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Castellucci con Caglini
Castellucci con Caglini

Un tuffo nella storia con la “Due giorni del Conero”

Auto sì, ma anche tanta cultura. Da quella dell’arte con il Caleidoscopio di Camerano, al mistero delle intricate ed esoteriche grotte cittadine durante la prima giornata. Per continuare con il sacrario di Villa Ferretti dove sono custodite le spoglie dei caduti della battaglia di Castelfidardo, che sancì il compimento del Risorgimento italiano, nella mattinata della giornata conclusiva. Senza dimenticare il piacere del palato per i pasti all’Hotel Il Giardino di Numana e il pranzo di commiato all’Internazionale di Portonovo a base di pesce. Il tutto nonostante una tassa d’iscrizione decisamente contenuta che, coniugata alle bellezze naturali inconfutabili ed all’interesse dei luoghi visitati, ha ingrossato le file degli appassionati delle auto d’epoca convenuti in 70 equipaggi anche da: Forlì, Ravenna, Cesena, Pesaro, Perugia, Ascoli Piceno e Roma. Al termine spazio (“più contenuto rispetto al passato perché non vogliamo che il cronometro diventi un’ossessione, ma solo lo spunto per scambiarsi qualche goliardico sfottò alla fine della manifestazione”, ha precisato il presidente Pietro Caglini del Caem, il sodalizio organizzatore) anche per gli specialisti della regolarità con un paio di tratti a cronometro che hanno portato alla vittoria assoluta Antonio Castellucci, del Camep Perugia, su Lancia Fulvia Coupé del 1974, con appena 6 penalità. Nella giornata d’avvio Camerano sotto la lente. La cittadina dorica è diventata dalla scorsa estate e fino ad ottobre, con il Caleidoscopio Festival delle Arti, un turbinio multicolore di eventi in cui l’arte e la cultura nelle loro accezioni più ampie – arte dal Seicento al contemporaneo, musica, danza ed enogastronomia – sono esperienza quotidiana di vita e i visitatori, come dei “Cercatori di libertà” (questo il tema della prima edizione), possono vivere appieno la molteplicità di prospettive e sfaccettature che il festival vuole offrire, interpretando l’idea di respiro, leggerezza, movimento e vita. Il centro storico della città è una sorta di grande museo a cielo aperto, colorato dalle tinte delle opere in esposizione di artisti sopraffini, da Carlo Maratti, uno dei più grandi della fine del Seicento a cui Vittorio Sgarbi ha dedicato il proscenio alla chiesa di San Nicolò di Bari, dove è fruibile “Rebecca ed Elizier al pozzo”, a Quirino Ruggeri, ex sarto fabrianese che aderì con slancio al fascismo per poi restarne deluso, artista dalle forme geometriche perfette ammirate al palazzo comunale e nella città sotterranea. Sei artisti internazionali hanno consentito l’allestimento della suggestiva esposizione “Nell’aria”, illustrata nel particolare dall’apprezzata guida Giada nell’ancora consacrata chiesa di San Francesco del 1.200, il cui campanile è il punto più alto dell’intera Camerano. Con la dinamica giovanissima collega Arianna, alla testa di uno dei tre gruppi in cui sono stati divisi gli ospiti del Caem, sono state visitate le suggestive grotte di origini picene, all’interno delle quali si è vissuto il momento della degustazione di prodotti tipici con tanto di calici in omaggio. Dalle grotte di Camerano a Villa Ferretti di Castelfidardo, il paese delle fisarmoniche, il filo conduttore è stata la guerra. Il secondo conflitto mondiale che suggerì ai cameranesi, durante la controffensiva degli Alleati, di rifugiarsi per venti giorni sotto terra per evitare le conseguenze dei bombardamenti. E la battaglia risorgimentale di cui fu teatro Castelfidardo il 18 settembre 1860, quando si scontrarono gli eserciti del Regno di Sardegna alla cui testa c’era il generale Cialdini, e dello Stato Pontificio comandato da ufficiali francesi. Alla fine uscirono vincitori i piemontesi; le truppe papaline superstiti si asserragliarono nella piazzaforte di Ancona e furono sconfitte dall’esercito sardo-piemontese dopo un ostico assedio. Conseguenza di ciò fu l’annessione al Regno di Sardegna delle Marche e dell’Umbria. Proprio per tali conseguenze la battaglia di Castelfidardo è considerata l’episodio conclusivo del Risorgimento italiano; in effetti, soltanto dopo la stessa fu possibile proclamare la nascita del Regno d’Italia, il 17 marzo 1861. Oltre allo scontro ottocentesco, come ha avuto modo di ricordare l’esaustivo “Cicerone” Daniele, Castelfidardo ha vissuto giorni difficili anche il 4 e 5 luglio 1944 quando le truppe polacche (i cui caduti riposano nel cimitero polacco della vicina Loreto), spalleggiate dagli anglo-americani, sferrarono una potente controffensiva contro i nazi-fascisti in ritirata. Un evento, questo, che ha chiuso il cerchio ai piloti delle auto d’epoca, ricongiunti idealmente ai fatti bellici accennati il giorno precedente a Camerano.

