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Antonio Audino
Antonio Audino

Intervista ad Audino: “Il teatro? Luogo d’incontro unico”

Antonio Audino, critico teatrale de “Il Sole 24ore” e giornalista radiofonico per Radiorai, è stato l’ospite di domenica scorsa al Cinema Italia per la rassegna “Incontri con l’autore”. Il tema era il teatro di Eduardo De Filippo; L’arte della commedia, infatti, pièce del grande commediografo napoletano, chiuderà la stagione teatrale settempedana domenica prossima. Il giornalista ha mostrato spezzoni di commedie, commentando insieme ai presenti la grandezza di alcuni momenti, di alcune battute e soprattutto dei messaggi rivoluzionari dei testi.

Perché è qui oggi?

Quando Francesco (il direttore artistico de I teatri di San Severino ndr) mi ha detto di voler inserire nel cartellone della stagione di prosa una commedia di Eduardo De Filipppo, sono stato io a proporgli un incontro di questo tipo. Mi sembrava importante dare la possibilità ai cittadini di entrare, per così dire, nell’opera e nella vita del grande autore napoletano, per poter godere a pieno della sua arte.

Cosa rappresenta Eduardo de Filippo per il teatro italiano?

Rappresenta un grande classico, un uomo che ha capito in modo straordinario i problemi del nostro paese nel secondo dopoguerra. Nelle sue opere è riuscito a compiere un’analisi della società italiana di una profondità e di una finezza uniche.

Ci può fare degli esempi?

Mi riferisco, ad esempio, a Napoli Milionaria, scritta nel 1945, in cui al tema della guerra che ha appena devastato le città, le famiglie e le coscienze si unisce quello della speranza di poter ripartire, di uscire dal dramma morale partendo dalla comprensione reciproca. Un altro testo straordinario è Filumena Marturano, rivoluzionario nel suo contenuto e nel suo messaggio: Eduardo affida il compito di delineare un nuovo concetto di morale della famiglia ad una donna, forte nella sua sofferenza, che da giovane era stata costretta a prostituirsi. Fu, inaspettatamente, un trionfo la sera stessa che debuttò.

Come cambia in seguito la sua produzione?

Nelle opere degli anni successivi, purtroppo, alla speranza subentrano delusione e amarezza perché l’Italia non si è ricostruita, moralmente, su valori e principi ben saldi. Filumena Marturano è stata sconfitta. Le voci di dentro e L’arte della commedia, che sarà rappresentata qui domenica prossima, testimoniano il sentimento di disillusione del secondo De Filippo. L’arte della commedia, ad esempio, parla dello scontro tra istituzioni politiche e cultura e soprattutto del disinteresse delle prime verso la seconda. Niente di più attuale.

Ultima domanda: secondo lei, che valore può avere il teatro in un piccolo paese e geograficamente periferico come il nostro?

Il teatro, in generale, rappresenta la possibilità di incontrarsi, di stare insieme, di scambiarsi parole, idee e opinioni. Non è un caso che negli ultimi anni, quando la crisi si stava affacciando alle porte del paese, le vendite di biglietti teatrali sono aumentate. La gente ha bisogno di incontrare altra gente, in modo autentico e qualitativamente alto, senza la mediazione del cinema, della TV o del computer. Per quanto riguarda San Severino, io sono orgoglioso di essere stato uno dei primi e più accaniti sostenitori del progetto di Francesco Rapaccioni su I teatri di San Severino. C’è un estremo bisogno di idee e di novità di questo tipo: la freschezza e la vivacità culturale di questa città fanno ben sperare.

Michela Ciciliani

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