Il “nostro” Silvio Gobbi, attento osservatore del panorama cinematografico, ci racconta questa volta un’opera teatrale che ha riportato in terra maceratese un grande protagonista della scena italiana: l’attore e regista Moni Ovadia.
Ecco il suo articolo.
Le tentazioni del demonio fanno parte dell’immaginario mondiale, un tratto antropologico comune ad ogni etnia. Da popolazione a popolazione, da periodo a periodo, ogni civiltà è stata affascinata, ed al contempo spaventata, dalle storie, dalle favole, riguardanti gli inganni del maligno. Dai racconti biblici alle trasposizioni artistiche di ogni fattezza, ogni epoca ha partorito le proprie leggende in merito. Questi racconti non si esauriscono nel passato a loro contingente, ma hanno una carica che dura fino ai nostri giorni. Lo stesso vale per Histoire du Soldat: dinamica opera musicale, realizzata nel 1918 da Igor Stravinskij. Il compositore russo, al tempo residente in Svizzera, viveva un periodo di forti ristrettezze economiche, tali da costringerlo a realizzare uno spettacolo con pochi strumenti e attori, itinerante, capace di intrattenere il pubblico di borgo in borgo (e di fare cassa). Fu così che, insieme al librettista Ramuz, realizzò l’Histoire: protagonista della vicenda è Joseph, un soldato in licenza, costantemente ingannato dal demonio sotto vari travestimenti. Il demone gli propone ogni volta uno scambio, un affare agli avidi occhi dell’umano, ma in realtà è sempre una fregatura. Ad ogni incontro, il soldato viene soggiogato dal maligno: egli cade sempre nei tranelli del Male, il quale lo priva, di volta in volta, di ciò che gli è veramente caro (dal suo violino alla principessa). Dopo una serie di scontri e tranelli, alla fine il demone avrà la meglio: il soldato si troverà solo, senza più nulla, senza più anima, eternamente soggiogato dal Male.
A distanza di cento anni, quest’opera è ancora efficace. Una favola in musica, vicina al mito di Faust: il nostro soldato, come il personaggio di Goethe, perde tutto ciò che ha di caro per colpa della sua umana avidità. Questo “show itinerante”, estremamente dinamico, minimo nella composizione (solo sette strumenti e tre attori per interpretare la figura del narratore, del soldato e del diavolo), è capace di mescolare musica e narrazione in una crasi innovativa, dove parole e note contribuiscono alla piena riuscita del prodotto nel suo complesso. Un nuovo modo di rappresentare la storia di un uomo qualunque, reso cieco da una serie di desideri irrealizzabili e distruttivi. Un tòpos efficace ancora oggi, tanto da essere riproposta una nuova versione, riadattata da Guido Barbieri e interpretata dall’eclettico attore e regista Moni Ovadia. Un connubio efficace, presentato la mattina del 22 novembre al teatro Lauro Rossi di Macerata. Questo matinée ha visto la partecipazione di molti istituti di istruzione superiore e dei ragazzi dell’Accademia di Belle Arti di Macerata. Fin da subito, il pubblico è stato catturato dall’esecuzione, i giovani presenti hanno seguito con attenzione e silenzio l’Histoire. La precisa esecuzione della Mach Ensemble ha funzionato con la performance istrionica di Ovadia. Il noto attore ha interpretato con naturalezza e abilità i tre ruoli a lui affidati: narratore, soldato Joseph e demone. L’ora è passata velocemente e, terminato lo spettacolo, i calorosi applausi hanno sancito la riuscita della performance. Ma non è finita qui. Dopo i ringraziamenti di Barbieri, dell’assessore Stefania Monteverde e di Daniela Gasparrini, presidente di “Appassionata” (associazione musicale promotrice dell’evento), il maestro Ovadia si è intrattenuto dialogando con gli studenti presenti. Molti sono stati gli interrogativi posti all’autore, il quale ha risposto con piacere e senza la spocchia dell’intellettuale “impegnato-elitario”. Nel suo discorso ai giovani, Ovadia ha sottolineato come la favola da lui narrata sia ancora molto attuale. Quanto, ancora oggi, dopo aver passato orrori dettati dalla sfrenata voglia di potere dell’uomo, l’avidità e l’egoismo siano gli unici e veri mali, dai quali scaturiscono tutte le disgrazie del tempo: «Siamo circondati dal consumo, e abbiamo trasferito alla merce il valore della vita: la vita è diventata una merce. Più prendiamo, più vogliamo. Si è presi dal commercio: si pensa soltanto alla propria ricchezza, non all’aiutare il prossimo. Invece, è solo aiutando il prossimo che ci si arricchisce dentro. Se sei ricco dentro, non sarai mai povero nella vita. Invece c’è la bulimia, la smania di avere tutto per sé. A voi giovani, che siete il futuro, dico che la vera libertà potrà esserci soltanto quando ci sarà l’uguaglianza tra gli uomini».
Silvio Gobbi