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Home | Cultura | Per non dimenticare “I martiri bambini” di Beslan
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Emanuele Tacconi
Emanuele Tacconi

Per non dimenticare “I martiri bambini” di Beslan

Pubblicato da Mauro Grespini in Cultura 2,111 Visite

Esce in questi giorni I martiri bambini, libro fotografico dell’inviato Onu Emanuele Tacconi. Una testimonianza importante, che racconta l’infanzia nelle zone del mondo afflitte dalla guerra. I martiri bambini va a inserirsi nella collana “I testimoni” curata da Maurizio Verdenelli, giornalista e scrittore. E lo stesso Verdenelli è stato colui che ha introdotto il lavoro di Emanuele Tacconi alla presentazione del libro, tenutasi a San Severino nel caffè letterario Seven Hills in Piazza del Popolo.

Il sottotitolo de I martiri bambini recita “Da Beslan ai campi profughi siriani in Turchia”. Sono ormai passati dieci anni dalla strage della scuola di Beslan, nella repubblica indipendente dell’Ossezia del Nord; una strage in cui molti hanno perso la vita per mano dei separatisti ceceni e dei fondamentalisti islamici. Oggi la scuola di Beslan è diventata un memoriale, in cui centinaia di persone si recano ogni giorno a onorare il ricordo dei caduti. Emanuele Tacconi ci è capitato per caso, durante uno scalo aereo durato più del previsto a causa di un ritardo.

“In quelle zone”, racconta l’inviato Onu, “non esiste il turismo dell’orrore: vanno tutti a rendere omaggio e lo fanno nel più rispettoso dei modi. Ciò che colpisce è il silenzio assoluto. Le persone lasciano fiori, giocattoli, fotografie… Anche acqua e succhi di frutta, per dissetare le anime dei bambini: sono stati tenuti in ostaggio per tre giorni, senza cibo né acqua, prima di essere uccisi”. E’ intervenuto anche Behrose Qadiry, afghano, in asilo politico qui in Italia, confermando che quella di Beslan non è solo una storia di dieci anni fa: la situazione politica in Medio Oriente è persino peggiorata e i giornali non bastano a raccontarlo. Servono testimonianze come quella di Tacconi per far capire davvero cosa succede in quei luoghi.

“Vi siete mai chiesti perché veniamo in Italia?”, ha domandato Qadiry, che qui a Macerata frequenta l’università e ha fondato un’associazione che aiuta i rifugiati politici. “Non veniamo per fame: veniamo per vivere. Siete fortunati ad abitare in un Paese così pacifico, così tranquillo. Anch’io mi sento fortunato a vivere qui. Non dimenticherò mai quanto sia stato prezioso l’asilo politico, per me: non ha prezzo, ha fatto la differenza tra la vita e la morte. Iniziative come quella di oggi servono a cambiare le cose. Continuate a scrivere quello che vedete”. L’incontro, che era iniziato con un montaggio di immagini ambientate ad Auschwitz, si è concluso con la proiezione di alcune foto di Emanuele Tacconi, tutte dedicate ai bambini di un campo profughi al confine con la Siria. “Dai recinti dei lager”, ha commentato Maurizio Verdenelli a mo’ di conclusione “a quelli delle tendopoli. Ma l’ultima immagine mostra un ragazzo mentre imita il gesto della vittoria, tenendo una matita in mano: segno che, contro la violenza, l’arma più efficace è sempre la cultura”.

Alessandra Rossi

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libri 2014-11-17
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