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Faito sui prati di Canfaito
Faito sui prati di Canfaito

La storia del giovane Faito, il “quasi lupo” di Elcito

Ha tutta l’aria di essere un lupo e si aggira da qualche settimana attorno all’abitato di Elcito. E’ arrivato vicino alle case e si è presentato, bonariamente, a quei pochi residenti riparatisi nella lontana frazione settempedana dopo il terremoto di fine ottobre. Qualcuno è riuscito anche a fotografarlo. La sua è una storia che vale la pena raccontare. E lo facciamo assieme a Stefano Fagiolo, un esperto in questo campo che da giorni è impegnato nella ricerca dell’esemplare.
Iniziamo subito a chiarire: è un lupo?
“No, non è un lupo (canis lupus italicus-appenninicus), ma un ibrido tra canilupo: precisamente tra canelupo cecoslovaccho e apparentemente cane lupo nord americano. La genetica ci darà dati più precisi una volta catturato”.
Come è finito lassù?
“Non sappiamo se sia stato abbandonato oppure, per malgestione, se sia fuggito a qualcuno. Anche questo lo scopriremo, se verrà catturato, controllando l’eventuale microcip”.
Chi lo ha avvistato per primo?
“Sui prati del San Vicino, qualche settimana fa, da una ragazza di Fabriano che in compagnia della sua cagnolona, una canelupo di razza cecoslovacca, passeggiava tra le faggete ritrovandosi, improvvisamente, faccia a faccia con il canelupo. Passato lo stupore, e per un attimo la tensione per essersi trovata davanti un apparente lupo, la giovane si è resa conto subito che l’animale non è aggressivo. Anzi, si è avvicinato alla sua compagna cagnolona, essendo un maschio nel pieno della sua giovane età. E lei è riuscita addirittura ad accarezzarlo per un attimo, senza perdere l’occasione per fare alcune foto dell’incontro”.
E poi? Cosa è successo?
“La ragazza, che ama i lupi in senso viscerale – come me, del resto – appena è tornata a casa ha chiamato un suo amico: l’allevatore che gli ha venduto la propria cagnolona. Si chiama Germano Masci, sta ad Isola Fossara ai piedi del monte Catria, alleva canilupo cecoslovacchi e vanta campioni europei e mondiali. Insomma, una celebrità in questo settore. Lei gli racconta dell’avventura e gli spedisce le foto. Lui subito le rigira a me, chiedendomi il parere sulla razza del soggetto e dandomi già un suo parere. Ci vedeva, infatti, un North american wolf dog in quel muso e in quegli occhi ipnotici”.
E lei cosa ha fatto?
“Ho allertato prontamente il Comando regionale del Corpo forestale, dandogli i dettagli della situazione, ed è partita così la macchina di gestione dell’emergenza ibridi di lupo, che è regolamentata da rigide direttive europee dove ci sono precisi protocolli operativi. Sopralluoghi, ispezioni e ore di appostamenti iniziali mi hanno fatto dedurre che l’animale è scaltro e schivo, ma nel susseguirsi di segnalazioni – che arrivano al 1515 – siamo venuti a sapere che l’animale sta spesso a Canfaito e se la spassa con i turisti e i fotografi che gli danno da mangiare, avvicinandolo facilmente quando lui si rende conto che si mangia a sbafo. Del resto, tutti i lupi e i lupoidi sono opportunisti”.
Come avete provato a catturarlo?
“Sono stato aiutato da Ania del canile di Camerino e Matelica e da Germano, l’allevatore di canilupo. Questi si è portato dietro una femmina del suo allevamento e mi ha aiutato a farlo avvicinare alla gabbia-trappola che ho installato. Ma la cosa all’ibrido non è piaciuta e non ci entrerà mai, neanche per fame sopravvenuta. Quindi, ho cambiato metodo e sono passato al laccio freemont: uno speciale cappio d’acciaio, con un palo d’alluminio per afferrarlo quando si avvicina per prendere da mangiare. Ma pure questo non ha funzionato perché il nostro “amico” scatta come una molla al minimo segnale di pericolo”.
E allora?
“Sono passato ai metodi sbrigativi: una punturina di anestetico. Tuttavia, mille fattori meteo avversi, proprio la mattina dello “sparo”, ci hanno fatto perdere le sue tracce. E quindi chissà dove si sarà addormentato! In ogni caso la sera stessa era a Elcito a scroccare da mangiare agli abitanti che in questo periodo sono lì a causa delle loro abitazioni non agibili in città”.
Gli avete dato un nome?
“L’ho ribattezzato Faito, “il lupo” del San Vicino. E’ buono, non ha mai mostrato segni di aggressività contro alcuno, neanche vero i gatti di Elcito. A tutt’oggi, la sera, si aggira per le viuzze di Elcito a mangiare bocconcini succosi, ringraziando i suoi benefattori col farsi ammirare per la bellezza. Ne ho visti di soggetti simili, ma lui è davvero un bellissimo esemplare di canelupo”.
Come finirà?
“Bisogna prenderlo sia per la sua sicurezza, sia per la salvaguardia della genetica dei nostri lupi. Gli verra assicurata una vita in un ampio recinto dove verrà riabilitato alla vita domestica e affidato a persone esperte di razze come la sua, che hanno bisogno di attenzioni particolari. Non sono cani cosiddetti “normali”: sono docilissimi e di buona compagnia, se ben gestiti, ma hanno una genetica molto vicina a quella della specie canis lupus selvatico e quindi, se malgestiti, cercano la libertà a tutti i costi. Propio come farebbero i veri lupi”.

Dunque, la storia del nostro “due calzini” continua… Il quasi-lupo è in giro sul San Vicino, chissà dove si nasconde: è molto furbo, più di quanto si pensi. Ogni giorno che passa, però, la sua vita è sempre più in pericolo perché sembra che qualche cacciatore cominci a dire di volerlo prendere a modo suo… Speriamo di no!

Mauro Grespini

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