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L'area verde in questione
L'area verde com'era prima

Centrosinistra: “Si rifletta bene prima di vendere quell’area”

Il Comune ha in programma la vendita di un’ area verde pubblica di 2 mila e 650 metri quadrati al rione Settempeda (accanto all’ex Cervigni abbigliamento). Un privato vi realizzerebbe un parcheggio a servizio di un’attività commerciale, presumibilmente un supermercato. Prezzo per l’acquisto 300.000 euro, a fronte di un valore di mercato di circa 130.000 euro. In più a carico del privato ci sarebbero 50 mila euro di lavori per la pedonalizzazione dell’area riservata e per altre opere a favore del quartiere. I soldi ricavati dalla vendita verrebbero utilizzati per il miglioramento dei Giardini pubblici “Coletti” che necessitano di un’importante opera di manutenzione. Hanno votato a favore dell’alienazione tutti i consiglieri di maggioranza e Panicari, si è astenuto Borioni, mentre Cruciani non ha partecipato alla votazione.

Di seguito pubblichiamo la nota del “Centrosinistra per San Severino”.

Nell’ultimo Consiglio comunale sulla delibera dell’alienazione dello spazio verde nel rione Settempeda e sulla conseguente variazione di destinazione d’uso, il gruppo Censtrosinistra per San Severino, rappresentato dal consigliere Francesco Borioni, si è astenuto perché si è ritenuto che tale argomento meritasse maggiore chiarezza e trasparenza da parte dell’Amministrazione. Abbiamo chiesto dettagli e spiegazioni, non ne abbiamo avute: il minimo che si potesse fare era astenersi dal prendere precipitosamente una decisione definitiva e impattante per la città.
E’ bene precisare in via generale che – interessi economici a parte – le aree verdi non sono spazi superflui. Rappresentano una risorsa fondamentale per la sostenibilità e la qualità della vita in città. Oltre alle note funzioni estetiche e ricreative, esse contribuiscono a mitigare l’inquinamento delle varie matrici ambientali: aria, acqua, suolo. Svolgono un ruolo fondamentale e poi, non meno importante, appartengono alla comunità, sono parte integrante del valore delle aree residenziali in cui questa di sviluppa. Nello specifico l’area del rione Settempeda è il biglietto di ingresso della nostra città, e come se non bastasse si trova in una posizione cruciale: sulla via provinciale, a due passi da un ponte dell’ Intagliata dai risaputi limiti in termini di sicurezza e funzionalità. Al proposito non risulta che sia stato chiesto un parere all’Anas, ente gestore della strada 361, per conoscere se la vendita dell’area potesse impattare negativamente e in maniera irreversibile sull’ampliamento e l’urgente messa in sicurezza del transito pedonale.
Quindi se proprio dovesse essere sacrificata, almeno che lo sia per ottenere un miglioramento per la comunità, per una ragione più che concreta.
Date le dimensioni, si ipotizza (e certo, perché dichiarato sull’operazione commerciale che sta dietro a questa storia non c’è nulla) che debba svilupparsi un’attività imponente. Ciò è dimostrato dalla disponibilità economica messa in campo per la proposta di acquisto dell’area. Al di là di sterili polemiche sul chi e cosa, perché per una volta non ci si sofferma a ragionare sul come? Serve così fortemente un parcheggio proprio in quell’area? I capannoni in disuso adiacenti non potevano fungere da parcheggio multipiano? E soprattutto è stata vagliata la possibilità di realizzarlo sotto il livello di strada mantenendo in superficie una copertura verde, come avviene in tutte le città d’arte che si rispettino? E la nostra lo è sicuramente. Oltretutto qui si vuole eliminare un’area, sottraendo alla collettività i benefici che questa porta con sé, senza definire in via netta le opere compensative a favore della comunità su cui tale intervento insiste. Stiamo parlando, è bene ricordarlo, di un quartiere trasformato, snaturato dal recente terremoto che ha visto ridisegnare il suo tracciato urbano e sociale, già privato in passato di altre aree verdi: a questa comunità andrebbe restituito per prima il beneficio di questa operazione. Emerge, e va tenuta in considerazione, la necessità di ristabilire occasioni di contatto e relazione trai suoi abitanti ed ex abitanti, locali di riunione e di continuità delle abitudini e tradizioni. In ultima istanza, non possiamo esimerci dalla riflessione sull’impatto di un nuovo e imponente impianto commerciale. Va bene lo sviluppo economico e commerciale, ma occorre che l’amministrazione vigili in maniera attenta, è un suo dovere, che ciò non avvenga a discapito delle altre aziende presenti in città, col rischio di generare una ricaduta occupazionale. Nei settori a cosiddetta bassa marginalità l’esasperata concorrenza si riflette inevitabilmente sui lavoratori e sui fornitori.
San Severino Cambia, ormai è certo… e cambia anche il suo aspetto… ma quella che non cambia mai è la logica di fare prevalere la cassa alla valorizzazione del patrimonio, tra l’altro in un periodo in cui la “cassa comunale” è in ottima salute come non mai.

Il Centrosinistra per San Severino

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