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Home | Cultura | Feronia: mostra del Fai con le fotografie di Renato Bazzoni
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Renato Bazzoni
Renato Bazzoni

Feronia: mostra del Fai con le fotografie di Renato Bazzoni

Pubblicato da Redazione in Cultura 23 settembre 2017 1,479 Visite

di Alberto Pellegrino

La mostra Conoscere e amare l’Italia, allestita nel Teatro Feronia di San Severino (16 settembre-8 ottobre) racconta le trasformazioni del Paese attraverso le fotografie di Renato Bazzoni, uno dei fondatori del Fai. Secondo il curatore Alberto Saibene, la mostra non è solo un omaggio a Bazzoni, ma vuole anche proporre, attraverso le sue immagini, una riflessione su come eravamo negli anni Sessanta-Settanta e come la situazione si sia evoluta in meglio per quanto riguarda la tutela del paesaggio, dei beni culturali e dei centri storici, anche se ancora molto resta da fare.
Questa mostra, prima di arrivare a San Severino, è stata allestita a Milano, Sanremo, Orvieto, Perugia e Monza, registrando sempre un notevole afflusso di pubblico. L’esposizione è divisa in sei sezioni che comprendono 300 scatti che sono visibili attraverso un monitor sul quale scorrono le immagini di ciascuna sezione. Le immagini in mostra fanno parte di un corpus di circa 30.000 foto è stato donato al FAI dalla signora Carla Bazzoni dopo la scomparsa del marito Renato. In mostra è possibile prendere visione di un video-documentario dedicato a Bazzoni, a cura di Simone Pera e Alberto Saibene, nel quale sono state recuperate alcune rare interviste e le testimonianze di quanti l’hanno conosciuto, frequentato e apprezzato per la sua assoluta e fruttuosa dedizione al FAI.
Una delle sezioni è dedicata alle Marche con il titolo Un mare di colline e offre un ritratto della nostra regione tra gli anni Sessanta e Settanta, quando si stava verificando una profonda trasformazione su tutto il territorio regionale, con la costruzione di edifici fuori scala a ridosso dei centri storici, il degrado dei monumenti artistici, il traffico indisciplinato delle automobili. Nel tenere conto che attualmente la situazione è notevolmente migliorata, attraverso le immagini si mettono in evidenza i caratteri identitari dell’architettura locale e del paesaggio in un tessuto urbano che parte dai centri abitati, passa attraverso il susseguirsi delle colline per arrivare fino alle coste dell’Adriatico.
Renato Bazzoni (1922-1996) è stato un architetto che, dopo la laurea conseguita nell’Università degli studi di Milano, è stato assistente per diversi anni presso la cattedra di Composizione architettonica dello stesso istituto. Ha poi aperto uno studio professionale e negli anni Cinquanta, nel pieno della ricostruzione e del boom economico, ha progettato nel capoluogo lombardo edifici pubblici e industriali, alberghi, case, ospedali. La sua passione si è rivolta all’architettura rurale “creata dalla gente dei campi, delle montagne, delle coste” e questo l’ha spinto a girare l’Italia, in automobile e con la sua macchina fotografica, per documentare le testimonianze di un mondo contadino che andava scomparendo, le fattorie fortificate, le pievi e i castelli, i centri storici disseminati lungo la Penisola e assaliti dalla cementificazione e dal traffico per testimoniare le grandi trasformazioni socio-economiche che erano in corso nel nostro Paese.
Nel 1964 si è iscritto all’associazione Italia Nostra ed è stato il motore di Italia da salvare (1967), la prima grande mostra del nostro Paese che ha denunciato i disastri del dissesto ambientale e la rovina del patrimonio artistico. La mostra è stata un successo internazionale ed è rimasta in tour per cinque anni tra Italia, Europa e Stati Uniti, contribuendo a scuotere l’opinione pubblica di tutto il mondo, dopo l’alluvione di Firenze e l’inondazione di Venezia del 1966.

Nel 1975 Bazzoni è stato uno dei fondatori del Fondo Ambiente Italiano insieme con Renato Predieri, Franco Russoli e Giulia Maria Mozzoni Crespi che ne diventerà la prima presidente. Questa fondazione senza scopo di lucro, nata per valorizzare e proteggere l’arte e la natura del nostro Paese sull’esempio del National Trust inglese, diventerà un impegno totalizzante per Bazzoni che si metterà all’opera come tecnico del restauro di alcuni luoghi del FAI (il Monastero di Torba, i Castelli di Masino e di Avio), come organizzatore di conferenze e viaggi fino a quando Bazzoni muore improvvisamente il 9 dicembre 1996, lasciando un testamento morale di passione e d’impegno civile che il FAI ha fatto proprio negli anni che da allora sono trascorsi.

Nell’ambito della mostra sono previsti tre eventi collaterali. Il 23 settembre alle ore 18 avrà luogo nel Teatro Feronia una tavola rotonda sul tema La fotografia come rappresentazione del reale? con la partecipazione della prof.ssa Maria Paola Scialdone e del prof. Pierluigi Feliciati dell’Università di Macerata, del prof. Emanuele Bajo dell’Accademia Belle Arti di Macerata, dell’editore Claudio Ciabocchi e del fotografo professionista Pierpaolo Serini; farà da moderatore il giornalista prof. Alberto Pellegrino. Il 30 settembre vi sarà una tavola rotonda sul tema Il paesaggio, i beni culturali e i prodotti come rilancio del territorio con la partecipazione di docenti universitari, giornalisti, esponenti della Coop Alleanza 3.0 e dell’Associazione Coldiretti; farà da moderatore il giornalista Maurizio Verdenelli. L’8 ottobre vi sarà, infine, un Incontro con l’autore con l’intervento di Antonella Cicalò Danioni curatrice del volume Tutta questa bellezza e di Sofia Bosco Direttrice dei Rapporti istituzionali FAI. Moderatore sarà Francesco Rapaccioni, Direttore artistico dei Teatri di Sanseverino.

 

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Fai 2017-09-23
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