“Amici & bici” prosegue con una seconda puntata che dedichiamo al racconto di due settempedani, Giovanni Buttafuoco e Luca Mariani, i quali, appassionati dell’associazione “Bike Zone”, hanno affrontato con successo il Dreilander Tour in sella alle loro e-bike.
Il lockdown è stata un’esperienza unica e traumatica sotto molti aspetti ma, secondo il mio punto di vista, ha fatto comprendere la parola “libertà” e permesso il concretizzarsi di sogni che oramai giacevano sopiti nelle nostri menti.
Ad inizio maggio, dopo due mesi di forzata “reclusione” nelle nostre dimore, abbiamo ricominciato a uscire e a riprovare l’ebbrezza di cose che fino a due mesi prima erano normali e scontate: passeggiare per le vie del nostro paese, fare una partita a calcetto, giocare a tennis o scorrazzare per la montagna in mountain bike. Ecco, per l’appunto, è questo che mi mancava e, così, appena “libero”, sono immediatamente ripartito. Ho pedalato fino allo sfinimento per recuperare il tempo perduto e, mentre con il vento in faccia sfrecciavo per le nostre meravigliose colline, mi è tornato alla mente un sogno nascosto grazie a un colloquio con il mio futuro compagno di avventura: il Dreilander Tour.
Il riassunto è in questi numeri: 6.743 metri di dislivello percorrendo 198 chilometri, da fare in quattro giorni, attraversando tre nazioni, Italia, Svizzera e Austria.
Con Luca abbiamo subito incominciato a pianificare la realizzazione del sogno fino ad allora impossibile, decidendo di concederci una possibilità nel mese di luglio, condizionati da lavoro, famiglia e soprattutto previsioni meteo.
Alla fine tutto è andato per il meglio e l’avventura si è potuta realizzare: partiti da Livigno il 17 luglio, abbiamo iniziato la prima tappa dirigendoci verso la Svizzera, scavalcando il Passo di Cassana e scendendo nella meravigliosa Engadina dove nel pomeriggio siamo arrivati al primo traguardo situato a Scuol. Qui abbiamo trovato in albergo i nostri bagagli recapitati dall’organizzazione del Tour.
Il giorno successivo, sempre baciati dal sole, anche se con temperature sotto i 10 gradi, siamo ripartiti di buon’ora dirigendoci verso la Val d’Uina dove, attraversando scenari alpini idilliaci, siamo giunti a uno dei punti più caratteristici del Tour, cioè il sentiero scavato nella roccia in mezzo alla gola. Giunti in cima, siamo scesi – dopo aver attraversato il confine italiano – verso la Val Venosta e, dopo aver costeggiato il lago di Resia, abbiamo varcato il confine austriaco arrivando così alla fine della seconda tappa: Nauders.
Il terzo giorno ci ha riportato in territorio svizzero, sempre nella meravigliosa Engadina, in cui abbiamo iniziato la lunga scalata del passo di Costainas attraversando pascoli e boschi di un verde incredibile. Una lunga discesa ci ha portato verso la Val Mustair dove siamo giunti nell’omonimo paese che ospita un monastero antichissimo che è patrimonio dell’Unesco.
L’ultimo giorno ci ha riportato verso l’Italia. Dopo aver scalato l’Umbrail Pass, abbiamo passato la frontiera italiana nei pressi del Passo dello Stelvio e da qui abbiamo iniziato un fantastico sentiero attraversando diversi resti di baracche e fortificazioni della Prima Guerra mondiale a circa 2.800 metri di altezza, scavalcando la Bocchetta di Forcola. Dopo una breve sosta, accompagnati dai fischi di numerose marmotte, siamo scesi – tramite un ripido e pericoloso sentiero – verso i laghi di Cancano. Da qui, in poco tempo, abbiamo raggiunto Livigno, traguardo del nostro meraviglioso Tour.
Giunti in albergo, con ancora in mente i ricordi vivissimi dei meravigliosi scenari incontrati , con il mio compagno di viaggio Luca ci siamo concessi un brindisi, per festeggiare la meravigliosa avventura che avevamo affrontato. Fortunatamente i sogni non sempre restano tali.
Giovanni Buttafuoco