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Palazzo reale di Varsavia
Palazzo reale di Varsavia

Settempedani famosi all’estero: Virgilio Puccitelli

Il 380° anniversario di uno spettacolare dramma di Virgilio Puccitelli nel teatro reale di Varsavia

di Alberto Pellegrino

Il drammaturgo Virgilio Puccitelli (San Severino Marche 1599-1654) giunge a Varsavia nel 1628 al seguito del principe ereditario Ladislao che, una volta salito al trono, lo nomina segretario generale per gli affari italiani e direttore artistico degli spettacoli di corte che si tenevano però in spazi provvisori, mancando a Varsavia un impianto teatrale stabile. Nel 1637 il re Ladislao IV, in occasione del suo matrimonio con Cecilia Renata d’Asburgo, affida a Virgilio Puccitelli l’incarico di costruire nel Palazzo Reale una sala per gli spettacoli, avvalendosi dell’opera dell’architetto-scenografo Agostino Locci (Narni1601- dopo il 1660).

Nasce così il più grande teatro dell’Europa nord-orientale, che ha una forma rettangolare con una lunghezza di 48 metri e una larghezza di 12 metri per una superficie di circa 600 metri quadrati e la capacità di ospitare fino a mille spettatori. Si tratta di un impianto teatrale tecnologicamente molto avanzato, perché il palcoscenico ha una profondità di 24 metri e un piano con botole utilizzate per effetti speciali ottenuti con macchine collocate nel sottopalco; in alto vi è una graticcia con un sistema di leve e di carrucole che consentono di spostare gli elementi scenografici in senso orizzontale e verticale; vi sono poi quinte girevoli e fondali mobili che scorrono su rotaie. Dinanzi al palco sono collocate sopra un tappeto tre poltrone di damasco rosso destinate al sovrano e a due illustri ospiti . Subito dopo sono collocate delle panche rivestite con stoffa rossa riservate alla regina e alle alte cariche dello Stato, il rimanente spazio è destinato al pubblico dei cortigiani e degli invitati.

Nel mese di settembre 1637 si celebrano le nozze di Ladislao IV con Cecilia Renata d’Asburgo, figlia dell’imperatore Ferdinando II d’Austria. Il matrimonio è considerato un evento politico di grande importanza, perché la casa reale polacca vuole dimostrare di essere alla pari con le grandi corti reali d’Europa. Si progettano, oltre alla fastosa cerimonia nuziale, una serie di straordinari festeggiamenti che devono accompagnare le nozze e che vedono mobilitata tutta la corte con l’intervento di cori e orchestre provenienti da varie parti della Polonia. Nel programma è compresa anche la costruzione del teatro di corte, che è inaugurato il 23 settembre 1637 con la rappresentazione di un dramma per musica, un genere teatrale molto amato dal sovrano.

Virgilio Puccitelli riceve da Ladislao IV l’incarico di scrivere un testo teatrale che possa degnamente celebrare i fasti di un matrimonio reale e il drammaturgo coglie l’occasione per introdurre a corte la novità assoluta della rappresentazione di un’opera in musica per festeggiare le nozze reali uno spettacolo “stupefacente”, nel quale si fondono il canto, la musica e la danza. Per mettere in scena questo “rito” mondano, da celebrare dinanzi a una platea altamente qualificata, Puccitelli scrittura il più celebre soprano del momento, l’italiana Margherita Cattaneo, alla quale affida il compito d’interpretare il personaggio della protagonista della sua opera.

Il dramma in musica è intitolato La Santa Cecilia Puccitelli ed è l’unica opera d’ispirazione religiosa che e egli scrive in onore della nuova regina di Polonia che porta lo stesso nome della santa. In essa egli fonde i temi della fede religiosa e dell’amore, scegliendo come argomento la vicenda terrena di una giovane patrizia romana vissuta nel III secolo d. C. e martirizzata al tempo del papa Urbano I (222-230 d.C.). Puccitelli, che ha sempre avuto il merito di scegliere per le sue opere argomenti originali e, anche in questo caso, scrive nel 1637 il primo dramma per musica dedicato alla martire romana nella storia del teatro.

Con la Santa Cecilia Puccitelli compie un lavoro di “contaminazione teatrale”, che eserciterà una forte influenza sul teatro polacco e sugli spettacoli allestiti nei collegi dei Gesuiti. Nel dramma sono presenti i tradizionali legami con il teatro classico con l’introduzione negli Intermezzi di quattro miti dell’antichità (Fetonte a Apollo, Plutone e Proserpina, la sfida tra Giasone a Nettuno, Tantalo tormentato nell’Ade); con l’impiego del coro, formato da pagani e cristiani, che è un vero personaggio a cui è affidato il compito di testimone e commentatore degli avvenimenti attraverso recitativi e arie rivolte agli spettatori. Non mancano le novità del teatro barocco costituite fa effetti spettacolari capaci di suscitare la meraviglia e l’entusiasmo propri dell’estetica barocca attraverso l’impiego degli intermezzi, dei balletti e di sontuose scenografie. Si tratta infine di una tragedia cristiana, nella quale i due eroici protagonisti, Cecilia e suo marito Valeriano, incarnano il “perfetto amore”, perché scelgono la castità e la vera fede per seguire la via del martirio e per il Trionfo della Virtù cristiana, rappresentando con il loro esempio un insegnamento morale e religioso da trasmettere al pubblico.

L’autore non dimentica i suoi obblighi di poeta di corte, per cui introduce nel “Prologo” i personaggi di Sarmazia, Istro, Vistola, Amore e Giove che esaltano la grandezza della monarchia polacca, mentre nel finale si assiste al Trionfo del re Ladislao IV e della sua sposa Cecilia con Apollo che tesse le lodi dei due sovrani, augurando che possano avere un lungo periodo di pace, ma esprimendo anche la speranza che il re possa presto annientare il “rubello al Cielo empio Ottomano”, che costituisce una costante minaccia ai confini del regno.

Musicato da Marco Scacchi, il dramma va in scena con le straordinarie scenografie di Agostino Locci, nelle quali sono ricreati una “boscareccia campagna”, la casa di Cecilia, gli edifici della “antica Roma”, l’inferno, il mare e l’interno di un tempio pagano. Nel testo sono previsti ben 15 cambiamenti di scena a vista, con effetti speciali come fiamme infernali e fuochi pirotecnici, l’ingresso di angeli in volo, di Imeneo e Cupido, l’apparizione su carri sospesi nel cielo di Plutone e Cerere, la rappresentazione fra le nubi di un “consiglio degli dei”, di cori di angeli e di anime di santi martiri.

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