Lettera aperta dell’avvocato Marco Massei, vicepresidente del Comitato per la salvaguardia dell’ospedale di San Severino, al presidente della Regione Marche, Luca Ceriscioli, e all’assessore alle Aree interne, Angelo Sciapichetti.
“Quello che mi preoccupa e che veramente mi assilla oramai da diversi mesi è la situazione in cui si trova il nostro ospedale. Al di là di alcune rassicurazioni che ho letto sulla stampa, noi abbiamo elementi che ci danno una grande preoccupazione. Alcuni servizi non sono partiti, ci è stato tolto il punto nascita in modo assolutamente ingiusto e assistiamo a un ridimensionamento continuo, che si attua con la spoliazione dei servizi e con il non rimpiazzo dei medici che vanno in pensione o che vengono trasferiti in altre zone. A questo punto, alla luce dei recenti fatti, tragici, del terremoto, ci suona come un fatto gravissimo, quasi – mi permetto di dire – un atto di sciacallaggio ai danni delle popolazioni terremotate dell’entroterra e in particolare a quelle che si rivolgono al nostro nosocomio. Perché in un momento come questo, così drammatico, diminuire i servizi sta a significare non avere a cuore l’entroterra, quindi violare addirittura quello che nasce dalla nostra Carta costituzionale (art.44, comma due) con norme di favore per le zone montane. Ritengo, quindi, che si debba fare in modo di riequilibrare i diritti di chi abita all’interno: ciò riguarda tanti servizi, come la sanità, la scuola, la sicurezza e altri ancora. Riequilibrare rispetto alle zone dell’anconetano, del pesarese e della costa marchigiana. Questo deve avvenire, perché altrimenti si creano – come ho accennato – in alcuni casi dei cittadini con diritti diversi, dei cittadini di serie A, che stanno nelle zone privilegiate, di serie B che stanno nelle zone dell’entroterra e, aggiungo, di serie C che sono i terremotati privi di ogni possibile tutela, spogliati di tutto. Se lo scopo è quello di fare in modo che queste popolazioni siano dirottate verso altre zone, che ce lo dicano chiaramente, perché invece noi chiediamo e crediamo che sia un nostro diritto rimanere nelle zone in cui siamo nati.