Era tutto pronto, o quasi. Ma bisogna aspettare. E l’attesa di un bell’evento pesa tanto. Eppure, un sentimento puro e forte regge il peso della situazione. Nell’era del Coronavirus anche i futuri sposi devono rimandare, ma si attrezzano. «Per noi – svela la 29enne Alessandra Antonini, originaria di Visso ma residente a San Severino con il suo futuro marito Francesco Strappaveccia di Castelraimondo, 33enne – spostare per una seconda volta la data delle nozze sarebbe davvero scomodo. Avevamo trovato l’accordo per il 12 settembre, poi slittato a sabato 3 ottobre. Ora, con il corso prematrimoniale bloccato – curato da un’equipe composta dal vicario cittadino don Aldo, da don Luca e da alcune famiglie come quella di Fernando Taborro -, qualche timore di un nuovo rinvio c’è… Avevamo scelto la chiesa della Madonna dei Lumi tornata agibile dopo i restauri post terremoto 2016, ci avrebbe sposato don Luca Ferro con un altro sacerdote, il pranzo era fissato da Anton, a Fontenoce, invece… L’attesa del matrimonio pesa di più se sommata alla situazione di costante emergenza. Lavoro come cucitrice in una ditta di Tolentino, non sono abituata a restare molto a casa ma, quando senti la fonica per il centro che ti dice che non devi uscire per evitare pericolosi contagi, la pelle si accappona. Sembra – confida Sandra – di essere tornati ai tempi del coprifuoco bellico narrati dai nonni. Sono preoccupata anche perché i miei, Alvaro e Patrizia, sono nelle Sae di Visso e non posso andare a trovarli. Il mio fidanzato Francesco, invece, ha una situazione più fluida. Lavora come agricoltore, poi torna da me. Il corso prematrimoniale è sospeso (forse verrà ultimato online, ndr) ma la convivenza, più rigorosa con il Covid-19, ci sta temprando. Ne usciremo rafforzati e… sposati. Anche perché dobbiamo dare il buon esempio a mia sorella Sara e al fratello di Francesco, Valerio, ancora single».
L.M.