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Il marchese Luzi
Il marchese Gianfranco Luzi

Gli amici ricordano Gianfranco Luzi, marchese di Votalarca

Lo scorso 22 maggio è morto al Torrette di Ancona il marchese Gianfranco Luzi. Aveva 83 anni e risiedeva a “Villa Luzi Votalarca”, a Passo di Treia, dove aveva dato vita anche al noto agriturismo “Il vecchio granaio”. Ed è proprio in questa villa che oggi, domenica 31 maggio, lo hanno commemorato parenti e amici.

La sua famiglia ha profonde radici a San Severino e il marchese Gianfranco aveva avuto l’idea di trasformare il suo cinquecentesco palazzo Tinti in un albergo ristorante, proprio nella nostra Piazza del Popolo. Un palazzo con tante storie, fatti e personaggi che meriterebbero un libro intero.

Di recente – era il 2017 – il segretario nazionale di Forza Nuova, Roberto Fiore, inaugurò qui – per gentile disponibilità del marchese Gianfranco – la prima sede settempedana del partito, intitolandola proprio a suo padre, il professor Giancarlo Luzi, docente all’università di Bologna, ucciso a guerra terminata nel maggio del 1945. Quel giorno c’era anche Valter Bianchi, allora dirigente di FN, che così ricorda il marchese Gianfranco: “E’ stato sempre una ‘vecchia guardia’, pronto a dare una mano e sostenere quei ‘camerati’ in difficoltà”.

Schietto e affettuoso anche il ricordo del senatore maceratese Luciano Magnalbò: “Tutti quelli che l’hanno conosciuto sono rimasti colpiti dalla sua personalità e intelligenza speciale”.
Il marchese Gianfranco Luzi “ricordava sempre con scanzonato orgoglio – scrive l’avvocato Magnalbò – che i suoi antenati erano “pecorari” dovuti scendere nel ‘400 da Visso a San Severino per qualche malefatta, ruvidi ma ricchissimi, e quasi subito inseriti nella vita amministrativa della città, in quella casta ereditaria e dominante creata dagli statuti comunali che lo studioso Bandino Zenobi qualificò come nobiltà di reggimento; e raccontava anche la storia della Beata Marchesina, una fanciulla della famiglia Luzi del XVI secolo, violentata e uccisa dal fratello Mariotto lungo la strada impervia e montana delle grotte di Sant’Eustachio: Mariotto fu privato dal Comune di tutti i beni, ma i Luzi – e qui Gianfranco rideva – pagarono, così i beni furono restituiti. Poi nel corso dei secoli la cultura entrò in famiglia e nel 1756 troviamo un Luzi laureato in utroque giudice tutelare in Sanseverino. Ma la nuova grande ricchezza venne in epoca napoleonica con l’acquisto da mense ecclesiastiche di larghe estensioni di terreno lungo il Chienti, praticamente da Berta a Passo Treia, in unione al titolo marchionale, patrimonio poi ampliato nella seconda metà dell’800 dal senatore del Regno Carlo Luzi, ben tratteggiato da Libero Paci nella sua monografia sul Foglietti”.

 

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