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Il baritono Ferruccio Corradetti

Un grande baritono nostro concittadino

di Alberto Pellegrino

Tra i personaggi che sono nati a San Severino Marche e che hanno fatto fortuna in Italia e all’estero c’è il baritono Ferruccio Corradetti che nasce a San Severino il 21 febbraio 1867 da Corrado e Pudenziana Scuderoni. Il padre Corrado Corradetti possedeva e gestiva in città una storica tipografia, è stato un volontario garibaldino e un esponente del Partito Repubblicano, il fondatore e direttore del settimanale Il Paese (1876) e ha certamente influito sulla formazione culturale e politica del figlio.

In giovanissima età Ferruccio si traferisce a Roma per compiere gli studi classici e musicali. Milita nelle file dello stesso partito e viene più volte arrestato per i suoi attacchi contro la corruzione della Pubblica amministrazione. Nel 1889, per sfuggire all’ennesimo arresto, si rifugia in Francia e ritorna in Italia nel 1890 per affrontare il processo, dal quale uscirà assolto. Aderisce ai moti socialisti di fine secolo e collabora con vari giornali della sinistra. Pubblica poesie in dialetto romanesco, novelle e articoli in alcune riviste letterarie del tempo.

Ferruccio Corradetti con un costume di scena

La carriera di Corradetti in Italia e in Europa

Portato a temine lo studio del canto, nel 1892 debutta al Teatro Quirino di Roma nell’opera Il campanello di Gaetano Donizetti, rivelando subito doti non comuni per la perfetta dizione, la disinvoltura scenica e una sicura emissione vocale. Successivamente interpreta il personaggio di Alfio nella Cavalleria rusticana di Mascagni e conquista definitivamente il successo con un vasto repertorio che ha il suo punto di forza nelle opere Il barbiere di Siviglia e il Don Pasquale, con le quali supera le cinquecento recite. Interpreta inoltre il ruolo di baritono in molte altre opere, tra cui Traviata, Trovatore, Rigoletto, Ernani, Un ballo in maschera e Otello di Giuseppe Verdi, I Puritani di Vincenzo Bellini, Crispino e la Comare di Federico e Luigi Ricci, Don Sebastiano, Elisir d’amore, Linda di Chamonix di Gaetano Donizetti, Fra Diavolo di Daniel-Francois-Esprit Auber, Faust di Charles Gounod, Ugonotti di Giacomo Meyerbeer, Ruy Blas di Filippo Marchetti, Bohème e La fanciulla del West di Giacomo Puccini, Cavalleria rusticava, L’amico Fritz, Le Maschere e Guglielmo Ratcliff di Pietro Mascagni, Adriana Lecouvreur di Francesco Cilea, Fedora di Umberto Giordano. Particolare risalto ottiene la sua interpretazione di Tonio nei Pagliacci di Ruggero Leoncavallo, che scrive appositamente per lui l’opera Malbruck, ispirata a una novella del Decamerone e rappresentata nel 1910 prima al Teatro Nazionale di Roma poi, con grande successo, nel Teatro Apollo di Parigi dove viene replicata per sei mesi. Si sposa con il famoso soprano Bice Adami (1875-1969) e da questa unione nasce Iris.

La prima moglie, il soprano Bice Adami

 

Corradetti diventa uno dei cantanti più amati e ammirati dal pubblico; è presente in diversi teatri tra cui il Filarmonici di Milano e i Filarmonici di Trieste, il Sociale di Monza, il Rossini di Venezia, il Vittorio Emanuele di Messina, il Sangiorgi di Catania, il Dauno di Foggia, il Goldoni di Livorno, il Donizetti di Bergamo, il Civico di Cagliari, il Rossini di Livorno, La Fenice di Venezia, il Verdi di Padova, il Comunale di Trieste. Conquista inoltre una solida fama con la sua presenza in diversi teatri europei, esibendosi con particolare successo a Londra, Barcellona e Berlino. Degno rappresentante della scuola vocale romana, Corradetti dà prova di sorprendente tecnica e sensibilità musicale, passando con estrema disinvoltura dai ruoli buffi a quelli drammatici, piegando la sua linea vocale alle diverse esigenze del linguaggio stilistico. Nel repertorio verista rinuncia a quella espressione tronfia e decadente con la quale erano abitualmente interpretati certi ruoli, perché modella il carattere del personaggio con la qualità del canto e con le doti di attore, mettendone in evidenza tutte le sfumature psicologiche.

