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Una delle immagini di "Pagine di sangue"

Fama europea per “Pagine di sangue” di Giris nel 1916

Le Pagine di sangue di Giris nel 1916 conquistano fama europea. A cento anni distanza ricordiamo il grande disegnatore sanseverinate.

 di Alberto Pellegrino

Siamo alla fine del 1915, nel pieno della prima guerra mondiale, quando il marchigiano César Giris (1877-1941) disegna e pubblica le sue Pagine di sangue. Fin dai primi avvenimenti bellici, si comprende quale immane e sanguinosa tragedia sarà per l’immaginario collettivo la Grande Guerra. Infatti la storia non aveva mai registrato un così elevato numero di nazioni coinvolte in un conflitto, ma soprattutto non era mai verificato un numero enorme di caduti, mutilati e feriti  appartenenti per la maggior parte ai soldati di prima linea, una vera strage che causò l’annientamento di intere generazioni di giovani compresi fra i 20 e i 30 anni. Proprio in questo sta la linea di demarcazione con la seconda guerra mondiale, la quale si è caratterizzata per un altro genere di violenza e di ferocia che ha provocato il massacro di intere popolazioni civili, i bombardamenti aerei delle città, il dolore e la vergogna dei campi di detenzione, l’orrore dello sterminio razziale.

César Giris accantona le sue doti di raffinato umorista e affronta il tema della guerra secondo una chiave decisamente drammatica che lascia poco spazio alla satira, perché i suoi disegni hanno un’enorme e coinvolgente forza espressiva, un segno grafico e coloristico di sicura e dolente efficacia, tanto da conquistare in breve tempo una grande popolarità in molti Paesi europei. In Italia, i 17 quadri di Pagine di sangue vengono esposti a Roma nella Mostra di Palazzo Sciarpa e sono pubblicati dalla Libreria Editrice E. Mantegazza di Roma in un volume che ha un immediato successo di pubblico.

Le immagini, a causa del loro violento impatto sull’immaginario collettivo, diventano un avvenimento artistico e politico puntualmente registrato dalla stampa nazionale: “Questi quadri, che fanno una impressione indimenticabile, costituiscono la documentazione più efficace e la satira più atroce del tragico turbine che la Germania ha scatenato sul mondo…E’ l’album più espressivo e più potente della sanguinosa guerra europea. Il Giris ha disegnato scene e quadri vivi palpitanti impressionanti, con un’arte robusta quali violenta: sono pagine che non si dimenticano e che hanno avuto un grande successo di ammirazione” (Il Giornale d’Italia, 13 e 25 dicembre 1915). “Si tratta di un’opera d’arte la cui seria e profonda concezione costituirà la documentazione più efficace e più atroce dei terribili avvenimenti guerreschi che sconvolgono il mondo…L’Album di Giris fa meditare, fa fremere; sferza a sangue i responsabili di questa guerra immane…esso resterà presso tutti i popoli civili, monito per l’avvenire, ricordo e documento indimenticabili della grande tragedia che sta sconvolgendo il mondo” (La Tribuna di Roma, 12 dicembre 1915).

“La gloria marchigiana – Cesare Giri – il geniale e notissimo umorista a Parigi è diventato il caricaturista per eccellenza. Ma egli desiderava di farsi conoscere come artista vero anche con argomenti seri, ora, creando le “pagine di sangue”, presenta la morte della grande barbarie teutonica, il suo completo e assoluto disfacimento morale” (Il Corriere delle Marche, 3-4 dicembre 1915). “Tutte le tavole di Pagine di Sangue dalle “note antropometriche” dei due maggiori criminali all’ultima Giustizia! Suscitano intensa e violenta commozione, e l’angoscia che pervade l’anima chiede a gran voce, in nome dell’umanità e della giustizia, il supplizio finale per i due grandi e incoronati responsabili della tragica ora di sangue che tutta l’Europa vive” (L’Idea nazionale, 19 dicembre 1915). “Con scopo altamente patriottico e profondamente ostile all’odiato nemico, l’Album Pagine di Sangue dà esatta e coscienziosa visione delle infamie di coloro che hanno sconvolto il mondo con l’immane tragedia…Tale album, che tanto meritato successo ha avuto in Italia e all’estero, deve mantenere viva la sua parola di esecrazione e di castigo, perché nessuno oblio e nessuna pietà conduca mai al perdono” (Il Piccolo, Roma, 21-22 gennaio 1916).

Pagine di Sangue si può essere definita un’opera d’arte applicata alla propaganda di guerra, tanto da rappresentare una delle più significative testimonianze del forte impatto che hanno avuto i mass media (il disegno a stampa, il cinema, la fotografia, la cartellonistica pubblicitaria, la canzone) sulla prima guerra contemporanea, combattuta con mezzi tecnologici di distruzione di massa certamente estranei all’antiquata mentalità della casta dirigente militare.

