di Alberto Pellegrino
Luigi Cristini un protagonista dell’architettura marchigiana del secondo ‘900
Ogni uomo non vive solo nel presente ma reca sulle spalle il patrimonio di un ricco passato, cui rimane profondamente legato, pertanto ognuno vive avvolto nel ricordo di una vita divisa tra realtà e sogno. E’ questo senz’altro il caso di Luigi Cristini (1929-2017) che ha attraversato la sua avventura umana lasciando una feconda testimonianza non solo come architetto ma anche come uomo ricco di umanità e di fantasia, pieno di curiosità culturale e d’ironia. Cristini ha vissuto una tumultuosa e rigogliosa esistenza, ricca d’incontri e di esperienze, di viaggi e di momenti creativi, spinto dalle ali della fantasia, dal fattivo realismo e dall’inquieta voglia di vivere. Ha vissuto da dandy gli anni spensierati della goliardia; è stato uomo di spettacolo e raffinato artista impegnato nella pittura e nella scultura con opere che le sue abili mani hanno saputo far nascere dal metallo e dal legno; si è distinto come appassionato e spericolato sportivo nel mondo dei motori, soprattutto nel Go kart e nel motocross, come collezionista e restauratore di auto e moto d’epoca, anch’esse forme di arte in un’epoca fortemente segnata dalla tecnologia.
Non va dimenticato il suo impegno civile a livello locale, diocesano, regionale e nazionale in tante istituzioni e associazioni culturali, sociali, sindacali, scolastiche, religiose, sportive e ambientali (in particolare in Italia Nostra e Quercia Amica); non va nemmeno sottovalutato il suo impegno politico come dirigente locale e regionale di partito, come consigliere comunale e consigliere della Regione Marche. Di pari passo si è sviluppata la sua attività di pubblicista accanitamente polemico ma sempre costruttivo, condotta per una migliore qualità della vita, per la difesa del paesaggio e del patrimonio artistico-architettonico su quotidiani, settimanali e riviste, in particolare su Marche 70 e Il mese, pubblicazioni che aveva contribuito a fondare e che sono state per molti di noi una palestra di giornalismo e d’impegno culturale, politico e civile.
Dopo un lungo e travagliato percorso universitario, nel 1962 arriva il momento della laurea in architettura presso l’Università degli studi di Firenze con una spettacolare tesi di laurea che ha fatto a suo tempo parlare il mondo accademico. Discepolo e assistente del prof. Libera, architetto rigorosamente razionalista, Luigi Cristini propone e realizza un progetto di un convento domenicano collocato nella Valle dei grilli e costituito da un unico blocco di cemento modellato all’esterno e scavato all’interno. Per l’occasione egli disegna diecine di tavole a colori, crocifissi e arredi interni, un insieme davvero monumentale. E’ lo stesso Cristini a commentare l’evento: “Libera era un grande architetto e mi fece da relatore alla laurea: io gli avevo progettato una comunità conventuale concepita come una scultura scavata in un cubo. Noi sappiamo calcolare solo l’architettura del tecnigrafo e non è quindi dimostrabile che un monolite cada. La mia era una scultura abitabile, misurata in sezioni disposte una ogni 25 cm. Libera non la capì, però mi diede 110 e lode. E poi mi volle come suo assistente”.
Ben presto Cristini abbandona l’insegnamento universitario e quello dell’Istituto Tecnico Statale “E. Divini”, per dedicarsi a tempo pieno alla professione di architetto, fortemente voluta e fatta crescere in quella provincia che ha voluto scegliere come sua dimensione vitale per restare legato alla gente e alla terra marchigiana dove sono vissuti i suoi avi, tutte le persone che ha amato e suoi amici più intimi, restando sempre fedele a quella cultura architettonica e urbanistica che voleva essere al servizio dell’uomo per rendere migliore la sua esistenza, avendo una precisa concezione dell’architettura: “Mi riporto a San Agostino che dice: la bellezza è lo splendore del vero”. Se l’architettura è vera e funzionale, è formalmente giusta. Esiste il brutto o l’errore, quando la preoccupazione formale maschera la funzione: questo perché non è lo specchio del vero…Esiste una filosofia che informa l’edificio come opera d’arte, anche se è difficile stabilire il limite esatto, come per tutte le opere d’arte. Le categorie necessarie sono quelle della pittura, più quelle della scultura, più quelle dell’architettura, dove le componenti sociali sono ineliminabili; l’architettura è il massimo dell’espressione artistica, in essa non ci può essere violenza alla funzionalità”.
