Alberto Cambio ce l’ha fatta: all’alba del dodicesimo giorno di gara, ha tagliato il traguardo della durissima prova di ultratriathlon sulle distanze del decaIron, cioè dieci volte l’Iron. E, sventolando il tricolore, ha indossato una maglietta dedicata a tutti noi. C’era scritto: “Il terremoto non ci ferma. Forza San Severino Marche”.
Quella di Alberto, in Svizzera, è stata un’impresa davvero eccezionale: unico italiano in gara, è giunto settimo su 16 concorrenti al via. Per percorrere 38 chilometri a nuoto, 1.800 chilometri in bicicletta e 422 chilometri a piedi (di corsa), l’atleta settempedano ha impiegato 246 ore, 10 minuti e 36 secondi. L’obiettivo era portare a termine la prova e lui ci è riuscito alla grande, nonostante alcuni inevitabili guai fisici. Dopo la frazione in piscina, dove era partito contratto – forse anche per la tensione -, Alberto ha messo in riga gli avversari una volta salito in sella alla sua bicicletta, recuperando il distacco dai primi e posizionandosi a ridosso del podio. Poi, la corsa. Si sapeva che poteva essere la parte più dura, e così è stato a causa di una forte infiammazione al muscolo tibiale. Ma Alberto ha stretto i denti, dimostrando di avere una forte tenuta mentale e un grande fisico. Pian piano ha recuperato e, pur avendo perso terreno, è stato capace di “portare in porto la nave”, firmando così un’impresa agonistica senza precedenti. Lo hanno seguito in questa lunga “maratona” gli amici Gianfrancesco Pilato e Olmo Baldoni, entrambi di San Severino, coadiuvati dal “collega” di triathlon Gaetano Di Flumeri di Polverigi.
A caldo, nel salutare gli amici che lo hanno seguito in questi giorni tramite whatsapp, il campione settempedano ha detto: “Sono contento di avercela fatta, è stata dura. Sono partito da casa come un Don Chisciotte, mentre qui abbiamo trovato atleti professionisti, seguiti da staff tecnico-sanitari composti da 6-7 persone. Qualcosa di imponente, insomma. Ma lo sapevamo. Pure per tale motivo la nostra era una scommessa, che alla fine però abbiamo vinto. E, se ce l’ho fatta, è anche merito dei miei avversari, sempre pronti ad aiutarti nel momento del bisogno. Sembra un altro pianeta, ma è così. Ed è qualcosa di straordinario. In particolare i medici del concorrente francese sono stati fantastici: mi hanno rimesso letteralmente in piedi, durante la corsa, attenuando i miei problemi fisici e dandomi, a quel punto, la possibilità di terminare la sfida. Perché, in fondo, è proprio questo lo spirito sportivo che trionfa: non si gareggia contro qualcuno, ma per tagliare il traguardo, per arrivare, cercando di gestire nel migliore dei modi le proprie energie”.
E’ un po’ una sfida contro se stessi, non solo sul piano atletico, ma anche a livello mentale. E Alberto l’ha vinta da vero… DecaIronman!
m. g.