E’ simpatica, Teresa Paoloni, schiacciatrice di San Severino, classe 1993, della Delta Informatica Trentino Rosa al secondo anno in serie A2 con la maglia gialloblu. E la sua allegria è contagiosa. “Non sono sempre così”, riconosce la pallavolista ridendo, ma la sua è una vitalità che emerge spontaneamente e ti cattura, un modo di porsi che rivela molto più di ciò che emerge in superficie. Perché ci vuole carattere per guardare in faccia le delusioni e le sconfitte con il sorriso sulle labbra. “Domenica è andata così”, spiega Teresa, ricordando la partita di ritorno dei quarti di play off persa al tie-break contro il Club Italia: “Eravamo sotto 2-0, poi siamo riuscite a rimontare arrivando a un passo dalla vittoria, ma abbiamo fatto troppi errori in difesa, forse ci è mancata un po’ di esperienza. E’ stata comunque una partita spettacolare e penso che il pubblico si sia divertito, certo sarebbe stato bello arrivare in semifinale e confrontarsi con Monza, anche se sappiamo bene che loro sono più forti di noi e che arrivare in A1 sarebbe rimasto un sogno, ma almeno avremmo potuto giocarcela”.
“L’altro giorno, all’ultimo allenamento, ci guardavamo un po’ stupite, pensavamo di avere ancora delle partite da preparare – aggiunge Teresa – e invece ora è tempo di fare le valigie e tornare a casa, è un po’ strano visto che l’anno scorso abbiamo finito la stagione a giugno”.
Tuttavia, la Delta esce dai quarti a testa alta, avendo lottato fino in fondo in entrambe le partite, perdendo solo al tie-break sia a Milano che in casa.
“Durante il campionato siamo diventate più consapevoli dei nostri mezzi – continua la Paoloni – e, pur essendo una squadra giovane, meno esperta di altre, abbiamo lavorato bene conquistando la semifinale di Coppa Italia e un quarto posto che nessuno a inizio stagione avrebbe immaginato, dimostrando di poter competere ad alti livelli. Probabilmente avremmo meritato un finale diverso”.
Nel derby che ha concluso la regular season, il 12 aprile, la Delta ha ceduto 1-3 contro le campionesse bolzanine davanti agli oltre settecento spettatori presenti nell’impianto di via Malpensada ad applaudire le due grandi protagoniste del volley femminile regionale. Durante la partita, Teresa Paoloni ha giocato bene distinguendosi in difesa e mettendo a segno cinque punti.
«Quel giorno contro il Neruda – dice – ci siamo divertite e sono stata contenta di giocare, mi alleno tutta la settimana per questo. So che la A2 non è la mia categoria, però, dopo la promozione dell’anno scorso, tutte ci siamo meritate l’opportunità di fare questa esperienza e così sono rimasta. Non è stato semplice conciliare pallavolo e studio, ma ci tenevo a portare avanti entrambi gli impegni. A dire il vero, anche se ho sempre frequentato le lezioni, non sono riuscita a studiare come avrei voluto, ora mi concentrerò sugli esami che mi mancano”.
Dopo il liceo classico, la Paoloni ha scelto Ingegneria Ambientale e territorio a Mesiano: “Sapevo che qui l’università è molto buona e avendo la possibilità di continuare a giocare a pallavolo ho preso al palla al balzo senza pensarci troppo. Non so ancora cosa farò da grande, mi interessa tutto quello che riguarda la salvaguardia dell’ambiente, dallo smaltimento dei rifiuti all’inquinamento atmosferico. In questi giorni sto seguendo lezioni sulle previsioni meteorologiche, poi quando vado a casa ne parlo con le mie compagne e mi metto a fare il meteo”, afferma ridendo la schiacciatrice.
Di certo le compagne di appartamento e di squadra – Sonia Candi, Elisa Morolli e Ariana Pirv – apprezzeranno il buon umore di Teresa. “Beh, non lo so, però sì, sono una casinara, il giullare della squadra. Con loro mi trovo bene, andiamo d’accordo, vivendo fuori casa ti abitui a essere autonomo ma se ho qualche problema chiamo loro, ormai le considero come la mia famiglia. L’estate scorsa io e Sonia siamo andate in vacanza insieme, a Londra, e ora che parte mi mancherà”.
Un’attitudine – quella di affrontare le cose con ottimismo – che sicuramente aiuta la giocatrice a vivere in modo positivo le difficoltà. “Non è facile stare in panchina, ci sono momenti duri in cui fai più fatica perché durante la settimana lavori e ti impegni ma poi ti manca la partita. Però la pallavolo non la vivo come un lavoro: è un divertimento, cerco sempre di cogliere il meglio e penso che anche una stagione come questa sia servita alla mia crescita personale”.
Per la numero 7 gialloblu sono stati due anni di maturazione progressiva, come lei stessa conferma. “Mi sento parte della squadra e allenandomi tutto l’anno con compagne più forti sono migliorata, anche se giocando poco non ho avuto il riscontro effettivo sul campo. Sapevo che quest’anno sarebbe stato un anno di sacrificio, ma mi sono messa a disposizione del gruppo, con Gazzotti mi sono trovata bene, mi ha trasmesso la mentalità di un professionista: la vita di un atleta è scandita da orari e impegni precisi, ti insegna la puntualità, la disciplina, il sacrificio, la cura nell’alimentazione. Certo avere una buona prestazione non è qualcosa che puoi ottenere a comando, ma dal punto di vista tecnico abbiamo lavorato su tante situazioni di gioco e preparare le partite non solo allenandosi ma guardando i video e studiando le informazioni che lo staff tecnico ci forniva mi ha permesso di avere un approccio migliore”.
