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Il tavolo della conferenza stampa
Il tavolo della conferenza stampa

Per l’ex Sacci continua la battaglia dei 71 dipendenti

“Avevamo detto che non era finita e infatti non è finita”. Ha esordito così Daniel Taddei, segretario generale della Cgil di Macerata, durante la conferenza stampa di ieri sulla questione Cementir Sacci. Facciamo una breve panoramica. I primi giorni di ottobre sono state recapitate le lettere di licenziamento per i 71 dipendenti del cementificio di Castelraimondo. Ma questi licenziamenti sono stati impugnati. “Supportati dalle organizzazioni sindacali – ha annunciato Taddei – i lavoratori hanno detto no. Non hanno accettato le pressioni dell’azienda, perché ritengono di essere vittima di uno spregiudicato calcolo che Cementir ha fatto per escluderli dal tavolo nazionale della vertenza Cementir e Cementir Sacci”.
Proprio oggi, infatti, al Ministero dello Sviluppo economico si è riunito un tavolo con Cementir e Cementir Sacci: due vertenze che il Ministero, grazie all’intervento dei sindacati e di alcuni deputati locali, hanno deciso di unire, poiché fanno capo alla stessa proprietà. Stiamo parlando, complessivamente, di più di 200 lavoratori interessati alla procedura di mobilità. Questo tavolo verifica le possibilità di concordare, attraverso il Mise, una serie di ammortizzatori straordinari.
Solo che i 71 lavoratori di Castelraimondo non sono contemplati in questa riunione, proprio a causa delle lettere di licenziamento. Che infatti non hanno accettato. “I lavoratori Sacci – ha aggiunto Taddei – sono stati esclusi, di fatto, da questo tavolo. È un trattamento gravissimo ed è per questo che, sotto al Ministero, saremo presenti domani (oggi; ndr) con una delegazione di lavoratori: per protestare, per non accettare questo trattamento e per richiedere l’immediato ritiro delle lettere di licenziamento. Ci stiamo muovendo anche per vie legali”.
Proprio ieri, oltretutto, sono scaduti i 30 giorni da quando la Regione ha scritto alla Cementir per conoscere le sue intenzioni riguardo al sito di Castelraimondo. Non ci sono ancora notizie ufficiali dalla Regione; ma sappiamo che, passati i 30 giorni, scatta il silenzio-assenso. “Ci sono due provvedimenti contrastanti. Da una parte quello per il licenziamento, che si è concretizzato. Dall’altra quello che prevede la prosecuzione dell’attività. In caso di mancata risposta – ha spiegato Taddei – dopo 30 giorni si dovrebbe procedere con la bonifica del sito, che è quello che noi chiedevamo. Perché o si continua a produrre cemento oppure quello è un luogo che deve essere bonificato. Noi chiediamo che ci sia un destino certo per quel sito. Tecnicamente dovrebbe partire la procedura, ma dovremo vigilare: potrebbero sempre chiedere una sospensiva in attesa di sviluppi futuri”. E questa situazione, come ha commentato Filomena Palumbo della Uil, coinvolgendo 71 famiglie in un centro piccolo come Castelraimondo, avrebbe delle gravi ripercussioni sociali, che si estenderebbero in tutto il territorio.
Ha rincarato la dose Sauro Bravi (RSU): “È da agosto che si è interrotta la cassa integrazione. Sottolineo la difficoltà che stiamo vivendo a causa dell’interruzione degli ammortizzatori sociali. Se il Ministero del Lavoro non emana il decreto per la voltura della cassa integrazione, l’Inps non potrà erogare. Lanciamo un appello affinché il Ministero provveda quanto prima”.
E dire che la Regione aveva proposto all’azienda una soluzione valida: ritirare la procedura di mobilità e destinare tre mesi all’analisi della situazione, per prendere tutte le decisioni necessarie riguardo al cementificio. La Regione si era offerta di erogare la cassa integrazione per questi tre mesi: nessun costo per l’azienda. “Ma a quanto pare – ha commentato amaramente Bravi – avevano fretta di licenziare. È un cinismo che ci fa paura e che respingiamo assolutamente”.
“Domani (oggi; ndr) – ha aggiunto Massimo De Luca della Fillea Cgil – saremo presenti a questa manifestazione, e voglio elogiare la testardaggine dei lavoratori e dei sindacati locali. Questa vertenza è anomala e per noi non si è affatto conclusa il 30 settembre: non lo sarà finché i nostri lavoratori, come tutti gli altri del gruppo Cementir, non avranno avuto modo di sedersi al tavolo nazionale. Devono avere le stesse possibilità di tutti gli altri nella trattativa che si svolgerà al Ministero dello Sviluppo Economico. Faremo la voce grossa, come abbiamo sempre fatto”.
Si è parlato del gruppo Caltagirone. “Qui siamo di fronte a un colosso – ha commentato Taddei – si parla di 3.800 dipendenti solo in Italia. E per risparmiare quattro soldi hanno tagliato fuori 71 famiglie da qualsiasi possibilità. Pur di escluderli da questa trattativa li hanno licenziati tutti”. Tanto peggio se consideriamo che, proprio in questi giorni, la Cementir ha concluso un grosso acquisto in Belgio.
De Luca ha fornito altri dettagli della vicenda. “In risposta all’offerta della Regione, di mettere sul piatto tre mesi di cassa in deroga a disposizione della trattativa, gli emissari dell’azienda hanno risposto ‘Sicuramente sì, a patto che i lavoratori firmino sin già da oggi la lettera di licenziamento a tre mesi’. È una cosa gravissima e gli operai hanno risposto in modo chiaro, rifiutando l’accordo e mettendo a verbale che ‘a Castelraimondo, almeno la dignità appartiene ancora ai lavoratori’. Per farvi capire meglio chi abbiamo di fronte: ricordate l’iter per la chiusura della Cementir Sacci? Comprendeva il rinnovo della concessione della miniera di Cagnano Amiterno, a L’Aquila. L’autorizzazione all’estrazione e lavorazione del materiale, in quella cava, è stata ottenuta con tanta fatica e grosse difficoltà. La Regione ha fatto di tutto per concedergliela, a patto di garantire l’occupazione in zona. E per tutta risposta, loro hanno aperto la procedura di esternalizzazione. Forse la daranno in gestione e sono iniziate le pratiche per la riduzione del personale. A distanza non di anni, ma di un mese. Questi sono i soggetti con cui abbiamo a che fare”.
La conclusione è stata una riflessione di Daniel Taddei: “In mancanza di un modello di sviluppo e della presenza delle istituzioni locali, in particolare politiche, il nostro territorio sarà preda delle multinazionali, che vengono qui a “fare la spesa” e lasciano il territorio spoglio. Non possiamo cavarcela solo con gli agriturismi. L’entroterra si sta desertificando. Questo mentre sulla costa proliferano le attività, quasi sempre legate alla criminalità organizzata. Non c’è una discussione sul futuro. Quello di domani sarà solo un primo passo: una battaglia per andare a combattere”.

Alessandra Rossi

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