Giris, nonostante sia un disegnatore umorista, realizza un’opera che si distacca da tutta la sua produzione artistica, perché in queste tavole non c’è alcun accenno caricaturale, tale da suscitare il sorriso, ma piuttosto un atto di accusa morale molto violento contro la “barbarie teutonica” che provoca vittime innocenti tra i vecchi, le donne e i bambini, contro l’oppressione dei popoli da parte del militarismo germanico e austriaco. Giris ha una visione manichea della guerra, in quanto identifica nella Germania e nell’Austria l’impero del Male, una “potenza delle tenebre”, riportando le parole pronunciate da Rudyard Kilping in un discorso del 22 giugno 1915: “Il mondo si suddivide oggi in due categorie di esseri: gli umani e i Tedeschi…Il tedesco ha ridotto la civiltà, a questa semplice alternativa: uccidere o essere ucciso”.

Fedele a questa concezione che vede nella Germania un mostro orgoglioso della sua forza superiore, animato unicamente dalla crudeltà e dal desiderio d’imporre la sua volontà  su tutti gli esseri umani, Giris  pone in apertura del volume le “note antropometriche” del “capo banda”  (l’imperatore Guglielmo) rappresentato con la bocca grondante di sangue: “Caso di pazzia furiosa e sanguinaria – Megalomania. – Si può giudicare del suo stato mentale dal suo Proclama imperiale all’armata dell’Est: Rammentate che voi siete il popolo privilegiato! Lo Spirito del Signore è disceso sul mio capo! Io sono l’istrumento dell’Altissimo, io sono la sua spada, il suo rappresentante. Maledizione e morte a chi resisterà alla mia volontà! Maledizione e morte a coloro che non credono alla mia missione! Che tutti periscano i nemici del popolo tedesco! Iddio esige la loro distruzione”. Segue il “sotto capo” Francesco Giuseppe Asburgo che stringe il Crocifisso tra le mani insanguinate: “Caso tipico di mania religiosa. Ubbidisce incoscientemente a tutto ciò che gli ordina il suo complice”.

Giris, in una tavola irta di baionette e di cannoni, con il cielo invaso da elmi chiodati, accusa “una nazione di pirati, governata dal più perfetto dei banditi” di voler preparare da oltre quarant’anni una guerra definitiva, “dopo la quale il mondo intero non avrebbe più avuto che a schierarsi docilmente sotto i suoi piedi”. Sopra un terreno cosparso di cadaveri e sorvolato da una nera nuvola di corvi, incombe il capolavoro della “kultur” germanica, cioè l’obice 420, uno strumento concepito dalla moderna tecnologia per attuare una distruzione in massa. Un altro esempio della kultur sono i cinque apostoli decorati con la “Croce di ferro” dall’imperatore Guglielmo in persona: l’assassino Bissing, il predatore Schucht, lo stupratore Scholz, l’incendiario Ostwald e l’infanticida Strautz.

Da questa Pagine di Sangue si alza un grido di dolore dalle città  bombardate (annota Giris che i dirigibili tedeschi con due  bombardamenti su Londra provocano 162 morti, fra cui 38 bambini e 50 donne, 58 civili e 9 militari); l’uccisione di civili fra le macerie di paesi in fiamme; il dramma delle popolazioni in fuga (scrive Giris in occasione dell’invasione del Belgio: “Vecchi, donne, fanciulli, infermi, pazzi, frati, monache, furono cacciati brutalmente per tutte le strade come greggi di pecore”); la figura dell’eroe in divisa da ufficiale e il volto di un maiale che uccide una donna con un colpo di revolver; l’affondamento del transatlantico inglese Lusitania, colpito da sottomarino tedesco,  mentre sul mare gli scheletri delle 1200 vittime civili afferrano il sanguinario imperatore Guglielmo. Le due tavole più terribili rappresentano la prima gli scheletri di alberi nella foresta delle Ardenne, dove sono appesi brandelli di corpi di soldati francesi; la seconda, una selva di baionette insanguinate sui una delle quali è infilzato il cadavere di un bambino. Vi sono infine due tavole profetiche: nella prima, l’imperatore Guglielmo, inseguito dalle fiamme, fugge dalla cattedrale di Reims, dove avrebbe voluto farsi incoronare “Imperatore del Mondo”; nella seconda tavola, l’imperatore Guglielmo, schiacciato sotto una montagna di cadaveri, si chiede: “E chi dunque ha voluto questo massacro senza nome? Chi ha meditato questo carnaio senza precedenti nella Storia?…Non basta dire Io non l’ho voluto! È proprio il Kaiser che l’ha voluto; è lui il Kronprinz che, nella sua frenesia di sterminio, ha incitato a colpire forte; sono tutti gli invasati del militarismo prussiano, che hanno voluto fare dell’Europa un immenso campo di dolore e di morte”. È palpabile nell’opera di Giris il presagio che alla fine questa guerra sarà solo un “mostruoso carnaio”, destinato ad annientare milioni di vite umane, a provocare in tutte le nazioni un lutto collettivo, che richiederà decine di anni per essere elaborato e consolato.

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