L’azienda Ralò, presente sui mercati internazionali con il marchio Castellino, ha continuato a lavorare anche in regime di lockdown, seppur a ritmi molto ridotti, facendo parte del settore alimentare (olive, specialità sottolio, sughi, creme…). Così abbiamo intervistato il titolare Francesco Lombardo per inquadrare il punto di vista di un imprenditore sul difficile momento che stiamo vivendo.
A maggio si riparte, ma quali scenari avremo di fronte?
“Dopo quella sanitaria, saremo costretti a fronteggiare l’emergenza economica, tutt’altro che semplice. Penso che il presente non ci debba appartenere. Per il mio Paese, mi auguro che da un’esperienza così drammaticamente negativa si possa ricavare un tesoro per il futuro. Il popolo italiano ha sempre mostrato spirito di sacrificio e impegno. Sono sicuro che anche in questo caso ne uscirà migliore di quello che era prima”.
Cosa si aspetta, in particolare, dalle istituzioni, dalla classe dirigente?
“Siamo ammalati di burocrazia, dobbiamo guarire anche di quello… Inoltre, dalle Istituzioni mi aspetto una straordinaria iniezione di investimenti sulle infrastrutture di ogni genere e in ogni settore: dalle telecomunicazioni digitali alle vie di comunicazione, dalle scuole alla ricerca, fino alla sanità. Le città hanno bisogno di essere aggiornate, salvaguardando però il loro patrimonio storico e architettonico. Riusciremo così a riportarle al loro antico splendore”.
Come immagina quindi l’Italia impegnata nella ripresa economica?
“Un immenso cantiere a cielo aperto! Questo ci darebbe una grande spinta e riaccenderebbe il motore. Dovremo imparare a riconoscere e aiutare i più deboli, quelli che non avranno di che vivere, quelli che avranno perso la speranza e che non vedono il loro futuro. Ma col tempo dovremo star bene attenti…”.
Perché?
“Molte persone devono anche imparare a perseguire il dovere prima di vantare un diritto. Non possono esserci diritti senza doveri”.
Le sue speranze o desideri per il futuro?
“Vorrei poter guardare i nostri futuri debiti, che il Governo italiano sta contraendo, come il giusto investimento, cioè che siano stati utilizzati per interventi strutturali, strategici, e non meramente di tipo assistenziale. Il mio vero sogno nel cassetto è vedere l’Italia come il giardino del mondo. Un’Italia nuova, consapevole della sua storia e, al tempo stesso, contemporanea, pronta ad affrontare le ardue sfide che ci attendono nel futuro. Voglio un’Italia moderna”.
E’ ottimista o pessimista?
“Sono un piccolo imprenditore e per mia abitudine, per mia indole, sono positivo, guardo sempre il bicchiere mezzo pieno. Quindi sono convinto che tutti insieme possiamo migliorare. Diamo spazio ai giovani, impegniamoci con loro per insegnargli, attraverso i nostri errori e la nostra esperienza, il giusto cammino per un futuro migliore”.