Corradetti con la moglie Bice e la piccola Iris

Il trasferimento in America

Nel 1913 parte per l’America Latina e canta nei teatri di Montevideo e Rio de Janeiro; nel Teatro Colon di Buenos Aires interpreta con successo Le nozze di Figaro e il Don Giovanni di Mozart, quindi si trasferisce definitivamente a New York, dove continua a svolgere la sua professione di valido cantante lirico. Dopo essersi ritirato dalle scene, continua a esibirsi in concerti pubblici o radiofonici, riproponendo alcune delle sue più riuscite interpretazioni di opere di Mozart, Rossini e Verdi. Sempre a New York apre una scuola di canto, mostrando notevoli capacità di didatta; contemporaneamente svolge l’attività di critico musicale su importanti giornali americani, rivelando preparazione culturale, chiarezza di idee e ponderatezza di giudizio. Negli Stati Uniti si unisce in seconde nozze con Anna Lisarelli, dalla quale ha tre figlie: la maggiore Corradina diventa anche lei una cantante lirica; Adriana si afferma come stilista per diverse case di moda americane; la minore Fiora intraprende con successo fa carriera di direttore d’orchestra, dirigendo la sua ultima opera all’età di ottantuno anni; fonda una sua compagnia d’opera all’età di ventisette anni; insegna inoltre in diverse università americane. La musica e il canto, in particolare, lo seguirono fino alla soglia della morte, quando, convalescente di una polmonite, vuole provare al pianoforte il ruolo del conte di Luna dal Trovatore per un prossimo concerto, purtroppo alla fine della esecuzione è colto da un collasso e muore il 19 giugno 1939.

Iris Adami Corradetti un soprano prestigioso

Il soprano Iris Adami Corradetti

La più illustre discente di Ferruccio è Iris Adami Corradetti (Milano 1904 – Padova, 1998) che diventerà una grande cantante, affermandosi sulle scene dei maggiori teatri italiani per poi diventare una apprezzata insegnante di canto. Iris è stata un meraviglioso soprano lirico con uno stile vicino alla perfezione per la chiarezza del timbro e la notevole estensione vocale, per l’intelligenza e la impeccabile precisione interpretativa, per la sensibilità dell’orecchio nel cogliere ogni intonazione. Studia pianoforte e canto da autodidatta, seguendo gli insegnamenti dei genitori, quindi debutta nel 1926 al Teatro Dal Verme di Milano nell’opera Anima allegra di Franco Vittadini. Nel 1928 approda al Teatro alla Scala di Milano come protagonista dell’opera Sly di Ermanno Wolf-Ferrari e delle Nozze di Figaro di Mozart; quindi nel 1927 interpreta Il cavaliere della rosa.

Dopo la partenza di Toscanini dalla Scala, Iris Adami Corradetti s’impone in altri teatri, tra cui La Fenice di Venezia, il San Carlo di Napoli, il Teatro dell’Opera di Roma, il Carlo Alberto di Genova, il Petruzzelli di Bari, il Regio di Torino. Rientra alla Scala nel 1936 con Il matrimonio segreto di Cimarosa, il Lohengrln di Wagner, Il tabarro di Puccini e Il campiello di Wolf Ferrari (in prima esecuzione assoluta), tutte opere che testimoniano ampiamente la singolare versatilità di questa artista. Infatti, Adami Corradetti si afferma sulle scene italiane con un vasto repertorio di ottanta opere, tra le quali trentacinque in prima esecuzione assoluta. Interpreta circa cento ruoli di compositori dell’ultimo Settecento come Wolfgang Amadeus Mozart e Domenico Cimarosa per poi passare a Verdi, Puccini (in particolare Madama Butterfly e Turandot), Mascagni e Wagner, senza trascurare gli autori contemporanei Alberto Franchetti, Riccardo Zandonai (Francesca da Rimini), Ildebrando Pizzetti, Giuseppe Mulè, Ottorino Respighi, Giancarlo Menotti e Ermanno Wolf-Ferrari, del quale interpreta quasi tutte le opere. Negli anni Trenta partecipa alle registrazioni di alcune opere per la Radio italiana.