Il ricordo più bello per Teresa coincide con l’esordio, in trasferta, contro Soverato Volley: “E’ stato un insieme di novità ed emozioni: era la prima volta che prendevo l’aereo, poi ho giocato e abbiamo vinto al tie-break. Siamo rientrate a Trento il giorno dopo verso l’una, il pomeriggio ero già a lezione all’università e i compagni mi hanno fatto i complimenti”.
Alla domanda scomoda – cosa ti aspettavi da questa stagione? -, risponde subito senza tentennamenti: “Avere aspettative è normale, è uno stimolo in più per dare il meglio e serve ad alimentare la motivazione: questo è stato un anno impegnativo e non so ancora cosa farò l’anno prossimo, ma quello che è certo è che la priorità resta lo studio e voglio laurearmi il prima possibile. Riesco ad avere uno stipendio grazie al mio sport preferito e al tempo stesso a studiare e mi ritengo molto fortunata rispetto alle mie amiche che fanno le cameriere, ma punto sull’università, la pallavolo non è il mio futuro”, spiega la Paoloni ringraziando i suoi genitori per averle fatto capire il valore dell’istruzione.
“Mia mamma Laura mi ha sempre detto di impegnarmi nello studio. Anche le mie sorelle, Marianna che ha 26 anni e Francesca di 14, hanno scelto il classico, le materie umanistiche danno una formazione completa e io ho imparato ad avere un buon metodo di studio. Mio padre Paolo è il mio primo tifoso, giocava a calcio ed è sempre stato competitivo, penso di aver preso il meglio da entrambi. Sono molto legata alla mia famiglia e finalmente per il 1° maggio vado a casa, poi ritornerò a Trento, sto preparando Scienze delle costruzioni per la sessione estiva, un esame bello tosto”.
Teresa gioca a pallavolo fin dalla prima elementare e da bambina ha provato molti sport, ma il volley l’ha conquistata quasi subito. “Ero molto vivace, ho fatto nuoto, tennis, pattinaggio, poi volevo diventare una ballerina ma la pallavolo era meglio, mi divertivo molto insieme alle mie amiche e mi ha sempre dato molte emozioni. Crescendo mi ha insegnato a organizzarmi, a fare sacrifici e lavorare sodo per raggiungere un obiettivo, ora mi sta dando la possibilità di vivere in un’altra città e di essere indipendente. Sembra strano, ma non mi piace più di tanto guardare le partite. Comunque preferisco la pallavolo maschile e tifo Lube: il tecnico Alberto Giuliani è nato a San Severino Marche, la mia città, e Paparoni, il secondo libero, è il fratello di una mia cara amica”.
Per quanto riguarda la scelta del ruolo, non ci sono stati particolari dubbi: “Non ho mai avuto mani buone per palleggiare e vorrei migliorare, per fare il centrale bisogna essere più alti, il libero non mi dispiace ma preferisco attaccare”.
E dunque, scoperta dall’allenatore marchigiano Maurizio Moretti, all’epoca tecnico della Nazionale italiana pre-juniores, nel 2012 Teresa Paoloni approda a Cognola per giocare nell’Argentario B-Com dove trova Katerina Pucnik, futura compagna anche nella Delta.
“Ricordo bene le parole di Moretti: mi disse che mi avrebbe fatto giocare a pallavolo, io avevo appena fatto la maturità e sapendo di poter frequentare la facoltà che avevo scelto ho detto sì e sono venuta subito a Trento: cosa si poteva volere di più?”, afferma ridendo Paoloni.
Dalle Marche al Trentino, dal mare alla montagna: “Sì, il mare mi manca, ma qui ci sono laghi molto belli, Caldonazzo, Tenna, il Garda, e poi mi piace anche la montagna e fare passeggiate”.
Dopo aver iniziato giovanissima nel vivaio del San Severino Volley, e aver disputato un anno con Pallavolo Recanati in serie C nel 2008 conquistando la promozione in B2, nel 2010/11 Paoloni indossa la maglia del Casette d’Ete giocando in B1, ma l’anno seguente ritorna a casa.
“Quella stagione è stata bellissima, ma l’anno della maturità ho preferito tornare al San Severino, in serie C. Poi sono arrivata qui per disputare il campionato di B2 con l’Argentario B-Com. E’ stato un anno particolare, a 19 anni ero la più vecchia in squadra ed ero il capitano, purtroppo siamo retrocesse”.
Nel 2013 la Trentino Rosa punta su di lei e su altre giovani per costruire un gruppo che poi ha ripagato ampiamente la fiducia data vincendo Coppa Italia e campionato in B1 e ottenendo la promozione in A2.
“La Società ha investito parecchio anche quest’anno permettendoci di fare un salto di categoria non indifferente: nessuno sapeva se eravamo pronte per affrontare la A2, ma sapevamo che volevamo fare una bella stagione e ci siamo riuscite”.
La Delta Informatica, che era partita per salvarsi, ha concluso meritatamente al quarto posto con 46 punti, frutto di 16 vittorie e 8 sconfitte, oltre ad arrivare fino in semifinale di Coppa Italia, facendo soffrire il Neruda nelle due partite, una stagione da incorniciare per quella che si è rivelata essere grande protagonista del campionato al primo anno in assoluto in serie A2.
Intervista tratta dal quotidiano online La Voce del Trentino .it