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Pier Leone Ghezzi. Tavole Eustachiane. Biblioteca Comunale San Severino Marche
Pier Leone Ghezzi. Tavole Eustachiane. Biblioteca Comunale San Severino Marche

C’era una volta San Severino: Pier Leone Ghezzi e Bartolomeo Eustachio

di Alberto Pellegrino

Nel frontespizio delle Tavole anatomiche eustachiane, edite nel 1714, c’è una incisione che mostra Bartolomeo Eustachio circondato dai suoi discepoli e intento a dissezionare un cadavere. Nel prendere in esame le splendide tavole del grande anatomista, è stato finora preso in scarsa considerazione questo disegno che porta la firma di Pier Leone Ghezzi, il più famoso pittore del primo Settecento romano. Evidentemente l’archiatra pontificio Giovanni Maria Lancisi, che aveva ritrovato le preziose incisioni eustachiane, ha voluto coinvolgere un artista all’altezza dell’illustre medico sanseverinate.

1. Pier Leone Ghezzi. Autoritratto. Galleria degli Uffizi. Firenze

Pier Leone Ghezzi (1674–1755) ha fatto parte di un’illustre famiglia di pittori originari di Comunanza: il nonno Sebastiano (1580–1645) ha operato nelle Marche e nel 1604 ha realizzato un bellissimo affresco nella chiesa parrocchiale della frazione di Isola; il padre Giuseppe (1634–1721) è stato uno degli artisti di maggior rilievo durante la stagione del Barocco romano. Pier Leone è nato invece a Roma, dove ha sempre abitato pur rimanendo sentimentalmente legato alle Marche. Artista poliedrico, è stato autore di opere sacre e di ritratti, musicista, scenografo, caricaturista, un protagonista mondano della cosmopolita Roma del post-barocco. Un suo contemporaneo così lo descrive: “Canta, e suona diversi strumenti, e si è in gioventù divertito col ballo, colla cavallerizza, e colla scherma. Discorre modestamente, non gli mancano erudizioni, ed è eccellente conoscitore delle maniere pittoresche antiche, e moderne. Non è perciò da meravigliarsi, se tratti famigliarmente con molti personaggi, e se da questi sia tenuto in gran conto”.

La satira e la caricatura

Nel Rinascimento, con la riscoperta delle commedie di Aristofane e di Plauto, del romanzo Satiricon di Petronio, si scrivono grandi poemi satirici come Il Morgante di Luigi Pulci e l’Orlando furioso di Ludovico Ariosto; nasce il teatro moderno con le commedie di Niccolò Machiavelli, Pietro Aretino, Ruzzante e lo stesso Ariosto, con la grande invenzione della Commedia dell’Arte.
In questa straordinaria stagione artistica hanno origine in Italia anche la satira disegnata e la caricatura, che si svilupperanno nel Seicento per poi diffondersi in Europa nel corso del Settecento e dell’Ottocento, partendo dall’Inghilterra dove la rivoluzione industriale ha introdotto delle innovazioni tecnologiche che hanno permesso la riproducibilità delle opere per mezzo di giornali, riviste e manifesti.

Da questo momento la satira e la caricatura diventano una componente importante della cultura occidentale, in quanto svolgono una funzione sociale e politica, evidenziando l’immoralità pubblica e privata, denunciando gli abusi del potere. In particolare la caricatura sconvolge la ritrattistica ufficiale, che ha come fine l’esaltazione della bellezza, del decoro e della onorabilità, proprio perché usa la manipolazione dei tratti fisiognomici per deformare i corpi e i volti dei personaggi ritratti.

Agli inizi del Cinquecento Leonardo da Vinci, che lavora a Milano alla realizzazione del celebre Cenacolo, riempie i suoi taccuini di volti caricaturali. Nel Seicento un altro genio come Gian Battista Bernini, si diverte a disegnare le caricature di personaggi del mondo romano (cortigiani, prelati, militari). Sempre nel Seicento i pittori bolognesi Annibale e Agostino Caracci fanno centinaia di caricature, nelle quali raffigurano artigiani, bottegai, servitori, mendicanti, uno spaccato di vita di notevole contenuto sociale, che porta in superfice il mondo sommerso della povertà, della fame e della emarginazione.