Il ritiro dalle scene

A soli 42 anni si ritira ufficialmente dalle scene il 28 gennaio 1946, durante uno dei celebri concerti della Martini & Rossi, per poi dare l’addio definitivo alla carriera in un concerto del 18 marzo 1957. Lasciata l’attività teatrale, il soprano si dedica all’insegnamento del canto nel Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia e tra i suoi allievi più celebri vanno ricordati i soprani Katia Ricciarelli, Rosanna Lippi, Mara Zampieri, Alessandra Mantovani Giambello e Norma Fantini; i mezzosoprani Lucia Valentini Terrani e Gloria Scalchi; i baritoni Antonio Salvadori, Franco Boscolo e Wladimiro Ganzarolli. Partecipa a giurie di molti concorsi, tiene conferenze e master-class, in Italia e all’estero. Dal 1985 a Padova, sua città di adozione, viene organizzato ogni anno un prestigioso concorso internazionale per giovani cantanti lirici, dedicato al suo nome. Tutti gli sforzi fatti dal sottoscritto e dal M° Andrea Carradori per farla venire a San Severino, in modo da poterle conferire la cittadinanza onoraria sono andati falliti per il disinteresse della varie Amministrazioni comunali. Di lei restano poche incisioni discografiche, tra cui Madama Butterfly: Un bel dì vedremo di Puccini, Lodoletta: Flammen perdonami di Mascagni, Francesca da Rimini: Paolo, datemi pace di Riccardo Zandonai, Ninna nanna partenopea di Franco Alfano, Les berceaux – Notre amour – Automne di Gabriel Fauré, Cinq melodies populaires grecques di Maurice Ravel, Asturiana – Nana – Jota (da Sette canzoni spagnole) di Manuel de Falla, Pastorale di Igor’ Fëdorovič Stravinskij.

Antologia della critica

Nel 1938 al Teatro alla Scala la Adami Corradetti ottiene una grande affermazione in Madama Butterfly diretta dal Maestro Victor De Sabata. Il critico P. Caputo commenta così l’avvenimento sulla rivista Musica e dischi: “Questa artista ha saputo acutamente individuare l’autentico stile pucciniano; ha avuto il merito di saperlo collocare storicamente e criticamente in una sorta di stile neoromantico, uno stile cioè che, pur non ignorando le conquiste espressive del canto verista, ne mitigava però gli eccessi riallacciandosi ai principi essenziali (il legato, i portamenti, la linearità del canto, ecc.) del melodramma romantico. Uno stile di canto personale, se si vuole, ma che ha permesso agli studiosi di individuare con maggiore facilità la personalità estetica di Puccini, erroneamente ritenuto da sempre un autore verista”.

Ancora nel 1938, per la sua interpretazione della Francesca di Rimini e della Traviata, il critico Sergio Setti scrive nella Gazzetta dell’Emilia: “Iris Adami Corradetti, figura ideale per il ruolo di Francesca, maestosa nell’incedere, dal gesto stilizzato e dalla maschera mobilissima, ci ha offerto una interpretazione efficacissima ed ha reso vivo e palpitante col virtuosismo del suo canto il personaggio; questa magnifica interprete ha rivelato una potenza di voce eccezionale e in alcuni punti una delicatezza di emissione tale da raggiungere i pianissimi più sospirati”. A proposito della sua interpretazione della Traviata, il critico Guglielmo Barblan scrive: “Un equilibrio fra intelletto e cuore di così intensa portata, lo si riscontra difficilmente fra le quinte del nostro teatro d’opera: se la si osserva attentamente questa cantante, non c’è il caso, una sola volta, che sfugga come sia costantemente vigile a ogni proprio accento, al minimo gesto. Ma nello stesso tempo ti accorgi che quando la vicenda si fa drammatica e l’episodio è velato dal manto del dolore, sul suo occhio spunta una lacrima e la sua voce ha il fremito che ti comunica come il cuore batta con maggiore violenza. Una simile maniera di cantare non si improvvisa, ma confessa tutto un processo di indagine artistica e tecnica, nel quale intelligenza, stile e gusto hanno gareggiato con attenta misura”.

Per l’insieme delle sue interpretazioni l’importante critico Bruno Barilli definisce Iris Adami Corradetti un soprano in possesso di “mezzi meravigliosi, d’intelligenza e di precisione impeccabili. La sensibilità e la squisitezza del suo orecchio sono proverbiali, e la sua intonazione immacolata. Essa può servire da diapason a tutti i colleghi. Con il timbro chiaro e senz’ombre della sua voce e con il suo dire largo e semplice ella tocca quasi la perfezione. Si vede che la gentile cantatrice non cessa di studiare e di amare la sua arte”.

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