Fedele a questa sua visione, Cristini fonda insieme all’arch. Paolo Castelli e altri professionisti il Gruppo Marche con sede a Macerata, che rimarrà per anni il più importante e creativo centro di ricerca e di realizzazione architettonica della regione. Nasce un originale “gruppo di progettazione” dove confluiscono varie competenze culturali e professionali di persone che hanno reciproca stima e sono disposte a sacrificare una parte della loro individualità a favore di una ricerca comune per raggiungere determinati risultati e affermare valori comuni come il confronto delle idee, l’apporto delle esperienze quotidiane, il metodo dialettico nelle scelte, una maggiore qualificazione professionale assicurata dal confluire di diverse discipline, tenendo sempre presente nella sua attività una prevalente funzione sociale. Per questo il gruppo non si limita a svolgere l’attività professionale, ma diventa una fucina d’idee riguardanti l’assetto territoriale, politico e sociale della nostra regione: nascono così il progetto della città regione, dei sei comprensori territoriali per le Marche, del nuovo assetto viario regionale che parte dalla costruzione della Pedemontana, una strada destinata a sanare gli squilibri regionali provocati dalla costruzione dell’autostrada a ridosso della costa. Non tutte queste idee che sono state seminate sono poi state realizzate: alcuni nostri sogni comuni sono caduti nel vuoto, ma alcune di queste idee sono ancora in circolazione ed è stato fondamentale averle pensate, diffuse e sostenute con tenacia.
In tanti anni il Gruppo Marche ha prodotto una quantità “mostruosa” di progetti nell’urbanistica pubblica (piani regolatori e programmi di fabbricazione), nell’architettura non residenziale (ospedaliera, assistenziale, scolastica, sacra, sportiva e ricreativa, alberghiera e ricettiva), nell’architettura residenziale pubblica e cooperativistica, nelle opere idrauliche e stradali, nelle opere di urbanizzazione, negli impianti tecnologici. Tra le opere realizzate vanno ricordate: il Monumento alla Resistenza di Macerata; gli ospedali di Macerata, San Severino Marche e Pollenza; gli asili nido di San Severino e Porto Sant’Elpidio, la Scuola Media di San Severino, la Scuola Elementare di Montelupone, Il liceo-ginnasio Rinaldini di Ancona, la Sede della Facoltà d’ingegneria di Ancona (in collaborazione con Claudio Campodonico); le chiese di Sassotetto (Sarnano) e di Casette Verdini (Pollenza), la ristrutturazione a museo dell’ex Convento di San Vittore alle Chiuse (Genga); la Banca Popolare di Sarnano e la Cassa di Risparmio di Fermo a Porto San Giorgio; gli uffici e i negozi dell’Immobiliare Sa.Me.Si. di Civitanova Marche e il centro Commerciale di Piediripa (Macerata).
Luigi Cristini ha chiuso un’esistenza ricca di opere e di esperienze, di affetti e di amicizie che lasceranno un segno nella sua città e nella nostra regione, rimanendo fino all’ultimo un protagonista.
Per questo mi piace chiudere questo ricordo con i versi che gli ho dedicato il giorno del suo ottantesimo compleanno: “In questa stagione/di passioni placate/ma ancora vive/stiamo alla finestra/mai rassegnati/a essere solo spettatori./L’amore è un albero intricato/che tende i suoi rami/con oscura ostinazione/a carpire il respiro/dell’universo./E noi andiamo con il sole/avvolti in sentimenti/che ci spingono/ad assaporare la vita/con pacata frenesia”.