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Un'immagine del cementifico di Castelraimondo-Gagliole
Un'immagine del cementifico di Castelraimondo-Gagliole

Cementificio: il Comitato lancia nuovo grido d’allarme

“Cittadini e amministratori svegliatevi perché la Regione vuol bruciare tutti i rifiuti indifferenziati del baciano marchigiano, sotto forma di Css (combustibile solido secondario), nel futuro megacementificio di Castelraimondo”. E’ questo l’accorato appello lanciato dal Comitato Salva Salute nel corso dell’incontro pubblico organizzato a San Severino – in una sala Italia piuttosto gremita – per illustrare la situazione dell’impianto Sacci all’indomani della sentenza del Tar, vinta proprio dallo stesso Comitato contro l’autorizzazione regionale che aveva dato il via libera al progetto di potenziamento del forno del cementificio di Selvalagli. Al dibattito, coordinato dall’imprenditore settempedano Oliviero Carducci, sono intervenuti i tecnici e i rappresentanti del Comitato – a cominciare da Stefano Bonfili – nonché amministratori pubblici e cittadini. In particolare l’architetto Daniele Antonozzi ha ripercorso tutte le tappe della vicenda, mentre l’ingegner Sandro Bisonni ha inquadrato le prospettive del Piano regionale di gestione dei rifiuti: un documento di oltre mille pagine sul quale si discute ora a livello tecnico-politico e in cui si avanza – appunto – l’ipotesi di utilizzare i cementifici come inceneritori di rifiuti, a cominciare da quello lungo la valle del Potenza. Un’idea che dovrebbe far tremare i polsi non solo agli ambientalisti – come sottolineato negli interventi – ma anche all’intera popolazione residente nella zona perché da un camino alto 70 metri (così come pensato per la futura struttura Sacci di Castelraimondo) uscirebbero tanti di quei fumi tossici da far sembrare – a confronto – un “giocattolo” l’impianto del Cosmari, così vituperato negli anni. Era presente – fra gli altri – anche l’avvocato Alberto Piloni, il quale ha fatto il punto sulla battaglia legale condotta finora di fronte al Tar. Una “pagina”, questa, non ancora conclusa perché il Comune di San Severino ha deciso di presentarsi al Consiglio di Sato – come riferito dall’assessore Simona Gregori – contro la decisione dei giudici amministrativi di bocciare il ricorso che l’Ente ha avanzato, a suo tempo, nei confronti della Regione, la quale lo ha escluso dalla procedura di valutazione del progetto di potenziamento nonostante il suo territorio sia strettamente confinante con la zona di Selvalagli. Ma perché l’incontro e l’appello lanciato dal Comitato? Semplice: la Regione fa orecchie da mercante e, considerando la sentenza del Tar un semplice “intoppo” burocratico, ha riaperto l’iter per concedere di nuovo il via libera al progetto della Sacci cercando di sanare la vecchia autorizzazione (già concessa) in base ai rilievi dei giudici amministrativi. Nulla di più! E quindi soltanto una forte volontà politica potrà evitare l’ipotesi-inceneritore o, in ultima analisi, l’accoglimento del ricorso del Comune di San Severino al Consiglio di Stato perché, se gli amministratori settempedani avessero ragione, ogni decisione presa dalla Regione sarebbe nulla fin dai primi atti a causa dell’esclusione iniziale del nostro Comune dal tavolo di valutazione del progetto.

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