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"Tutto quello che vuoi"
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“Tutto quello che vuoi”: il bene della memoria

Tutto quello che vuoi di Francesco Bruni (2017) è il penultimo film della rassegna cinematografica settempedana dei “Teatri di Sanseverino”. Quest’opera è la terza prova alla regia per Francesco Bruni, e l’originalità della storia è tale da essersi aggiudicata il Nastro d’argento come Miglior sceneggiatura.
Il film narra di un giovane romano coatto e disoccupato, Alessandro (Andrea Carpenzano), che passa le sue giornate a bighellonare con i suoi amici altrettanto sfaticati. Il padre del giovane (Antonio Gerardi), esasperato dalla condotta del figlio, lo obbliga ad andare a lavorare come badante per un anziano poeta di nome Giorgio (interpretato dal grande regista Giuliano Montaldo), per insegnargli a darsi da fare nella vita. Dopo un inizio tentennante, dettato dalle differenze generazionali e dal principio di Alzheimer dell’anziano, i due personaggi instaurano un rapporto di profonda amicizia, fino ad arrivare ad un legame inscindibile.
Francesco Bruni, con questo suo terzo film sceneggiato e diretto interamente da lui (i suoi due precedenti lavori sono ‘Scialla! (Stai sereno)’, nel 2010, e ‘Noi 4’, nel 2014), è riuscito ad ottenere un’originale commedia italiana ben costruita, dove ha saputo dosare in maniera equilibrata sia il lato della regia che la forza della sceneggiatura (nessuno dei due aspetti predomina sull’altro). Inoltre, la pellicola è divertente anche per la spontaneità dei personaggi (il giovane Carpenzano entra bene nel suo ruolo e Montaldo è talmente naturale da sembrare veramente un simpatico signore con un principio di Alzheimer). Questo lungometraggio è la storia dell’incontro tra due generazioni estremamente differenti tra loro: quella del poeta Giorgio, di un lontano passato, fatta di povertà e di guerra, di amori non corrisposti e di comportamenti d’altri tempi; e quella di Alessandro, contemporanea, giovane e senza identità, indefinita e senza una ben precisa idea su come si svilupperà. L’amicizia tra i due protagonisti, all’apparenza caratterialmente opposti, farà da catalizzatore per la crescita del giovane turbolento: le frammentarie memorie dell’anziano, fatte di gioie e di dolori, faranno nascere in Alessandro l’embrione della maturità. L’anziano Giorgio è aiutato, volontariamente e involontariamente, da Alessandro nel ricostruire le proprie e confuse memorie. Una mente ricca di storie, ma sparse qua e là, nascoste tra luci e ombre, come il suo studio: una stanza buia, con le pareti piene di graffiti scritti dal poeta sulla sua vita, dall’infanzia alla vecchiaia. Alessandro, legandosi all’anziano, arriverà a capire fino in fondo l’importanza dei ricordi del suo vecchio amico, aiutandolo in questo viaggio a ritroso tra le sue memorie. Il giovane protagonista apprenderà l’importanza di imparare dall’esperienza di cui sono cariche le vecchie generazioni e dell’aiuto che i giovani possono dare agli anziani per ricostruire il passato (spesso confuso per via del tempo trascorso). Il film sottolinea come per la crescita dei più giovani sia fondamentale l’importanza della memoria di chi li ha preceduti: una memoria onnicomprensiva, che non riguarda solo la guerra e la povertà, ma l’intero insieme delle esperienze di una vita (sia positive che negative). Il regista vuole farci comprendere come la memoria sia un bene che tutti noi dobbiamo custodire, perché è quel bagaglio di esperienze del passato dal quale apprendere il più possibile, sia dagli errori che dai pregi, per maturare nel migliore dei modi.

Silvio Gobbi

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