Fra gli aneddoti, ha suscitato curiosità ed interesse quello ricordato a proposito delle truppe papaline volontarie e mercenarie battute a Castelfidardo nel 1860 e ciononostante premiate con una medaglia dal papa sconfitto (i nomi dei caduti piemontesi sono invece scolpiti nelle colonne a tronco di piramide del sacrario). Una delle medaglie fu incredibilmente trovata al collo del capo Sioux Toro Seduto. Fatto sorprendente ma spiegato dalla presenza di un combattente irlandese dapprima al fianco delle truppe papaline, successivamente arruolato nel settimo cavalleggeri del tenente colonnello Custer, che non scampò alla strage del Little Big Horn. Toro Seduto non lo scalpò, ma gli prese la medaglia che portava al collo in segno di rispetto ed ammirazione per il modo coraggioso con cui l’irlandese aveva combattuto.

Dopo le battaglie la 19^ Due Giorni del Conero si è conclusa con l’assegnazione a Gaetano Cocci Grifoni del 4° memorial Gian Mario Lazzarini, a ricordo di uno degli storici soci del Caem, e con le premiazioni dei regolaristi. Nell’assoluta Antonio Castellucci (Camep Perugia-Lancia Fulvia Coupé del ’74) ha prevalso sul settempedano Alberto Giacomo Ranciaro (Caem-Lancia Beta Spider 1800 del ’76), sul portopotentino Luigino Senigagliesi (Caem-Francis Lombardi 850 del ’71), sul numero uno del Caem, Pietro Caglini (Fiat 750 del ’67) e sul pesarese Gianluca Ciucciarelli (Alfa Romeo Giulia Spider del ’63). Prima donna, nona, la pesarese Laura Barbini, su Autobianchi Bianchina del ’60. “La passione è iniziata per caso – ha detto la concorrente -. Ora invece alla mia Bianchina tengo molto. Ci porto anche i figli a scuola. Molti si girano a guardarci, meravigliati. Dovremo farle qualche ritocco, intanto però è riuscita a raggiungere il territorio anconetano sulle sue ruote. Con mio marito Andrea Zaccone tornerò anche l’anno prossimo”. Castellucci ha vinto anche la categoria Post 60, mentre nella Ante 60 il collega del Camep Ferruccio Schippa ha completato il successo perugino a bordo di un Fiat 1100 B Cabrio del ’48 con 41 penalità, anticipando di un soffio la citata bionda pesarese Barbini. Fra i mezzi più suggestivi ricordiamo la Rolls Royce 20/25 Sport del ’34 dell’affezionato driver bolognese Gianfranco Rubini, con al suo fianco, come sempre, la consorte Silvana Sita. “Questa Rolls non l’avevo mai portata qua. È molto confortevole. Pensate, ha anche un capiente ripiano bar nella parte posteriore e lo spazio make-up per le signore”. Non manca di nulla, come all’organizzazione del Caem, lodata all’unanimità. L’edizione numero 20 della Due Giorni del Conero è varata in… automatico.

Luca Muscolini

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