Ospitiamo volentieri una riflessione dell’architetto Luca Maria Cristini sulla sorte di antichi luoghi di culto dopo le gravissime ferite inferte dal terremoto.
La vicenda della chiesa di San Giovanni a Macerata e le relative polemiche sono sintomatici di una mancanza di programmazione.
Del Piano anticipato con grande eco nel febbraio 2018, poche settimane prima delle elezioni, non si è avuta più notizia.
La scelta del “museo diffuso” fatta dopo il sisma di un ventennio fa è ancora valida?
Il patrimonio culturale è/sarà ancora una risorsa strategica per il turismo?
Organizzato dal Pontificio consiglio per la cultura e dalla Cei si è tenuto a Roma, il 28 e 29 novembre scorso, il convegno internazionale dal titolo: «Dio non abita più qui? – Dismissione di luoghi di culto e gestione integrata dei beni culturali ecclesiastici».
Il tema è di grande rilievo per le implicazioni che porta con sé in molti campi: da quello giuridico, canonico e civile, a quello sociologico, da quello relativo agli aspetti economici a quello di un riuso compatibile e decoroso.
Questo tema era di strettissima attualità nelle nostre terre già prima di quel 24 agosto 2016 e sempre più lo sarà, allorché si dovrà affrontare la questione di cosa fare delle centinaia di chiese distrutte o rese inagibili dal sisma. Credo che, a monte di una pianificazione della loro ricostruzione, sarebbe utile affrontare e riflettere su questa ormai ineludibile questione.
A parte alcuni piani-stralcio che dovevano far fronte alla riapertura immediata di luoghi di culto strategici e con pochi danni (slogan: “Una chiesa per Pasqua” e “Una chiesa per comunità”), oggetto di ordinanze commissariali tardive e con pochissimi cantieri attivati, nulla sembra muoversi…
La conservazione di quel “Museo diffuso”, che ha ordinato la ricostruzione post simica del 1997, è un assunto oggi superato oppure no? La filologica ricostruzione “dov’era, com’era” è il modello sulla base del quale orientare i progetti oppure si può intervenire con un atteggiamento più in linea con i nostri tempi, almeno su quanto è ormai ridotto allo stato di rudere? Si andrà a una musealizzazione spinta dei beni storico artistici? È bene organizzarsi per una fruibilità dei depositi, come ha suggerito in una recente intervista la consigliera del Ministro per i Beni culturali Daniela Tisi?
Queste sono, a mio avviso, le domande cui vanno date immediate risposte, almeno prima di affrontare quella ricostruzione del nostro patrimonio di Fede e Arte, che inevitabilmente ci vedrà impegnati per lunghi anni, evitando che la scelta possa essere affidata al peso che possano avere singoli ‘gruppi di pressione istituzionale’, campagne elettorali locali, nazionali o europee, congiunture astrali…
Luca Maria Cristini