Prosegue la battaglia per il nostro ospedale, battaglia che dal reparto maternità si è estesa alla struttura nella sua interezza.
Facciamo il punto della situazione.
Partiamo proprio dal punto nascite, la cui chiusura ha fatto scattare un’azione del Comitato settempedano anche davanti al Tar Marche. Il ricorso, che risale a qualche mese fa, è stato respinto; ma i giudici, d’altra parte, hanno parlato di “questioni controverse”, che vi era necessità di approfondire. La natura stessa del procedimento, insomma, non consentiva nell’immediatezza un esame accurato della situazione. Proprio per questo motivo si sta pensando a un nuovo ricorso: il “clou” della causa, insomma, deve ancora arrivare.
Questo dal punto di vista giuridico.
L’aspetto politico della questione dà qualche lieve speranza in più. A partire dall’appoggio del sindaco Rosa Piermattei, che promette sostegno alla causa e ha partecipato fin da subito alle riunioni del Comitato. Recentemente, poi, il Presidente della Regione ha incontrato i membri del Comitato. Ceriscioli non dà speranze per il punto nascite, ma pare che l’ospedale non sarà ulteriormente indebolito: partirà la week surgery, saranno mantenuti all’attuale livello il reparto di oculistica e il punto di primo intervento. Anche i posti letto resteranno, a quanto pare, in numero sufficiente a garantire il mantenimento dello status di ospedale. Strutture minori, come quelle di Tolentino, Matelica e Recanati, a livello tecnico-giuridico sono state convertite in “ospedali di comunità”. Una sorta di casa di riposo, in cui le patologie più gravi non potranno essere curate. Non così a San Severino, ma i dubbi permangono: «Questo incontro ci ha lasciati un po’ perplessi – confessa Marco Massei –, speriamo che vengano quantomeno mantenuti gli attuali livelli di assistenza. Perdere altri pezzi significherebbe andare verso la chiusura dell’ospedale, sarebbe come smantellarlo di fatto. Ceriscioli ha ribadito che la priorità dell’Asur è l’ospedale unico, che ovviamente sarà costruito nella valle del Chienti. Secondo lui il punto nascite non si può assolutamente riavere».
C’è di buono che il Comitato è diventato parte attiva di una rete che si è venuta a formare sia a livello regionale, sia a livello nazionale. Sabato 9 luglio, a Chiaravalle, una decina di Consigli dell’entroterra marchigiano si riuniranno per studiare strategie comuni. Mentre, sul piano nazionale, la data che tutti stanno aspettando è quella del 22 luglio, quando i Comitati di tutta Italia trasferiranno la protesta a Roma con una manifestazione pubblica. Lo scopo? Far pressione per una maggiore sensibilizzazione sui molti ospedali che sono stati, o saranno, smantellati o ridotti. «Lavorare per far massa critica», come dice Massei. Che aggiunge: «Bisogna tenere altissima la guardia, perché i tagli sono sempre dietro l’angolo. E, onestamente, non vedo una politica sanitaria sistematica. Solo un “navigare a vista”, un tagliare via via i reparti con una certa dose di approssimazione. A livello regionale manca un disegno chiaro e unitario».
Alessandra Rossi