso previsto perché penalizzano il nostro territorio. Quindi, ha precisato che il nuovo Piano sanitario regionale non prevede un ospedale unico per la nostra provincia, ma un ospedale nuovo a Macerata e una rete di ospedali di base (Civitanova e Camerino-San Severino). Infine, ha ricordato i suoi 47 atti istituzionali, tra proposte di legge, mozioni e interrogazioni, prodotti in materia socio-sanitaria durante i suoi 5 anni da consigliere regionali.
Giovanni Chiarella
Ha proposto di aprire un “tavolo” con tutti gli enti e i soggetti interessati per garantire un servizio sanitario che deve essere ancora più vicino ai cittadini, a partire da uno sviluppo dei servizi territoriali di prevenzione e di cura, sociali e sanitari. “Dovremo essere attenti a utilizzare al meglio i fondi del Recovery Fund, gli 8 miliardi destinati alla Regione Marche, e si dovrà risolvere l’anomalia della famosa Determina che è stata sospesa e non annullata”. Determina che rappresenta una spada di Damocle sul futuro di Oncologia, Radiologia e Hospice dell’ospedale di San Severino. Chiarella ha poi ribadito che devono esserci tempi certi per la diagnostica e che occorre potenziare i servizi di pronto soccorso, anche notturno, nonché l’assistenza domiciliare. Infine, l’idea dell’ospedale unico va superata puntando su un’efficiente rete di ospedali territoriali”.
Flavio Corradini
“Serve riqualificare la sanità per difendere un diritto fondamentale del cittadino, potenziando quella pubblica con un rapporto chiaro e trasparente nei confronti della sanità privata”. Poi, ha affrontato il problema del personale sottorganico, “una situazione pericolosa”. “Bisogna allargare il numero degli studenti che vogliono accedere a Medicina, evitando il numero chiuso. Le università oggi ne formano 1 su 8, troppo pochi. Bisogna ricorrere anche all’utilizzo di strutture digitali: gli anziani vogliono vivere e curarsi nelle proprie abitazioni. Pertanto vanno potenziate la telemedicina e la telefarmacia. L’ospedale unico? Sono contrario, qui non può funzionare, occorre una rete di ospedali che copra il territorio”. Infine, ha detto: “Il centro Covid di Civitanova è dotato di apparecchiature di primissimo livello: con quelle potremmo potenziare le strutture del territorio”.
Tiziana Gazzellini
Ha partecipato solo al primo turno di interventi, lasciando poi la riunione per un altro impegno. “Mi sono candidata per mettermi al servizio del territorio, dal nord al sud delle Marche, ma specialmente per il nostro entroterra, fortemente colpito dal sisma. Ho vissuto di recente, in ambito sanitario, l’esperienza di mia madre malata e ho visto che tante cose non funzionano, vanno cambiate. E soprattutto ho capito che nessuno deve essere lasciato solo”.
Barbara Salcocci
Ha messo subito l’accento sulla proposta di cambiamento di metodo che il suo Movimento sostiene per dar vita a una nuova progettualità in materia sanitaria. “La pandemia da Covid- 19 ha evidenziato l’inadeguatezza della politica regionale e nazionale in materia di salute pubblica, capace di mortificare e smantellare la nostra sanità. E’ necessario potenziare i servizi sanitari territoriali, puntare a una Rete di prevenzione e garantire un accesso tempestivo alla diagnostica. Fondamentale è l’assistenza domiciliare, mentre l’ospedale unico non serve, basta far funzionare meglio quelli che esistono già, sia nelle singole prestazioni, sia nei servizi offerti. Diventiamo attori del cambiamento – ha concluso –, partecipiamo insieme in maniera organizzata. La politica ha trascurato i problemi della gente e del territorio. Per cambiare molto dipende da noi”.
Foto di Luciano Serini