“Viviamo un momento di enorme dolore, che si rinnova (tanto lunga è la lista dei giovani settempedani che hanno perso la vita in incidenti stradali negli ultimi dieci anni, ndr), una pesante miscela di sentimenti confusi: rabbia, incredulità, tristezza. Non corriamo troppo. Non solo sulla strada, ma nella vita”.
Il concelebrante (con don Aldo e don Roberto) don Antonio Napolioni invia nella sua omelia un monito chiaro allo stuolo di giovani che gremisce la chiesa di San Domenico per l’ultimo saluto a Matteo Falistocco, ma aggiunge un messaggio di conforto: “questo non è il momento di cedere al mulinello di pensieri, ma di ricordare Matteo e di raccontarlo. È lecito ipotizzare la sua festa di compleanno (avrebbe dovuto spegnere le venti candeline mercoledì scorso, ndr) con Walter (suo cugino morto in un incidente stradale cinque anni fa, ndr) ed anche con Gesù”. Chi tenta di accedere alla chiesa viene letteralmente “murato” da un esercito di giovani. Sono i coetanei di Matteo, i suoi compagni di squadra del calcetto della Polisportiva Serralta, presente con il presidente Marco Crescenzi, i tanti amici, una cinquantina dei quali indossa una maglia con un suo ritratto festante. Nella chiesa di San Domenico è praticamente impossibile trovare posto. Anche in piedi. Davanti le autorità, con l’assessore alle Manutenzioni, Giampaolo Muzio, che sostituisce con la fascia tricolore il sindaco Martini, in visita alla figlia in terra iberica, e il vice Felicioli da qualche giorno in stampelle. Quindi gli agenti della Municipale con il comandante Sinobaldo Capaldi, i militi dell’Arma con il collega Pierluigi Lupo e gli agenti del Corpo forestale con il comandante Maurizio Simoncini. Il Gonfalone del comune è listato a lutto. Esposti anche gli stendardi dell’Ic Tacchi Venturi e dell’Itis, le scuole frequentate con profitto da Matteo, ragazzo a modo e gentile. “Non dimenticheremo mai i bei momenti trascorsi insieme – è il messaggio di uno degli amici al termine della funzione – ed i tuoi occhi azzurri”, che tradivano però “un pizzico di malinconia”, fa notare la madre di un amico. Il preside del Venturi, Sandro Luciani, legge il salmo responsoriale: “Il signore è mio pastore, non manco di nulla”. Poi, all’uscita, sulle note di un vecchio motivo di Rino Gaetano, anche lui rapito agli amici ed ai fans nel fiore degli anni, il lancio di un gran numero di palloncini bianchi. Puri come Matteo. E lo striscione dei compagni che lo scortano fino al cimitero: “Ci basterà stendere una mano verso il cielo per averti sempre con noi”.
Luca Muscolini