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Alika e la casa in cui abitava con la sua famiglia a San Severino
Alika e la casa in cui abitava con la sua famiglia a San Severino

La morte di Alika, si procede con l’autopsia: l’omicida è a Montacuto

Verrà eseguita domani mattina (2 agosto) l’autopsia sul corpo di Alika, il 39enne ucciso venerdì scorso a Civitanova Marche. Alle 11 verrà dato il conferimento al medico legale indicato dalla Procura di Macerata, la dottoressa Ilaria De Vitis, e poi si procederà all’esame autoptico all’ospedale di Civitanova Alta, dove si trova la salma dell’uomo.

Il pm di Macerata Claudio Rastrelli, nei quesiti posti per l’accertamento, ha chiesto che venga indicata “l’epoca della morte, le cause e le eventuali concause e i mezzi che l’hanno determinata”. La famiglia del nigeriano deceduto ha nominato, attraverso il proprio avvocato, Francesco Mantella, un consulente di parte, il medico legale Stefano Tombesi che parteciperà all’autopsia. Solo dopo i riscontri e con il nullaosta per la liberazione della salma, i familiari della vittima, cattolico pentecostale, penseranno al funerale che con ogni probabilità sarà celebrato in Nigeria.

Intanto resta in carcere, con l’accusa di omicidio volontario e rapina, Filippo Claudio Giuseppe Ferlazzo, operaio di 32 anni, autore dell’aggressione in strada dopo che Ogorchukwu avrebbe chiesto insistentemente l’elemosina alla ragazza che era con lui. Il suo arresto è stato convalidato dal gip di Macerata, Claudio Bonifazi, nell’udienza tenutasi nel carcere anconetano di Montacuto.

Ferlazzo, assistito dall’avvocato Roberta Bizzarri, ha “collaborato, ha chiesto scusa e ha chiarito che non c’è stata alcuna motivazione di tipo razziale”. Lo ha riferito la legale di difesa al termine dell’udienza. Nel frattempo sono in corso approfondimenti sulla situazione sanitaria legata allo stato di salute mentale di Filippo Claudio Giuseppe Ferlazzo e al tempo stesso verrà valutata la posizione del suo amministratore di sostegno, ovvero la madre, e sul perché si trovasse a così tanta distanza dal giovane, sempre tenendo presente quali fossero gli effettivi compiti del suo ruolo. Parliamo infatti di un soggetto “violento e con elevata pericolosità sociale”, come ha scritto lo stesso giudice Claudio Bonifazi nell’ordinanza che ne dispone la custodia in carcere. Il gip fa riferimento a un “disturbo bipolare” per il 32enne che dovrà essere approfondito.

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