Ghezzi autore satirico

Nel primo Settecento Pier Leone Ghezzi si afferma come il più raffinato e incisivo caricaturista per la sua capacità di mettere in risalto la postura, il profilo, i dettagli anatomici di soggetti (quasi sempre ritratti a figura intera) di varia estrazione sociale: sono prelati, funzionari, ambasciatori, artigiani, commercianti e popolani spesso collocati nel loro contesto sociale o professionale. Questi ritratti sono sempre accompagnati da didascalie esplicative, che risultano utili per studiare usi e costumi della società romana.

L’incisione fatta per il frontespizio delle Tavole eustachiane, oltre a mostrare una sottile vena ironica, introduce delle innovazioni nel rapporto tra pittura e anatomia. Se si esamina il celebre quadro La lezione di anatomia di Nicola Tulp di Rembrandt (1632), si vede il maestro ripreso in un atteggiamento solenne e circondato dall’attenzione riverente dei suoi allievi.

2. Rembrandt. La lezione di anatomia del dottor Tulp (1632). Mauritshuis L’Aia

Nella incisione di Pier Leone Ghezzi, al centro della scena è collocato Bartolomeo Eustachio che inizia a sezionare un cadavere, ma che richiama l’attenzione di un solo discepolo, mentre alcuni cani ai piedi del tavolo anatomico aspettano che siano gettate loro le frattaglie umane. Sugli scanni circostanti i discepoli assumono un atteggiamento cinetico (cioè sono tutti in movimento), come se siano impegnati a discutere tra loro e come se siano agitati dal vento del sapere. Sulla destra, assume rilievo uno scheletro umano che non è un semplice arredamento scenografico, ma una figura funzionale all’insieme, perché il suo braccio alzato verso l’alto non solo ricorda la caducità del corpo umano, ma mostra l’importanza che ha la scienza medica, come mette in evidenza la frase incisa sulla base: Laceros iuvat ire per artus (“E’ utile penetrare attraverso le membra lacerate”).

3. Pier Leone Ghezzi. Tavole Eustachiane. Biblioteca Comunale San Severino Marche

Per sottolineare l’influenza esercitata in Europa dal Ghezzi, è utile mettere a confronto la sua incisione con la tavola di William Hogarth (1697-1764), intitolata La ricompensa della crudeltà e appartenente alla serie satirica Le quattro fasi della crudeltà (1751). In questa acquaforte appaiono evidenti le “citazioni” tratte dall’opera dell’artista romano: la scena è collocata all’interno di un caricaturale teatro scientifico, dove ai lati compaiono due scheletri in posa retorica; il maestro di anatomia è rappresentato al centro su una specie di trono, dal quale con una bacchetta indica agli assistenti come devono eseguire l’autopsia; l’emiciclo appare come una galleria gremita di spettatori dai volti caricaturali; sulla sinistra alcune ossa sono messe a bollire in un caldaio; sulla destra un inserviente è intento a collocare gli intestini in un mastello, mentre ai piedi del tavolo anatomico un cane sta già “banchettando” con parti anatomiche del cadavere.

4. William Hogarth. La ricompensa della crudeltà 1751. Da J. Trusler, EF Roberts e James Hannay, eds., The Complete Works of William Hogarth in a series

Rispetto al Ghezzi, la scena appare non solo macabra, ma grottesca e irriverente nei confronti dei medici e della medicina, ma questi aspetti non devono meravigliare, perché Hogarth è stato il più grande disegnatore satirico inglese, che ha anticipato la nascita della satira contemporanea per la sua capacità d’indagare la realtà con uno straordinario senso d’ironia, per aver concepito i suoi disegni satirici e moraleggianti come rappresentazioni teatrali, dove i personaggi sono attori che agiscono sopra un palcoscenico.