“Per favore, non dite che è una bella mostra”. Sabato 22 ottobre è stata inaugurata “Le linee della mano”, la mostra sul Montale che si scopre pittore. Cinquant’anni fa il poeta e premio Nobel faceva stampare “Xenia”, raccolta di poesie, dalla tipografia Bellabarba di San Severino. E tutto per una fortuita circostanza: Montale chiese un consiglio al professor Giorgio Zampa, il grande amico settempedano. Cercava una tipografia che potesse mettere su carta i suoi frammenti “in tempi brevi e a costi contenuti”. E Giorgio Zampa gli suggerì la tipografia storica di San Severino. Oggi Donella Bellabarba ha voluto ricordare questo evento con una mostra di schizzi e disegni inediti di Eugenio Montale. Un tratto rapido, “ridotto all’osso” per usare le parole del professor Roberto Cresti. Il docente, che ha una cattedra all’Università di Macerata, ha seguito il progetto molto da vicino. Proprio lui ha introdotto “Amare un’ombra”, la presentazione al teatro Feronia, subito dopo i saluti del direttore artistico Francesco Rapaccioni e del sindaco Rosa Piermattei. “Gli Xenia hanno, di particolare, la semplicità. Quasi una povertà intesa, francescanamente, come alleggerimento. Spunta l’osso della vita, a cui Montale ha adattato il suono della poesia. Un poeta del ritmo. Questo lo ritroviamo nei suoi disegni rapidi, da ‘apprendista stregone’. Gli riuscivano meglio della poesia perché, essendo meno bravo, emergeva di più. Con il disegno ha ritrovato il primitivismo”.
“Le linee della mano”, che possiamo visitare a Palazzo Manuzzini (la sede della Pinacoteca civica) fino al 31 gennaio, lascia che il Montale poeta dialoghi con il Montale pittore, attraverso l’abbinamento di versi e immagini. “E non dite che è una bella mostra – ha esortato il professor Cresti – perché chi parla di bellezza sempre inganna gli altri. Lo dice chi non sa cos’altro dire o chi vuole riempirsi le tasche”. Insomma, una mostra limpidamente vera, più che “bella” in senso classico. “Amare un’ombra” è stato un susseguirsi di interventi, al centro dei quali giganteggiavano due figure: Montale, ovviamente, e il suo amico Giorgio Zampa. Del loro rapporto hanno parlato il professor Giuseppe Benelli, dell’Università di Genova, e la stessa Giovanna Zampa, figlia di Giorgio. Entrambi ne hanno restituito un bel ricordo: di intellettuale legato a Montale e anche, semplicemente, di padre innamorato della cultura. Mentre il professor Pietro Gibellini dell’Università Ca’ Foscari di Venezia ci ha raccontato – e recitato – gli Xenia, frammenti scritti per la defunta moglie Drusilla Tanzi. “La parola ‘ricordare’ viene da ‘cor, cordis’: cuore, anima. Montale frena sempre quando la sua mente arriva a toccare il muro d’ombra, il mistero dell’aldilà. Ma c’è Drusilla Tanzi, ormai dall’altra parte del muro, e la sua ombra che va a trovarlo: un angelo visitatore. E gli Xenia, attraverso di lei, diventano un dissimulato trattato del mistero del ‘poi’”.
Dopo il 31 gennaio la mostra “farà le valigie” e si sposterà alla Biblioteca di Stoccolma: Giovanna Zampa, che vive nella capitale svedese sin dall’infanzia, è una figura di spicco nella gestione della biblioteca. Per questo era presente anche la direttrice Elisabeth Aldstedt, che ovviamente ci invita tutti in Svezia . Ciò rende “Le linee della mano”, ancora di più, un evento internazionale che abbiamo la fortuna di poter visitare proprio qui, a casa nostra.
Alessandra Rossi