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La strada - il Matto e Gelsomina
La strada - il Matto e Gelsomina

Papa Francesco, il pontefice che amava il cinema: “La strada di Fellini mi è rimasta nel cuore”

«Io da ragazzo ho visto tanti film di Fellini, ma La strada mi è rimasta nel cuore. Quel film incomincia con le lacrime e finisce con le lacrime. Incomincia a riva del mare e finisce a riva del mare. E soprattutto mi è rimasta nel cuore la scena del Pazzo con la pietrina che dà il senso della vita a quella ragazza», così ha dichiarato Papa Francesco, nel 2024, in occasione dei settant’anni del film di Federico Fellini, per un evento organizzato dal “Fellini Museum” di Rimini e dall’Università di Bologna.

Il Papa amava molto il cinema e ne ha sempre riconosciuto l’importante valore, dichiarandolo in diverse occasioni. Nella storia del cinema, la filmografia riguardante la religione e Dio, la spiritualità, i complessi rapporti tra individuo e fede, conta diversi esempi: abbiamo autori come Andrej Tarkovskij, Terrence Malick e Martin Scorsese (L’ultima tentazione di Cristo e Silence), ma, pur non essendo “religioso” in senso stretto, La strada ha colpito particolarmente il pontefice. Lo ha colpito perché il film di Fellini è una storia intrisa di sofferenza, di abusi e di povertà: un dramma dove l’unica, piccola, punta di speranza risiede nell’amore e nel capire che nella vita tutto ha un senso. Protagonista del dialogo citato da Francesco è il personaggio del “Matto” (Richard Basehart): un funambolo che tenta di consolare Gelsomina (Giulietta Masina), vittima della prepotenza e delle violenze di Zampanò (Anthony Quinn). L’uomo vuole far capire alla disgraziata ragazza che tutto ciò che accade nella vita ha un senso, ogni cosa, anche il più insignificante sassolino ha un suo senso, anche se il suo significato non è facilmente afferrabile dalla mente umana: «Non lo so a cosa serve questo sasso, ma a qualcosa deve servire, perché se questo è inutile, allora è inutile tutto: anche le stelle. Almeno credo, e anche tu servi a qualcosa, con la tua testa di carciofo…», così dice il Matto.

La strada – Zampanò e Gelsomina

Come scritto da Gianni Rondolino, La strada è il film che segna l’inizio di una “trilogia” di Fellini (insieme a Il bidone e Le notti di Cabiria) dove «[…] l’autobiografismo cede il posto a una considerazione amara e al tempo stesso fiduciosa del fallimento dell’esistenza e del suo riscatto sul piano d’una umanità autentica, d’una specie di misticismo laico». Ed infatti l’umanità e degli embrioni di “misticismo laico” sono evidenti nell’opera. Il discorso del Matto ed i personaggi principali creano un’opera tragica, contemplativa e ricca di umanità: la gentilezza di Gelsomina si contrappone alla brutalità di Zampanò e l’uomo comprende la ricchezza di quella ragazza solo quando la perde definitivamente. Tutti questi aspetti legati all’amore, al senso della vita, al bene che può nascere nei luoghi e nei momenti più impensabili, uniti alla descrizione del mondo dei poveri e degli ultimi (dove evidenti sono i rimandi al Neorealismo), hanno contribuito a dare all’opera tutti quegli elementi che Papa Francesco non poteva non apprezzare, in quanto pienamente aderenti alla sua visione di fede e di vita.

Silvio Gobbi

Riferimenti:

«Vatican News», Francesco: La strada di Fellini mi è rimasto nel cuore, https://www.youtube.com/watch?v=pS4_kt55B8o

Gianni Rondolino, Storia del cinema, vol. II, Torino, UTET, 2006, p. 140.