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I carabinieri con il manoscritto sequestrato
I carabinieri con il manoscritto sequestrato

Sequestrato il manoscritto di Leopardi: è un facsimile

La Procura di Macerata ha posto sotto sequestro la terza copia dell’Infinito di Leopardi, trovata recentemente a casa di un collezionista di Cingoli che l’aveva acquistata negli anni ’90: il manoscritto proveniva dall’archivio della famiglia Servanzi Collio, imparentata con i Leopardi.

Secondo le indagini si tratterebbe di un facsimile, cioè una copia troppo perfetta. Due gli iscritti nel registro degli indagati. Si tratta del proprietario del manoscritto, Luciano Innocenzi, insegnante in pensione di Cingoli, e del direttore della biblioteca di Cingoli, Luca Pernici. L’accusa contestata è quella di commercializzazione di opere contraffatte (articolo 178 del codice dei beni culturali). La Procura si è mossa dopo che una funzionaria della Soprintendenza del Lazio ha certificato la non autenticità del manoscritto, il quale sarebbe dovuto andare all’asta già a fine giugno alla Miverna Auctins di Roma. Prezzo base d’asta: 150 mila euro.

I carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale di Ancona, guidati dal capitano Salvatore Strocchia, hanno subito avviato indagini che hanno portato ad allertare i funzionari dei Beni archivisti di Roma, i quali hanno visionato il manoscritto nella sede dell’asta, peraltro bloccata. E’ stato confrontato con il manoscritto custodito alla Biblioteca Nazionale di Napoli (la seconda copia è al museo di Visso) e il responso è stato chiaro: la terza copia è un facsimile.

La storica dell’arte che ha firmato la perizia ha scritto che il testo trovato a Cingoli è una copia perfetta del manoscritto di Napoli, uguali gli spazi tra le parole, uguale l’altezza delle lettere, identici i caratteri per misure e dimensioni, e ciò è “altamente improbabile”, ha scritto la funzionaria. Di qui il sequestro del terzo manoscritto e l’iscrizione nel registro degli indagati di Innocenzi e Pernici.

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